Omelia (08-04-2012)
Omelie.org - autori vari


COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Massimo Cautero

Una curiosità per la quale farei i salti mortali per soddisfarla, qualora fosse possibile, è quella di poter vedere, come una sorta di film, il sepolcro di Gesù la mattina di quella prima Pasqua!
Ogni volta che mi trovo al Santo Sepolcro a Gerusalemme non posso fare a meno di pensare a questo mio desiderio, naturalmente cerco di immaginare il luogo come potesse essere a quei tempi, in quella mattina, il giardino, la pietra, l'antro, le persone, i fatti. Certo anche il luogo della crocifissione e della deposizione sono oggetto della mia curiosità e compartecipazione, ma ciò che veramente mi affascina è capire con tutte le mie facoltà come, agli occhi della Maddalena e delle altre donne, potesse essere apparso quel sepolcro, quali sentimenti hanno invaso i loro cuori al vedere quella pietra gettata via e quel sepolcro aperto!
Devo dire che il Santo sepolcro di oggi ha veramente poco da condividere con la scena di duemila anni fa, ma il sapore della verità dei fatti è sempre presente. In qualche maniera misteriosa - nello stile di Dio - non solo ci si emoziona ma si intuisce profondamente che lì c'è qualcosa di "essenziale", qualcosa di fronte alla quale dipende non solo la mia fede ma anche la mia vita. Nessuno esce dalla piccola camera del santo sepolcro come c'è entrato, nessuno è in grado di dire con precisione ciò che ha provato nel visitare quella camera vuota, tutti, però, sono pronti ad entrare di nuovo e non è raro che qualcuno si rimetta in fila per visitarlo di nuovo, chi per capire meglio, chi per ringraziare ancora e chi per imprimersi bene nel cuore e nella mente qualcosa che non vuole più perdere.
Pensando a questo e riflettendo sul vangelo di questa domenica di Pasqua, posso condividere ciò che mi è rimasto nel cuore mentre mi godevo la scena: Chiamati da Maria Maddalena, Pietro e Giovanni, corrono al sepolcro per "vedere". Giovanni, l'amico amato, l'amore, il cuore, arriva per primo e guarda la scena ma resta in silenziosa attesa del suo "capo", della ragione, a conferma che la Fede, nonostante corra veloce col cuore, ha bisogno della "testa" per varcare quella porta. La Fede sa che il suo amore sarebbe "zoppo" senza la sua ragione e che nonostante, di solito, non abitino insieme, devono prendere insieme alloggio in quel sepolcro vuoto, dove più che un caos indistinto da visita di ladri, trovano, in ordine, il giaciglio di pietra con le lenzuola "pronte", un vero letto nuziale capace, perché vuoto, ad accogliere la comunione, la nuova alleanza, tra Dio e l'uomo. Che sollievo e che gioia deve essere stato costatare il "vuoto" di quel sepolcro e che quel vuoto non era frutto di un furto ma della definitiva volontà di Dio di dire l'ultima parola sulla morte; che gioia deve essere stato scoprire che il limite dell'uomo ( la morte, la tomba) è diventato il luogo della definitiva comunione tra la vita di Dio e quella dell'uomo perché ci sia vita e vita eterna! Il sudario di Gesù è in un "luogo" a parte, pensando che per gli ebrei di allora il "luogo" per eccellenza era proprio il Tempio, quel santuario che, governato dalla misera e mortale volontà degli uomini, rimarrà avvolto per sempre dal velo della morte. Che cosa grandiosa deve essere stato poter anche solo intuire la grandezza della Resurrezione nel suo significato per Dio e per gli uomini con una sola "occhiata", talmente grandiosa che il Credo è l'unica risposta che l'amore dei discepoli riesce a pronunciare!
Tra i racconti della Resurrezione quello di Giovanni mi affascina di più, perché intuisco che è scritto proprio per me che devo dire il mio credo e raggiungere la gioia e la pace senza aver visto il Risorto, conoscendolo nella fede e per testimonianza tramandata! Giovanni è colui che ci riporta le parole consolanti del Signore Risorto "Beati quelli che non videro e credettero" (Gv 20,29), rivolto a Tommaso che volle a tutti i costi vedere, per nulla consolato dalle parole degli apostoli. Giovanni è l'evangelista che deve fare i conti con l'aporia della necessita del credere dei nuovi cristiani e l'ormai assenza dei testimoni oculari del risorto e che, per questo, ci indica la strada della tradizione e la necessità della comunità ecclesiale come luogo privilegiato dell'incontro col Risorto, in cui il mio cuore trova la ragione della sua Fede e la professione del Credo.
Non so come vivrò la mia prossima visita al Santo Sepolcro, coniugandola con i miei desideri e curiosità, so però che la prossima volta cercherò di vedere anche io con gli occhi del cuore quella piccola stanza vuota come il luogo della mia comunione dei miei limiti umani, per prima la morte, con l'inedita gloria di Dio che, amandomi, mi vuole donare la sua eternità. Cercherò poi di darmi ragione di questa fede guardando l'umanità ferita dai tanti peccati che intorno a quel sepolcro fa scorrere la propria vita, le tante sue contraddizioni, divisioni, tradimenti ma che, nonostante tutto è lì a testimoniare, come me, che quel vedere è importante, quel posto è importante che, come Pietro, non importa se sei stato capace di rinnegare il tuo Signore perché è più importante che Lui ti abbia perdonato con la sua passione, morte e Resurrezione, lì proprio in quel posto, in quello spazio vuoto che, paradossalmente, diventa la prova più evidente della vittoria sulla morte, la mia morte, la morte di tutti gli uomini.
Un ultima cosa, dedicata a chi fa più difficoltà a credere nella Resurrezione testimoniata dalla Chiesa: Forse, un giorno, mi lascerò corrompere dal dubbio che la testimonianza della Risurrezione di Gesù che custodisce la Chiesa ed il Vangelo sono solo inganni umani, frottole per tenere in piedi un potere umano, specialmente guardando alle tante contraddizioni di cui gli uomini sono capaci, la cosa che salverà, a quel punto, la mia fede nella Risurrezione, sarà l'unica cosa logica da fare, ricordarmi che c'è un sepolcro vuoto a cui da più o meno 2000 anni uomini di ogni latitudine, condizione e cultura non solo fanno visita ma da cui si lasciano cambiare la vita, quello stesso luogo vuoto che viene annunciato a tutti gli uomini che magari non ci andranno mai ma che per esso crederanno perché è la garanzia di un altro fatto, anzi "il Fatto", che un uomo che si offrì alla morte per amore di tutti gli uomini, rivelò la sua Divinità Risorgendo dai morti, lasciando vuoto quel sepolcro, nella decisa volontà di fare di me e di tutti gli uomini un essere divino, amato ed a cui viene chiesto solo di abbandonarsi a quell'amore che lo cambierà per l'eternità e di ricambiare questo dono inaudito con l'unica moneta in uso presso Dio, amare, amare, amare!
Che male può farmi tutto questo? Che bene può farmi tutto questo?