Omelia (04-03-2012)
padre Ermes Ronchi
Finestre di cielo aperte sul Regno

Gesù porta i tre discepo­li sopra un monte alto.
La montagna è la terra dove si posa il primo raggio di sole e indugia l'ultimo, la terra che si innalza nella luce, la più vicina al cielo, quella che Dio sceglie per parlare e rive­larsi. Infatti lassù appaiono Mosè ed Elia, gli unici che han­no veduto Dio. E si trasfigurò davanti a loro. Il Vangelo non evidenzia nessun particolare della trasfigurazione, se non quello delle vesti diventate splendenti.
Ma se così luminosa è la ma­teria degli abiti che coprono il corpo, quale non sarà lo splendore del corpo? E se co­sì è il corpo, cosa sarà del cuo­re? È come quando il cuore è in festa e la festa si comunica al volto, e di festa sono anche i vestiti.
Pietro ne è sedotto, prende la parola: che bello essere qui! Facciamo tre capanne. L'en­tusiasmo di Pietro, la sua e­sclamazione stupita: che bel­lo! ci fanno capire che la fede per essere pane, per essere vi­gorosa, deve discendere da u­no stupore, da un innamora­mento, da un «che bello!» gri­dato a pieno cuore. Ciò che seduce Pietro non è l'onnipo­tenza di Dio, non lo splendo­re del miracolo, il fascino dell'infinito, ma la bellezza del volto di Gesù. Quel volto è il luogo dove è detto il cuore, il suo cuore di luce; dove l'uomo si sente finalmente a casa: qui è bello stare! Altrove siamo sempre lontani, in viaggio. Il nostro cuore è a casa solo accanto al tuo. Il Vangelo della Trasfigurazione mette ener­gia, dona ali alla nostra spe­ranza: il male e il buio non vin­ceranno, non è questo il de­stino dell'uomo. Alimenta un pregiudizio sulla bontà del­l'uomo, un pregiudizio posi­tivo: Adamo ha, o meglio, è u­na luce custodita in un guscio di creta. La sua vocazione è li­berare la luce.
Avere fede è scoprire, insieme con Pietro, la bellezza del vi­vere, ridare gusto a ogni cosa che faccio, al mio svegliarmi al mattino, ai miei abbracci, al mio lavoro. Tutta la vita pren­de senso e si illumina. Ma questo Vangelo ci porta una notizia ancora più bella: la tra­sfigurazione non è un evento che riguarda Gesù solo, al quale noi assistiamo da spet­tatori. È un evento che ci ri­guarda tutti, al quale possia­mo e dobbiamo partecipare.
Il volto di Gesù sul monte è il volto ultimo dell'uomo, è il presente del futuro. È come sbirciare per un attimo dentro il Regno, vederlo come una forza possente che preme sul­la nostra vita, per trasformar­ci, per aprire finestre di cielo. Il Vangelo di domenica scor­sa chiedeva: convertiti. La conversione è come il movimen­to del girasole, questo girarsi verso la luce. Il Vangelo di que­sta domenica offre il risultato: mi giro e trovo il sole, sono ir­radiato, mi illumino, mi imbe­vo e godo della luce, il simbo­lo primo di Dio.