Omelia (04-01-2004) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Una volta festeggiato il Natale.... Una volta festeggiato il Natale, contemplata la Santa Famiglia e reso omaggio a Gesù Bambino quale Dio che assume spontaneamente l'infanzia, adesso siamo invitati a riflettere in senso pieno sul significato della nascita di Cristo nella storia. Già nella prima Lettura si distingue l'intenzionalità della Sapienza divina di insediarsi presso gli uomini allo scopo di "dimorare" in mezzo a loro: "Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele." Poiché la Sapienza nello stesso libro del Siracide e nell'omonimo testo biblico viene a qualificarsi come "Colei che era presente quando (Dio) creava il mondo" si deve a ragion di logica concludere che essa si debba identificare con lo stesso Signore, innanzitutto nel suo modo di essere, quindi nel suo rapportarsi alla realtà cosmica come agente di creazione e di ordine universale. E siccome nel Nuovo Testamento Cristo viene definito come la Sapienza di Dio, non è affatto fuori luogo che essa possa essere identificata come lo stesso Figlio di Dio (Gesù Cristo) prima che si incarnasse e pertanto nella dimensione intratrinitaria. In altri termini la Sapienza è Cristo, il Figlio di Dio che esiste sin dall'eternità accanto al Padre e allo Spirito Santo e che decide di entrare nella storia dell'uomo per "abitare" con lui e condividerne i problemi, le angosce, le speranze; il Dio che si fa' uomo assumendo la più precaria delle condizioni dell'infanzia, cioè quella di nascere in una grotta anziché nella comodità di una calda abitazione.... Il verso del Vangelo di Giovanni esprime con forza questa capacità divina di abitare con l'uomo: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". L'evangelista nei versi precedenti aveva introdotto questo assunto affermando come appunto il Verbo fosse eterno assieme al Padre e ora sottolinea che... "si fece carne", cioè assunse la debolezza, la condizione peccaminosa dell'umanità; e poi... che "venne ad abitare in mezzo a noi" Nel testo greco il termine "abitare" vuol dire (anche qui) "porre la propria tenda", cioè insediarsi. A scanso di fare confusione di termini e concetti, ecco in sintesi l'assioma schematico fondamentale: Dio eterno, che aveva creato sapientemente il mondo e che governa l'universo si è fatto uomo in senso di umana fragilità ed è venuto a dimorare in mezzo a noi; e per "dimorare" si deve intendere il "convivere" in senso pieno, feriale e concreto. Ne deriva allora che nel Natale si deve osservare con meraviglia e stupore che Dio ci viene incontro al punto da rendersi meschino, da assumere in tutto, eccetto il peccato le nostre condizioni... E se lo ha fatto, è evidente che aveva una finalità: comunicarci la salvezza, ma prima ancora offrirci se stesso come esempio di vita secondo la volontà di Dio perché non si possa obiettare che osservare i divini voleri sia cosa troppo difficile o fuori dalla nostra portata: seguire gli insegnamenti e l'esempio di Gesù Cristo fin dalla nascita è infatti (come lui stesso affermerà poi) un carico certamente impegnativo, ma tuttavia "leggero" e non privo di soddisfazioni. Se da una parte si deve lottare e andare controcorrente per poter effettuare la propria testimonianza di fede, dall'altra si ha la garanzia di future (e anche immediate) ricompense quando ci sia atteggia in tutto e per tutto secondo l'agire di Gesù. Un'altra considerazione: il fatto che Dio raggiunge in Cristo la storia dell'uomo non è allusivo al solo fattore collettivo... No, Dio raggiunge in pienezza anche lo spirito individuale della singola persona umana, vale a dire TE; intende intrattenersi con TE e instaurare nella dialogicità amicale la condivisione delle tue pene e dei tuoi progetti in modo tale che sia TU ad avvalerti del suo sostegno in tutto e per tutto... Se Dio è nato Bambino ciò vuol dire, per esempio, che assieme a Lui potrai rinvenire il senso reale della TUA nascita ed esistenza nel mondo e riscoprire il senso della tua permanenza qui in questa dimensione terra, in altre parole la tua vocazione; se Dio ha vissuto in umiltà e ristrettezza, ciò vuol dire che ti da' occasione di assimilare il significato fondamentale delle cose di cui TU disponi e di come dovrai amministrarle; se Dio muore e risorge sulla croce, vuole convincerti che anche TU puoi resuscitare nel tuo quotidiano. Ecco perché nel Natale vi è l'inizio e il preludio della salvezza e per ciò stesso la ragione della speranza. Dio è venuto "ad abitare in mezzo a noi". E questo ci basta. LA PAROLA SI FA' VITA -Spunti per la riflessione- --Meditiamo: Dio infinito, perfetto, onnipotente che decide di venire a vivere in mezzo a noi... Che cosa vuol dire per ME? --Come e quando riesco a percepire la presenza di Dio nell'ordinarietà della mia giornata? --Vi sono esperienze concrete nelle quali ho ravvisato la presenza di Dio? Raccontiamo! --Sotto quali aspetti il mondo dovrebbe mutare perché possa dare testimonianza di Dio? |