Omelia (01-04-2012)
don Giovanni Berti
Le vie crucis dell'uomo… e di Gesù

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Quante volte abbiamo celebrato la Via Crucis, sia all'interno delle nostre chiese sia all'esterno, per le vie del paese o del borgo. Anche nella nostra comunità parrocchiale, in questi giorni stiamo preparando la celebrazione che avverrà per le vie della parrocchia, la sera del Venerdì Santo.
Tra le celebrazioni della Settimana Santa (la settimana più importante per le celebrazioni cristiane), il rito della Via Crucis è quello più sentito dalle persone, e vede molto spesso la partecipazione di tanti che poi non vengono mai o quasi mai in Chiesa la domenica, e che tanto meno partecipano alla Veglia Pasquale, pur essendo liturgicamente la più importante di tutte le celebrazioni.
Ci sono vari modi per fare la Via Crucis, sia con lo schema tradizionale delle 14 stazioni davanti ai quadri appesi alle pareti della chiesa, sia con rappresentazioni sacre fatte con attori e figuranti in carne ed ossa. Penso che di questo tipo di rappresentazioni in giro per l'Italia si perda il numero.
Ed è più facile vedere, nelle case e agli angoli delle strade negli innumerevoli capitelli votivi, Gesù rappresentato come crocifisso piuttosto che risorto,.
Chissà perché questo racconto della strada dolorosa che porta Gesù sul Calvario, è così fortemente sentita dai credenti e anche da tantissimi non credenti...
San Paolo, nelle sue lettere ai cristiani delle varie comunità cristiane, non racconta mai gli avvenimenti della passione, se non un breve accenno all'ultima cena. Egli sa infatti che gli avvenimenti che portano Gesù a morire e poi risorgere erano ben conosciuti e tramandati da testimoni ancora vivi.
San Paolo si preoccupa però di sottolineare il senso di tutto questo, e una delle più belle e profonde sintesi della passione, morte e resurrezione di Gesù la scrive in questo inno contenuto nella lettera alla comunità di Filippi.
Guardando Gesù che sale al Calvario, viene crocifisso come un delinquente e muore solo, cosa vedo? Che senso ha tutto questo? Chi è Gesù? E chi sono io oggi, che, con il Battesimo, porto il suo nome?
E' troppo ricco e denso di significati questo inno che non è possibile ridurlo a poche righe di spiegazione, ma vorrei sottolineare alcune parole ed emozioni che mi nascono rileggendolo ancora una volta in questo inizio di Settimana Santa.

"svuotò se stesso..."
Mentre penso a me stesso, che faccio di tutto per non avere le mani vuote, e che mi circondo di cose e onorificenze per non sentirmi povero e solo, Gesù si svuota...
Sulla via della croce che sale al Calvario, vedo l'atto finale di una storia di continuo e progressivo svuotamento. Questo è Gesù, che dalla dimensione divina, nascendo come uomo, pian piano lascia tutto, arrivando nudo e muto su una croce, fuori dalla città di Dio, Gerusalemme. E compie questo lungo viaggio nella storia umana, "facendosi obbediente fino alla morte, e a una morte di croce"

Ma che senso e valore ha questo svuotamento, così lontano da quello che in realtà ogni uomo desidera? Perché il Figlio di Dio si svuota fino a morire in croce?

"Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome... e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!» "
La strada dello svuotamento è la vera strada di Dio. La Via Crucis è l'unica strada corretta per arrivare a Dio. Al fondo della strada dolorosa di Gesù c'è la resurrezione.
Forse la Via Crucis è così sentita dagli uomini, perché tutti in un modo o nell'altro ci riconoscono la propria storia e le proprie strade.
Sulla strada che porta Gesù al monte Calvario, ci sono tutti gli uomini e donne del mondo. La crisi attuale scandita dai numeri in aumento di disoccupati, di suicidi per mancanza di lavoro, dell'inflazione che rende le famiglie più povere e insicure, fa sentire come profondamente attuale la via dolorosa del venerdì santo. Ma su questa via troviamo anche chi soffre una malattia, chi piange una persona cara scomparsa, chi è solo...
Gesù ha percorso la via crucis di ogni uomo e l'ha fatta sua. In questo modo chiunque viene a sapere che la propria via crucis non è senza speranza, perché anche Gesù, svuotandosi da tutto, l'ha percorsa per noi e con noi, verso la resurrezione.


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