Omelia (14-12-2003) |
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Rallegriamoci nel Signore In questa terza domenica di avvento la Chiesa ci esorta vivamente ad aprire i nostri cuori alla gioia: ce ne fa quasi un ordine. Ma si può fare della gioia un comando? Certamente, se si tratta della gioia che viene da Dio. E la gioia cristiana che scaturisce dalla logica stessa della fede. - Dobbiamo aprire i nostri cuori alla gioia che viene da Dio. Anche il mondo promette la gioia, una gioia spesso fasulla e, in ogni caso, condizionata dagli eventi. La gioia che viene da Dio è sicura, al riparo da traumi e da deterioramenti, perché sta nella comunione e nell'incontro personale con lui. Essa non elimina le nostre umili gioie umane, ma le purifica, le santifica e le eleva per farne un omaggio di riconoscenza e di amore a Dio. - Dobbiamo diffondere questa gioia intorno a noi. Conservando la serenità e la pace anche dopo i più amari insuccessi, noi diamo ai nostri fratelli la più valida testimonianza della verità del vangelo. Se si trovano nella sofferenza, se sono inquieti e abbattuti, riportiamo in loro il coraggio. Se invece si trovano nell'euforia del successo e della riuscita, sapremo unirci a loro dimenticando i nostri affanni personali: nello stesso tempo apriremo loro il segreto della nostra gioia interiore, quella che ci viene da Dio, per rivelarne loro la sorgente e renderli partecipi. Questa è la gioia dell'avvento: non è trionfale come quella di Pasqua, né traboccante come quella di Pentecoste... E una gioia discreta, soave, quieta in sé stessa, sicura di Dio che è sorgente di un calmo raccoglimento e di una serena preghiera. |