Omelia (11-03-2012) |
mons. Antonio Riboldi |
La frusta di Gesù Il modo con cui Gesù si presenta o, se vogliamo, presenta la sua missione, è perentorio e non ammette tentennamenti. Da sempre il popolo ebreo attendeva 'la notizia delle notizie', ossia che il Messia fosse tra di loro e quindi Dio attuasse tutte le promesse fatte. 'Il tempo è compiuto' annunciava Gesù, alle genti di Galilea che Lo seguivano, Lo ascoltavano, ma non riuscivano a capire il senso profondo del Suo essere il Messia. "Il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo". Certamente voleva dire: "E' finito il tempo di stare a discutere o a sperare: il tempo delle incertezze, del sentirsi avvolti da una pericolosa nebbia, il tempo di dubitare sull'agire di Dio, sul Suo Amore per noi. Oggi è il tempo della fiducia, della decisione, della scelta". La buona novella che Dio costruisce giorno per giorno, uomo per uomo; il Suo progetto per noi è qui, in mezzo a noi, è Gesù stesso che parla ed opera. Lui è la Buona Novella che il mondo attendeva, l'unica, quella che il mondo mai ha avuto. Gesù è la concreta prova che l'amore di Dio non è certamente una parola, come tra noi poveri uomini, priva di senso, o, quando va bene, con tante promesse o sogni tutti da verificare. GESU' è la PAROLA di DIO, il Suo VANGELO. Scrive oggi S. Paolo ai Corinzi: "Fratelli mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo dei Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che greci, noi predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini e ciò che è debolezza d Dio, è più forte degli uomini" (Cor.1, 22-25) Deve aver fatto una certa impressione a quanti Lo udivano parlare in questo modo con autorevolezza e senza esitazione. Non era facile, come non lo è oggi, entrare nella bellezza divina della Parola di Gesù. Difficilmente le permettiamo di scuoterci e, a volte, la sentiamo, ma non la ascoltiamo davvero neppure quando viene proclamata la domenica. Eppure ogni Parola contiene la sapienza di Dio, che nulla ha a che fare con il vuoto che tante volte è nelle nostre parole. Gesù è venuto tra di noi e anche la Sua presenza oggi, non è un fatto insignificante, che ci può lasciare indifferenti. Lo può essere solo per chi nulla o poco sa della bellezza e verità della Sua parola, per chi non ha ancora fatto esperienza della Sua Presenza viva e reale nella propria vita. Penso invece a tanti fratelli nella fede, non solo monaci o religiosi o sacerdoti, ma laici cristiani. uomini e donne, giovani e anziani, che si lasciano affascinare ed educare dalla Sua Parola. Senza la luce che mi viene dalla Parola di Dio, - mi diceva un signore un giorno - io vivrei una vita da sbandato con tutte e inevitabili conseguenze amare'. E sono tanti coloro che percorrono le vie della vita in modo confuso, disorientato, senza sapere alla fine di una giornata la ragione del tempo che è trascorso, senza lasciare traccia che meriti di essere conservata, come il prezioso bagaglio delle parole che hanno senso o della testimonianza che lascia una traccia da seguire sempre. Carissimi, penso davvero che a volte ci perdiamo in troppe parole, che sono solo chiacchiere. Non bastassero le nostre, ci pensano i mezzi di comunicazione a riempire ogni briciola di tempo, lasciandoci alla fine con l'amarezza nel cuore. Davvero abbiamo sete di parole buone e di comunicarle, come ci invita S. Paolo oggi nella lettera ai Corinzi. Quanti di noi a volte sognano un poco di silenzio, tanto è lo stordimento che ci circonda, spesso sopraffatti da avvenimenti che altro non fanno che aumentare le nostre angosce. Abbiamo bisogno di sperimentare quel silenzio che dà modo, per chi ha ancora voglia di Cielo, di sentire la compagnia di Dio, che usa di tutto per donarci verità e serenità. Potrebbe veramente, questo tempo di Quaresima, invitare tutti a cercare spazi di silenzio, riempiti dalla Parola di Dio, che infonde nella mente e nel cuore pensieri di verità e sentimenti di bellezza e bontà. Il Vangelo di oggi, ci mostra Gesù indignato nel vedere come la casa di Dio, il tempio, anziché essere un luogo di preghiera, di ascolto del Padre, fosse diventata, per i mercati che vi si svolgevano, 'piazza di interessi materialì . Un vero schiaffo ai luoghi di Dio che chiedono rispetto e gioia, sapendo che lì ci attende il Padre per farci sentire la Sua voce e riempirci di speranza. C'erano una volta chiese aperte tutto il giorno, per dare modo a quanti, passando vicino, volessero trovare tempo e modo di stare con Dio. E non è forse il dono più bello? Non è forse un meraviglioso dono trascorrere anche solo un po' di tempo in una chiesa per contemplare o dialogare con Dio? Se ci riflettiamo bene, non è forse questo un dono stupendo che Dio ha fatto a noi, creando le chiese, i luoghi dell'incontro con Lui? Chi ha conservato la gioia del silenzio e comprende il grande dono di stare con Dio, anche in silenzio, sa che nulla, ma proprio nulla, ha paragone. Per questo fa tanta tristezza, oggi, scoprire che le chiese, per paura di ladri o altro, sono chiuse per la gran parte della giornata. Ricordo un dialogo, a cui ho assistito, tra due persone, che discutevano animatamente proprio riguardo alla visita al SS. mo Sacramento: una era quasi scandalizzata nel sapere che l'altra trovava serenità nello stare per un certo tempo ogni giorno a tu per tu con Dio. Come invece non provare grande stupore di fronte a questo grande dono fatto a noi uomini: la disponibilità di Dio di stare in mezzo a noi, a portata di mano, attendendoci con la gioia del Padre che ama stare in compagnia del figlio. Sa che il figlio, noi, ha tanto bisogno di Lui, anche e soprattutto quando non ne è consapevole. E Lui ha tanto desiderio di farsi vicino, portare quella serenità che è la sola aria, che fa respirare la nostra anima. Dovrebbe essere sentita, da noi cristiani, come una necessità, quella di avere una chiesa dove sappiamo che Gesù nel tabernacolo ci attende, ci è vicino e ama essere visitato. Da qui l'origine delle chiese nel mondo. Ed è sotto gli occhi di tutti come i nostri fratelli nella fede hanno costruito chiese che sono vere opere d'arte per la loro bellezza. A Dio era doveroso costruire una dimora dove stare con noi. Ma non sempre viene capito questo grandioso dono di Dio 'a portata di mano': la Chiesa come luogo, meravigliosa casa del Padre che ci attende. Troppe chiese rimangono chiuse di giorno e sono aperte solo per le cerimonie. Purtroppo qualche volta manca anche il senso della solennità, sacralità, frutti della fede, e, in alcuni casi, diventano davvero un mercato, come durante i matrimoni o altro. Per questo Gesù oggi si indigna vedendo il tempio di Gerusalemme usato per altro. "In quel tempo - racconta l'apostolo Giovanni - si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio con le pecore e i buoi, gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: 'Portate via queste cose, e non fate della casa del Padre mio, un luogo di mercato'. I discepoli si ricordarono che sta scritto: "Lo zelo per la tua casa mi divora". ( Gv. 2,13-25) Onoriamo le nostre chiese e siano davvero la casa meravigliosa per incontrare, con i fratelli, Dio. Sono questi sentimenti che dovrebbero accompagnarci frequentando le Chiese. C'era un tempo, e ancora oggi, in cui i nostri fratelli costruivano le Chiesa facendone dei capolavori, che sono un vero gioiello di arte e cultura. Ma non scordiamoci mai che la bellezza è nell'essere luoghi in cui possiamo incontrare il nostro Dio, realmente Presente nell'Eucarestia. Solo con il desiderio di tale incontro noi davvero onoriamo le nostre chiese. Infine non dimentichiamo anche come il Concilio ha definito la famiglia: 'chiesa domestica'. E, per grazia di Dio, vi sono ancora oggi tante famiglie che danno davvero l'impressione di essere un angolo di chiesa, per la fede che vi regna. Visitando una casa di persone semplici, ho trovato una scritta sulla porta, che mi ha stupito: 'Benvenuti in questa casa! Vi sentirete come in una Chiesa perché qui, con noi, vive Dio'. Era una casa sobria in tutto, ma vi erano tutti gli ingredienti per essere Regno di Dio. "Vede, Padre - mi disse il capo famiglia - ci fu un tempo in cui anche noi credevamo alla casa del mondo: vivevamo solo con il desiderio di diventare ricchi. E vi eravamo riusciti in qualche modo. Cercavamo di stare bene .. finché non ci raggiunse la Grazia. Ci convertimmo e ora viviamo come gente che si prepara per essere degni di fare parte della Sua Casa. Ci raggiunse la Parola di Dio e ci siamo convertiti .. La grande fatica è stata quella di voltare le spalle alla mentalità del mondo che impedisce di desiderare la bellezza della Casa del Padre. Ora abbiamo la voglia di dare la nostra mano a qualcuno che desidera di amare ed essere amato, e insieme sulle ali della speranza indirizzare i passi verso il cielo". Per fortuna sono tanti, ancora oggi, i cristiani che conservano gelosamente la loro casa come fosse una chiesa in cui regna Dio. Non resta che anche noi riportare nelle nostre famiglie il dono di essere 'Chiesa domestica'. Sarebbe davvero il miracolo pasquale. |