Omelia (18-03-2012)
don Luca Orlando Russo
Bisogna che sia innalzato

Ci sono momenti nella vita nei quali l'uomo è costretto a prendere coscienza della sua fragilità e a confrontarsi con la paura di perdersi. La sua storia assume contorni quasi drammatici e sembra svanire ogni orizzonte. Mai, come in questi momenti, l'uomo rivela se stesso e le paure che porta nel cuore fanno emergere pensieri, emozioni e sensazioni che si pensava estranei al proprio mondo. Anche il popolo di Israele si è confrontato con tutto ciò quando, nell'esperienza dell'esilio, sperimenta la lontananza di Dio e tocca con mano la morte che annulla ogni progetto e allontana ogni speranza. L'uomo non riesce a guardare in faccia la morte, eppure, solo se imparerà ad avere a che fare con essa, senza volgere altrove lo sguardo, sarà salvato. Nel deserto dovrà guardarla nelle sembianze del serpente per essere salvato dal morso mortale; ma in Cristo crocifisso potrà guardarla nella sua crudele verità ed essere salvato dal morso del peccato. Là dove l'uomo sperimenta il proprio limite e la propria vulnerabilità, Dio rivela la sua forza e realizza la sua promessa. La morte di Cristo non è solo un gesto d'amore, ma è l'Amore stesso nel quale ogni uomo può tornare a rivivere.
Contemplando i tratti dell'Amore sul volto del Cristo Crocifisso, l'uomo può sentirsi accompagnato nell'affrontare ogni paura. Gesù parla di una necessità ("bisogna") che non sta in Dio, ma in me. È necessario, perché io mi convinco che qualcuno mi vuole bene solo quando verifico che egli è disposto a morire per me. Gesù innalzato è la dimostrazione della sua disponibilità nei confronti dell'uomo, non solo a darci tempo, energia e vita, ma anche ad essere rifiutato e ucciso.
Il discorso che Gesù fa a Nicodemo va al cuore del Vangelo: Dio ha tanto amato il mondo da mandare in mezzo a noi il suo Figlio sapendo bene quale fine avrebbe fatto. In mezzo a noi uomini non sarebbe stata una passeggiata, in mezzo agli uomini Gesù non avrebbe riscosso un successone, non avrebbe incontrato la gratitudine, la benevolenza, l'accoglienza che pure meritava. Eppure Gesù ha accettato, in obbedienza a Dio, suo Padre, e per amore nostro, suoi fratelli, di venire a condividere la nostra condizione e accettare di consegnarsi nelle nostre mani, senza farsi mai uscire una parola di giudizio, di condanna, ma solo di perdono.
La salvezza sta tutta nell'accogliere il suo servizio. Contrariamente a quanto pensiamo solitamente, la salvezza non sta nel fare noi qualcosa per Dio, quanto piuttosto nell'accogliere quanto Lui fa per noi. Il Figlio è il grande dono del Padre, Egli è la luce che viene nelle tenebre.
Che non ci capiti di essere tra quelli che non sanno che farsene, perché già paghi della loro autosalvezza!