Omelia (11-03-2012)
don Roberto Seregni
Nel tempio

Dopo il silenzio del deserto e la luce del Tabor, la Parola ci invita ad addentrarci nel Tempio di Gerusalemme.
Leggendo con un po' di attenzione il brano, viene spontaneo farsi una domanda: perché Gesù se la prende così tanto con i cambia valute e i venditori di animali per i sacrifici? Dopo tutto il loro era un servizio prezioso: cambiavano le monete agli stranieri permettendogli di acquistare gli animali per il sacrificio e impedendo di introdurre nel tempio monete con l'immagine dell'imperatore.
Allora: cosa fa arrabbiare così tanto Gesù da spingerlo addirittura a fabbricarsi una frusta per scacciare dal tempio i commercianti?
Il Rabbì di Nazareth, in questo gesto apparentemente folle o esagerato, è animato dal desiderio che la casa del Padre non diventi un luogo di mercato, un bazar del sacro, un religioso tavolo di scambi tra domanda e offerta.
Quello che manda su tutte le furie Gesù è l'imbruttimento del volto del Padre proposto da una certa logica di mercanteggio del sacro. Il Rabbì di Nazareth si arrabbia con chi propone un rimpicciolimento del volto di Dio. Egli non è un funzionario da corrompere o un venditore da tener buono con una abbondante donazione. Con Dio, insomma, non si può mercanteggiare.
Da un Dio da piegare alla mia volontà con sacrifici e preghiere, al volto del Padre che mi ama e anticipa ogni mio desiderio: questa è la conversione più urgente.

Buona settimana
don Roberto