Omelia (08-04-2004)
don Luciano Cantini
Depose le vesti

Ora, prima della festa della Pasqua, sapendo Gesù che era venuta l'ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino al compimento.
Inizio solenne, troppo solenne, per raccontare un semplice episodio di umiltà, di abbassamento o di servizio. Giovanni si situaziona in prossimità della Pasqua, dice che è venuta l'ora, quell'ora attesa fin dal primo segno in cui l'acqua per la purificazione degli ebrei è tramutata nel vino dell'alleanza nuova, l'ora della Pasqua di Cristo: il passaggio da questo mondo al Padre. In questo "passaggio" Gesù amò i suoi sino al "compimento"... non c'è nessun altro compimento all'amore se non la sua morte sulla croce.

... sapendo che tutto aveva dato a lui il Padre nelle mani e che da Dio era uscito e a Dio ne ne andava, si alza dal banchetto e depone le vesti e preso un asciugamano se ne cinse.
Gesù "depone" le vesti: è un gesto di grande ricchezza che mi richiama fortemente la parabola raccontata da Giovanni del buon pastore che "depone" la propria vita per le pecore.
E come non pensare a Paolo ai Filippesi: "Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce".

Quindi versa acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli ed asciugarli con l'asciugamano di cui era cinto.
Viene dunque da Simon Pietro. Gli dice: "Signore, tu mi lavi i piedi?" Rispose Gesù e gli disse: "Ciò che io faccio al presente non lo sai, in seguito capirai".
..."Se non ti laverò, non avrai parte con me".

Quel gesto parla della sua morte in croce che adesso mette ai piedi dei suoi discepoli per "mondarli", per renderli finalmente liberi dalla schiavitù di quel peccato, che, solo, porta alla morte.
Non si spiega altrimenti il dialogo con Pietro così pressante. Non può essere la non accettazione di un gesto d'umiltà di Gesù così discriminante da affermare "non avrai parte con me", ma se invece leggiamo quel gesto come la vita di Gesù offerta ed accolta allora tutto diventa più conprensibile, non subito, ma "in seguito" con il diverire degli eventi che qui sono prefigurati.


Comprendere così il gesto della lavanda ci fa comprendere diversamente l'insegnamento conseguente.
Non si tratta di essere "servi" gli uni gli altri, di scambiarci gesti di carità e di umiltà... Gesù ci chiede di "deporre" la nostra vita ai piedi degli altri.
Siamo davvero disposti lasciarci uccidere per gli altri?