Omelia (11-03-2012) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Dio da tutti quanti, tutti quanti verso Dio Essere il fautore primario dell'incontro con l'uomo e realizzare questa relazione in modo tale che l'uomo possa aderirvi e corrispondervi immediatamente e con piena libertà, di questo è capace solo il Dio di Gesù Cristo. E' infatti per iniziativa divina che si realizza la rivelazione, cioè la personale comunicazione di Dio con l'uomo, realizzata sotto molteplici aspetti e in tante occasioni singolari e privilegiate come ad esempio quella dei Comandamenti, che costituiscono una dimensione particolarmente efficace di questo incontro che conduce alla gioia e alla salvezza. In essi si trova non il monito sterile e coercitivo che tende a frustrare l'uomo sottomettendolo servilmente ad un volere dispotico e tirannico, ma il concreto luogo di realizzazione e di vita che esalta e afferma nei confronti di Dio, di se stesso e degli altri, la concreta possibilità di felicità duratura che pur impegnando in un programma di vita costante e di indubbia difficoltà non manca di apportare proporzionate garanzie. Ciascuno dei comandamenti che Dio propone all'uomo corrisponde ad una via di realizzazione e costituisce un canale di comunicazione con Dio che diventa foriero di benefici per se stessi e per gli altri. Così il decalogo al cap. 20 del libro dell'Esodo si presenta come un insieme di procedimenti dialogici che rendono effettivo e vitale l'incontro dell'uomo con il suo Signore che scaturiscono dalla volontà divina ma che mettono l'uomo in condizioni di adesione e di corrispondenza e il genio di Dio sta nello stabilire con l'uomo una relazione di alleanza nell'amicizia e nella fiducia, per la quale l'uomo può comprendere da se stesso di non poter fare a meno del suo Signore e viene da Questi incoraggiato a vivere secondo il suo proficuo e benefico volere. Il Comandamento, che vorrà essere visto come "beatitudine" nella rinnovata ottica neotestamentaria, interpella il cuore dell'uomo e il senso di responsabilità soggettiva che deriva dalla matura interiorizzazione della familiarità con Dio; chiama in causa la libertà dell'uomo e la decisione risoluta all'amore, si fonda sulla consapevolezza della fede profonda e disinvolta e la sua osservanza è finalizzata alla comunione con Dio che per ciò stesso corrisponde al bene dell'uomo. L'incontro con Dio non è finalizzato tuttavia al solo uomo individuo, ma concerne anche la comunità, il gruppo e ha come finalità l'intera famiglia umana che viene vista come Una e unica da Dio nonostante la sua varietà etnica e culturale. In altre parole, Dio comunica con tutti i popoli che diventano un solo uomo nella comunione con Lui e questo si ravvisa nella forma peculiare in Gesù Figlio di Dio: "Tutti siamo uno in Cristo Gesù e non esiste più Giudeo né Greco, né schiavo né libero, né uomo né donna."(Gal 3, 26 - 28). Gesù è il luogo nel quale si riconoscono insieme tutti gli uomini e tutti i popoli e nel quale a tutti è possibile avere la via di accesso a Dio. Gesù è il nuovo tempio. Nell'atteggiamento violento e iroso con cui egli sferza i venditori e disperde i banchi dei cambiavalute certamente vi è l'intenzione di salvaguardare la sacralità del luogo sacro che deve essere "casa di preghiera e non spelonca di ladri". Molte delle attività commerciali potevano essere allora esercitate con finalità illecite come la truffa e il furto e questo diventa ancora più insolente quando esse riguardano cose sacre o finalizzate al culto, ragion per cui la furia di Gesù contro i cambiavalute è comprensibile. La motivazione fondamentale del comportamento di Gesù è tuttavia legata ad una seconda ragione più profonda ed esaustiva, anche se non immediatamente palese: con la venuta del Figlio di Dio non ha più ragion d'essere il tempio costruito ad opera di mani d'uomo, termina la necessità vincolante di accedere da ogni parte del mondo al maestoso monumento di Gerusalemme per rendere culto a Dio e non serve più presentare sacrifici di oblazione o di espiazione all'interno delle sacre mura: il nuovo tempio è lo stesso Signore Gesù Cristo ed egli medesimo è anche la vittima sacrificale di espiazione. In Cristo il culto a Dio è universale perché in lui a tutti quanti è possibile accedere al Padre e finisce la normativa dei templi edificati dalla fatica umana. "Distruggerete questo tempio e in tre giorni io lo riedificherò." Questa espressione susciterà perplessità e sdegno nel Sinedrio che processerà poi Gesù, perché solleva sospetti di insurrezione popolare, forse di terrorismo atto a devastare la sontuosa opera d'arte faticosamente costruita da re Salomone. In realtà Gesù sta parlando del tempio del suo corpo, di se stesso. Per quanto lo si voglia sopprimere con la condanna a morte, esso resterà sempre il luogo di universale comunione con Dio. Anzi, quando Gesù esalerà l'ultimo respiro sul patibolo, proprio allora "il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo"(Mt 27, 51), ad indicare l'inizio della nuova economia cultuale che è lo stesso Cristo. Si realizza ancora in questo tempio che è il Signore Gesù Cristo la possibilità di comunione con il Signore che abbiamo visto necessaria e irrinunciabile per l'uomo, che vede la primaria iniziativa divina e riafferma il vantaggio esclusivo dell'uomo. Solamente Dio può entrare in intimità con noi al punto da assumere egli stesso l'umanità e solamente a lui è possibile che la sua umanità e divinità congiunte costituiscano per l'uomo la via di accesso più facile alla salvezza. Gesù, tempio della nuova Alleanza, mostra in se stesso non soltanto di essere nostro alleato ma di volere a tutti i costi che ad allearci siamo noi. Nella maestosità del nuovo tempio, che è il tempio di se stesso. |