Omelia (04-04-2012)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Matteo 26,22

Sono forse io, Signore?
Mt 26,22


Come vivere questa Parola?

Siamo ancora nel cenacolo, raccolti intorno alla mensa dell'ultima cena. Gesù è attorniato dai dodici. Li ha scelti ad uno ad uno, ha condiviso tutto con loro, li ha chiamati "amici", eppure in mezzo a loro uno lo ha tradito. Gesù sa e lo annuncia, senza denunciare il traditore. Il turbamento che gli si legge in volto ora ha un perché che stravolge gli animi.

Consapevoli della propria fragilità, gli apostoli trepidano: nessuno si sente di dire a cuor leggero: "Io no!". Per chi ama, anche solo l'ombra di una possibile incorrispondenza mette in allerta e spinge, prima ancora che a guardarsi intorno con sospetto, a interrogare il proprio cuore, a rinsaldare l'impegno di una costante vigilanza.

La domanda affiora inquieta al labbro, quasi una richiesta di aiuto a non scivolare: "Sono forse io, Signore?". Io che protesto di amarti e poi sono così facile a scendere a compromessi, a lasciarmi andare: tanto che male c'è? È una cosa da niente, un'inezia! E l'amore inizia a indebolirsi, la relazione si affievolisce, il volto dell'Amato non occupa più tutto l'orizzonte, anche se si è ancora seduti alla mensa dell'ultima cena, alla mensa eucaristica...

Cosa fare? Sgusciare via frettolosi, come Giuda, inghiottito nelle tenebre di quell'ora tremenda, o lasciarsi guardare come Pietro per tornare a testimoniare con maggiore consapevolezza che Lui è Amore?

Lascerò, quest'oggi, che la domanda degli apostoli scavi dentro di me, mettendo in luce facili concessioni.

Donami, Signore, quella delicatezza di cuore che fa presentire l'affievolirsi dell'amore e spinge ad alimentarne la fiamma con un deciso ritorno a te.

La voce di uno scrittore e sacerdote francese

L'amore non è già fatto. Si fa. Non è un vestito già confezionato, ma stoffa da tagliare, preparare e cucire. Non è un appartamento "chiavi in mano", ma una casa da concepire, costruire, conservare e, spesso, riparare.
Michel Quoist