Omelia (25-03-2012) |
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COMMENTO ALLE LETTURE a cura di Paolo Matarrese "levate l'ancora, diritta avanti tutta, questa è la rotta questa è la direzione questa è la decisione". Sono le parole conclusive di una canzone di Jovanotti dove si parla del coraggio e della libertà di fronte una missione da compiere. Parole che possano aiutarci ad entrare nel tema del vangelo di questa domenica. Gesù infatti, nella sua libertà, decide e indica la rotta della sua missione verso la croce e apre ai suoi discepoli la direzione da prendere nella vita, ma andiamo con ordine: Gesù svela la rotta della sua missione: l'episodio del vangelo avviene subito dopo l'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, il contesto è quello della festa della Pasqua e da lì a poco Gesù affronterà la sua passione e la sua morte in croce (il capitolo successivo si apre infatti con la l'ultima cena e la lavanda dei piedi). "E' venuta l'ora che il figlio dell'uomo sia glorificato", sono le parole che Gesù pronuncia di fronte la richiesta di alcuni greci di incontrarlo. Tutta la missione di Gesù nel vangelo di Giovanni è orientata verso l' "ora" cioè il momento dove egli manifesterà la gloria di Dio Padre. Questa "ora" si compie proprio sulla croce che assume un tono di regalità e di vittoria di Dio sul "principe delle tenebre". L'ora della croce di Gesù è l'ora in cui il chicco di grano, caduto in terra e morendo, produce molto frutto. Troppo spesso, una frettolosa applicazione morale, ha fatto di questa parabola del chicco di grano una metafora per la nostra vita mostrando il fianco a derive ascetiche severe e autoreferenziali. Gesù non sta parlando di noi ma sta parlando della sua missione, della sua croce: il chicco di grano è lui che, attraverso la sua morte, offre a tutti gli uomini i frutti della sua passione! Il vangelo di oggi ci ribadisce ancora una volta il punto di partenza della nostra fede, il punto di partenza per vivere la festa della Pasqua ormai alle porte cioè che è sempre Gesù compie il primo passo nella nostra vita. Senza la croce e la morte di Cristo la nostra vita non potrà portare frutto. La nostra fecondità o sterilità non dipende dalla capacità di fare sacrifici, dalla capacità di sopportare la sofferenza ma dipende innanzitutto dalla capacità di accogliere i frutti della croce di Cristo! Gesù muore in croce per restituirci il frutto della liberazione da tutto ciò che ci confonde, da tutto ciò che è menzogna e che ci rende schiavi. Gesù muore in croce perché noi potessimo godere del frutto della misericordia infinita di Dio che ci riscatta dal peccato e ci rialza da qualunque situazione pagando lui il prezzo delle nostre colpe. Gesù muore in croce per donarci il frutto della Chiesa chiamata a portare un messaggio di fiducia e speranza a tutti gli uomini. In questi pochi giorni che precedono la Pasqua fermiamoci un po' di tempo davanti al crocifisso per mettere sulle spalle di Cristo tutto ciò che soltanto con la sua grazia può morire nella nostra vita, tutte quelle scelte di amore che richiedono sofferenza e sacrificio, perché la sua morte doni frutti di libertà e ci riscatti da una vita mediocre. Gesù ci lascia una direzione e una decisione da prendere: Dopo aver svelato l'ora della sua missione e della sua gloria, Gesù parla ai suoi discepoli "chi ama la propria vita, la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore". Gesù nel vangelo di oggi interpella la nostra libertà mostrandoci la direzione per diventare suoi discepoli. E' una direzione che corre attraverso un terribile e magnifico paradosso: perdere per vivere! Gesù desidera farci dono della sua stessa gloria, non la gloria vana del mondo ma quella autentica che apre la nostra vita alla verità di ciò che siamo chiamati ad essere. Qui il termine "vita" è legato al significato di "amor proprio". La nostra vita sarà autentica quando sceglieremo di passare da una logica di possesso, da una logica incentrata su noi stessi, sui nostri progetti, sulle nostre soddisfazioni, sui nostri diritti ad una logica della "perdita", del dono. C'è una parola che Giovanni usa a differenza degli altri vangeli che funge da presupposto per seguire Gesù: servire! Prima di seguire Gesù dobbiamo decidere di trasformare la nostra vita, con la sua grazia, in servizio, in missione. Decidere di cominciare a vedere la nostra vita in funzione degli altri, delle persone che il Signore ci ha affidato. La mia vita, i miei amori diventeranno autentici e fruttuosi quando non cominceranno più dalla ricerca del mio bene ma partiranno dalla ricerca del bene dell'altro! La mia vita sarà autentica quando non partiremo più dai nostri progetti ma dalla ricerca della volontà del Signore portando gli stessi frutti sorprendenti e abbondanti che Gesù compie con la sua morte in Croce! Il Signore Gesù ci doni la grazia di accogliere i frutti della sua croce e decidere di prendere con coraggio la direzione che apre alla nostra vita! |