Omelia (18-03-2012) |
Omelie.org (bambini) |
Siamo oltre la metà del nostro cammino verso la Pasqua e il percorso fatto fin'ora è stato impegnativo. Tutte le cose importanti sono così, tutte quelle per cui vale la pena dare tempo ed impegno. Il vangelo di questa domenica comincia con un riferimento ad un fatto accaduto tanti secoli prima di Gesù. Torniamo indietro nel tempo, alla liberazione di Israele dalla schiavitù dell'Egitto. Questo popolo, in cammino verso la terra promessa, attraversa il deserto, affronta molti disagi e non sempre riconosce che il Signore lo sostiene, che ha cura di lui. Per questo motivo spesso si lamenta ed arriva quasi ad avere nostalgia del tempo in cui era schiavo. Dio ascolta le sue lamentele perché vuole educare il suo popolo come fa un buon papà con i suoi figli. Decide perciò di "nascondersi" un po' per far capire che la sua presenza è davvero vitale. Succede così che, senza di Lui, il popolo è minacciato da serpenti velenosi che uccidono con il loro potente morso. Il Signore allora interviene nuovamente. Ordina a Mosè di costruire un serpente di bronzo e di metterlo su un'asta, in alto: chiunque sarebbe stato morso, guardandolo, avrebbe avuto salva la vita. Gesù, nel vangelo di oggi, sta parlando con Nicodemo, un fariseo buono e accogliente. Quest'uomo è alla ricerca di verità, incontra il Maestro di notte e con lui parla a lungo. Gesù gli dice: "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il figlio dell'uomo". Con queste parole cerca di fargli capire che Lui è la salvezza. Egli donerà la sua vita, una volta innalzato, a tutti coloro che volgeranno lo sguardo a Lui. Forse anche voi, come me, state pensando che, quando uno è innalzato, vuol dire che è messo in evidenza, proprio come un re seduto sul trono, il posto più in alto di tutti. Gesù, lo sappiamo bene, è re, ma non ha un trono come gli altri re. Il suo trono è la Croce. Penso che a molti di voi sarà capitato di vedere il crocefisso che ha parlato a S. Francesco dicendogli: "Francesco, va, ripara la mia casa". Quel crocefisso - chiamato comunemente il crocefisso di S. Damiano - ha una forma particolare. Inoltre, all'interno di questo crocefisso, non c'è solamente Gesù, ma anche tanti altri personaggi. Gesù li sovrasta tutti per grandezza, proprio come un re. Chi ha "dipinto", meglio dire, chi ha "scritto" questo crocefisso è un monaco della Siria del XII° secolo e questo monaco presenta la croce di Gesù proprio come un trono di gloria. Infatti è un crocefisso luminoso: c'è molto oro, Gesù è nella luce e i suoi occhi sono aperti. È vivo, anche se dalle sue piaghe sgorga tanto sangue. I personaggi, posti sotto le braccia di Gesù, lo guardano ammirati: sono coloro che hanno creduto in Lui, che hanno vissuto come Lui e hanno ricevuto la salvezza. Anche loro infatti sono ricolmi di luce e di gioia nel vedere Gesù vivo, proprio quel Gesù che avevano contemplato morto sul patibolo della croce! Davvero questo monaco ha avuto una grazia speciale nel mostrarci la gloria di Gesù Crocefisso e Risorto! Il vangelo, poi, prosegue e sottolinea dei verbi che vorrei prendere in considerazione insieme a voi. Sono tre gruppi di verbi che cerco di schematizzare per mostrare quelli che riguardano Dio e quelli che riguardano noi. DIO NOI Innalzare Credere vivere Amare Credere vivere Mandare Non giudicare Salvare I verbi che riguardano Dio: Primo verbo: Innalzare: mettere in evidenza, porre in alto, affinché tutti vedano e capiscano il grande dono ricevuto. Secondo verbo: Amare. Solo Dio sa amare così, totalmente e per primo, senza chiedere nulla in cambio. Tutta la storia della salvezza è storia dell'amore di Dio per noi. Terzo verbo: Mandare. È il Padre che ha mandato il Figlio unigenito, quello che lui ama, affinché il mondo si salvi. Gli altri verbi riguardano noi, il nostro atteggiamento nei confronti di Dio e del suo dono. Siamo chiamati a Credere, cioè ad accogliere il suo amore. Dalla fede scaturisce la vita, proprio come da una sorgente. Se noi crediamo davvero, il nostro comportamento esprimerà la nostra fede: questo vuol dire essere figli della Luce, proprio come Gesù. Chi ci giudicherà sarà il nostro comportamento, le nostre opere. Questa settimana, allora, impegniamoci a fare gesti che portano vita, amore! Gesti che portano luce intorno a noi, gesti che dicono la nostra fede e la nostra accoglienza di Gesù e della sua salvezza. Buona domenica a tutti. Commento a cura di Sr. Piera Cori |