Omelia (18-03-2012) |
don Luciano Cantini |
L'amore che mette in crisi Così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo Giovanni ci lascia la sua meditazione all'ombra della croce. Da qui che ogni azione umana riceve la sua porzione di luce e proietta la sua ombra. Come Mosè piantò il serpente nel momento in cui il popolo aveva bisogno di salvezza, così il Figlio dell'uomo nella concretezza della vita dell'umanità, al culmine della storia della salvezza sarà innalzato: sulla croce e alla gloria del Padre. La croce di Cristo segna indivisibilmente la passione e la resurrezione, il sacrificio e la gloria. Credere significa accogliere nella propria vita questo paradosso. La rivelazione ha qualcosa di assolutamente irrazionale: la vita che non finisce, che ha per dimensione l'eternità, o meglio la indefinibilità di una dimensione altra rispetto a quella umana. Dio, infatti, ha tanto amato il mondo Dio ama il mondo non perché è bello, pulito, abitato da gente perbene; lo ama così com'è. Lo ama con l'egoismo degli uomini, le discriminazioni e i confini, le ingiustizie e i poteri che le stabiliscono, le religioni che giustificano i poteri e autorizzano la violenza. Questo mondo inamabile perché perennemente in contrasto con l'amore di Dio, questo mondo Dio ama al punto da mandare il suo Figlio. L'amore di Dio entra nella storia e si fa storia di questo mondo, non è un passaggio o una visita ma un penetrazione nel profondo del suo essere, perché siano rivelati i molti cuori, i pensieri nascosti, l'oscurità dell'azione dell'uomo. Perché il mondo sia salvato per mezzo di lui Il paradosso e l'irrazionale di Dio sta proprio nell'amore sconsiderato che non condanna e non giudica. L'amore di Dio che ama l'inamabile mette in "crisi" il cuore dell'uomo, questo è il suo giudizio; l'amore di Dio ha donato il proprio figlio al mondo per destabilizzare, o meglio destrutturare quel mondo, per metterlo in crisi, fargli scoprire la verità e la luce verso cui camminare. L'amore di Dio penetra nella storia degli uomini per fecondarla, per liberarla dal buio che l'avvolge. Chi fa la verità viene verso la luce La verità non è concetto astratto, il frutto del solo pensiero. L'espressione fare la verità coniuga il pensiero e l'azione. Cristo è la verità, fare significa accogliere, interiorizzare la sua persona, entrare in relazione con lui, la sua parola e la sua vita; entrare nel mistero della croce. L'azione dell'uomo che cammina verso la luce non può essere soltanto autentica, vera, ma cerca la comunione con il Signore Gesù che ha dato la sua vita per amore. |