Omelia (26-02-2012)
don Giovanni Berti
Anche noi nel deserto con Gesù

Clicca qui per la vignetta della settimana

Questa è una di quelle occasioni nelle quali andare a leggersi il testo completo del Vangelo aiuta a capire meglio il senso del messaggio.
Andando al versetto 12 del primo capitolo del Vangelo di Marco troviamo così: "Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto...".
Subito dopo cosa?
E' chiaro che l'evangelista, nello stendere il suo racconto, lega questa esperienza del deserto con quella che immediatamente la precede, cioè il battesimo di Gesù nel fiume Giordano. L'espressione "In quel tempo..." è messa qui nel brano da coloro che hanno redatto il libro delle letture per la messa, ma non è questo il vero inizio scritto da Marco.
Facciamo allora un doveroso passo indietro nel racconto, e vediamo Gesù che inizia la sua missione con un evento rivelatore della sua identità e della sua vocazione. Subito dopo che Gesù è uscito dall'acqua del Giordano, Dio si rivela nella sua pienezza con lo Spirito che scende e la voce del Padre che conferma questo Figlio: "Tu sei il Figlio mio, il prediletto, in te ho posto il mio amore".
E' questo quello che Gesù sente con i suoi orecchi umani; con questa forza inizia il suo cammino che lo porterà apparentemente alla rovina sulla croce, ma che nella Resurrezione avrà l'ultima parola. Gesù è l'Amato; Gesù ha depositato dentro, in tutto quel che è, in quel che dirà e farà, l'amore di Dio. Dio ama attraverso l'umanità di Gesù, e l'umanità di Gesù parla di Dio!
E' così che Gesù intende la sua missione, e noi possiamo leggerla in ogni singola pagina del Vangelo che ci parla di Lui.

"E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto..."
La vocazione è legata alla tentazione, la missione è messa alla prova dalla vita. Gesù conosce subito il prezzo di quello che sta per fare. E la cosa da sottolineare è che è proprio lo stesso Dio che porta Gesù in mezzo alle prove. Detto in altri termini, l'esperienza di fede è anche esperienza di prova, di dubbio, di paura, di vacillamento... Proprio perché si sta in alto, si avvertono le vertigini della vocazione ricevuta.
Gesù esce vittorioso da questa prova, che caratterizzerà tutta la sua esperienza. Infatti questi 40 giorni nel deserto sono la sintesi di tutta la sua vita, fatta di grandi gesti e grandi parole, e fatta anche di prove, tradimenti, fame, sete e dolore fisico.

In questa storia di Gesù possiamo benissimo vedere anche la nostra. Anche noi abbiamo grandi obiettivi nella vita, grandi progetti nel campo delle relazioni e del lavoro. Dio stesso ha in mente per noi grandi obiettivi, e ci ama come ama il Figlio in terra.
Ma anche per noi c'è il deserto, dove siamo tentati di lasciar perdere e di cedere alle paure più profonde e paralizzanti.
Un amico in questi giorni mi ha scritto che la sua prova più grande è la "...tremenda paura interiore di essere debole e non amato..."
Gli ho scritto che questa paura è anche la mia e penso di ogni essere umano. Siamo tentati continuamente di pensare che non saremo mai più forti delle nostre debolezze e che non siamo amati realmente dal prossimo e da Dio (che avvertiamo tanto distante in certi momenti... quelli più difficili).
Gesù nel deserto è subito tentato di pensare che quel che ha sentito durante il battesimo nel Giordano ("Tu sei il Figlio mio, il prediletto, in te ho posto il mio amore") non è vero. E ritroverà questa tentazione ogniqualvolta vedrà fermarsi la sua azione e predicazione. Anche sulla croce questa paura tentatrice lo assalirà.
E' così anche per noi.
Ma anche noi possiamo mettere le belve feroci delle nostre paure ai nostri piedi (come è descritto nel Vangelo) e sentire la confortante assistenza interiore di Dio (gli angeli che servono Gesù).
I 40 giorni della quaresima sono quindi preziosi per imparare ad accettare la tentazione come inevitabile della nostra esperienza, e anche per sperimentare almeno un po' di quel conforto interiore che lo Spirito è capace di accendere nel nostro cuore.


Clicca qui per lasciare un commento.