Omelia (25-12-2003) |
don Roberto Rossi |
Commento Luca 2,1-14 "Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo Figlio primogenito, lo avvolse in fasce e le depose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'albergo" (dal Vangelo di Luca). Tre righe in tutto. Per raccontarci l'avvenimento più straordinario della storia del mondo, Luca impiega tre righe... Eppure proprio queste tre righe risultano terribilmente scomode. Infatti costituiscono una spietata condanna per il nostro Natale gonfio di cose inutili, di retorica, di falsità, di cattiva poesia... Abbiamo guastato il Natale. Ecco tutto, abbiamo sabotato la semplicità di quelle tre righe. E il nostro Natale ricco ha finito per impoverire il Natale vero. Cristo è venuto per regalarci la gioia, gioia perché abbiamo un Dio che si occupa di noi, che fa la strada insieme a noi, per condividerne problemi, miserie, speranze, angosce... "Non temete, vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore..." In una notte di veglia, ai pastori impauriti, arriva la più bella notizia del mondo: è nato il Salvatore. Per liberarci dalla schiavitù del male, del mondo, di noi stessi. Il Figlio di Dio viene ad abitare in mezzo a noi. Viene per farci figli di Dio, per riunirci in una sola famiglia: la Chiesa. Viene per donarci la Verità, il Perdono, l'Amore. Ma i primi a ricevere questa notizia di gioia sono i pastori: uomini semplici e rozzi, al più basso gradino della scala sociale di quei tempi. Così Gesù ci fa capire le sue preferenze per gli umili, per i poveri, per gli inutili, per coloro che sono emarginati dalla società del benessere. Ed è questa gente che riconosce il Signore presente nel mondo e sa capire l'amore di un Dio che occupa un posto ancora più basso del loro. "Il Figlio di Dio si è fatto carne... La luce, quella vera, è venuta neI mondo... Ma le tenebre non l'hanno accolta, i suoi non lo hanno riconosciuto..." E' il dramma di non riconoscere il Signore nella sua incarnazione concreta. "A quelli che lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio..." Figli di Dio: ecco la nostra vita di fede, di preghiera, di fiducia... Fratelli nel Cristo, fratelli di tutti gli uomini: ecco l'amore, la carità, la disponibilità, il servizio, "essere per gli altri": il miracolo dell'amore che ancora continua. Il Natale è Dio stesso che "dopo aver parlato molte volte e in molti modi nel passato per mezzo dei profeti... alla fine ha parlato a noi per mezzo del Figlio" e "come luce che brilla fra le tenebre" continua oggi a fare agli uomini la sua proposta di vita. Chi l'accoglie, vive nella luce e nella gioia, chi la rifiuta, sceglie di camminare nelle tenebre e nella morte. E non c'è nulla di più triste, come le tenebre e la morte. Gesù per attuare la salvezza ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana e ci ha così insegnato che condividere è l'unico modo vero per salvare se stessi e gli altri. Buon Natale a tutti, in particolare a quelli più soli, più poveri, anziani, ammalati, impediti, disoccupati, perché tutti accettino di dare il proprio contributo alla salvezza del mondo portando come il Cristo la povertà e la croce. Buon Natale a tutte le famiglie perché oltre la pace, l'amore e la fede, abbiano la capacità di diventare, tante volte, padre e madre dell'orfano, luce per il cieco, gambe per lo zoppo, casa per i senzatetto, pane per l'affamato, speranza per lo sfiduciato. Buon Natale a tutti noi, se sapremo essere semplici come i pastori, se sapremo togliere, con la Confessione e la Comunione, tutto ciò che in noi è egoismo e se sapremo nella fede e nella preghiera aprirci a fare opere concrete di amore e di impegno cristiano per tutti i nostri fratelli. |