Omelia (21-09-2002) |
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La chiamata dell'apostolo Matteo Mistero di questa chiamata, come di ogni vocazione, tanto più che ci troviamo qui all'ultima fase di un processo interiore di una certa durata. Il "Seguimi" pronunciato da Gesù trova in ogni caso il terreno preparato, dal momento che la risposta è immediata: "Egli si alzò e lo seguì". E Matteo subito si unì al gruppo degli apostoli, in cui il suo arrivo dovette destare sorpresa: un pubblicano fra questi uomini del popolo, alcuni dei quali erano zeloti, e quindi della fazione opposta! Uno che, per mestiere, trafficava col denaro, un uomo fraudolento come tutti i suoi colleghi, fra pescatori che, invece, guadagnavano duramente la loro vita! Ma si doveva pur dare inizio alla Chiesa, che è conciliazione degli opposti. Da parte sua Matteo cerca di trascinare i suoi colleghi verso Gesù, e così quest'insolito gruppo si mette a tavola con i discepoli. Per i farisei, che sono venuti a spiare, il Signore ha fallito la sua prima prova: come potrebbe un uomo di Dio frequentare questa gentaglia? Ma Gesù riesce a dominare la situazione, con una parabola sensata e un passo di Osea: il medico va agli ammalati, come è suo dovere; e a tutti i sacrifici Dio predilige la misericordia. Probabilmente perché la misericordia è il sacrificio che ci costa di più: ecco perché la trascuriamo così spesso... |