Omelia (08-04-2012)
Giovani Missioitalia
La tomba vuota

Nel vangelo di Pasqua l'attenzione va alla scoperta della tomba vuota, il primo segno della Resurrezione. Due dei personaggi che entrano in scena il primo giorno della settimana sono Maria di Magdala e Giovanni, il discepolo che Gesù amava: erano stati col Signore fino alla fine; lo avevano visto soffrire nella Via Cruscis, dare l'ultimo respiro e appendere senza vita sul legno della croce; erano lì quando lo calarono dalla croce, accolto tra le braccia tremolanti della Madre Addolorata e poi portato nel sepolcro scavato nella roccia. Erano due persone che, col tramonto del venerdì, avevano sentito non solo la grossa mancanza di un caro amico, ma la fine di un sogno.

Maria Maddalena comunque non si rassegna, presto il mattino dopo il sabato, va ancora al sepolcro per rimpiangere il passato, ma scopre l'inatteso: "vede che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro". Di corsa va ad informare Pietro e Giovanni. Il discepolo prediletto è il più veloce ad arrivare e il primo a credere. Per l'evangelista il filo conduttore di questo episodio è la fede: infatti Il discepolo prediletto "vide e credette"; passa dal vedere il segno al credere nell'evento misterioso della Resurrezione. Comunque credo che ad attrarre la Maddalena al sepolcro e a far correre Giovanni non sia stata solo la fede, ma l'amore sperimentato dal discepolo che Gesù amava e dalla donna peccatrice perdonata, accolta e resa nuova-resuscitata da Gesù. I due non sono meglio degli altri o i privilegiati; è solo "il sapersi amato' in modo gratuito da Gesù che li attrae al sepolcro. Sono d'accordo col card. Martini quando osserva che l'evangelista sostituisca il nome di Giovanni col termine: "quello che Gesù amava non per pudore o per senso di privilegio ma perché in fondo ci dice che lui simbolizza ciascuno di noi. Questa benevolenza di Gesù non solo ha dato valore a una vita disgregata come quella della Maria di Magdala, ma la rende privilegiata di incontrare per prima il risorto e di diventare poi la prima messaggera della Buona novella. L'andare al sepolcro, il celebrare la Pasqua per noi è ancora una volta saperci amati e per questo corriamo da Lui. E con il discepolo amato e Maria di Magdala l'andare e celebrare non è rivivere di ricordi, rimpianti delle belle esperienze del passato ma avere un incontro nuovo, inatteso col Signore della vita che apre nuovi orizzonti e da speranza. È significativo per me, che a Tondo, la parrocchia vicino a noi fatta solo di baraccati della famosa "Smokey mountain" sia dedicata al "Risen Christ" (Cristo Risorto)!

Sebbene il Vangelo di Giovanni ci dica che Maria Magdala sia stata la prima ad incontrare il Risorto, trovo molto significativa una tradizione celebrativa fatta nelle Filippine nelle prime ore della Domenica di Pasqua: Salubong o Encuentro. Prima del sorgere del sole si svolge una processione con le due statue: quella del Cristo Risorto portato dagli uomini e ragazzi e quella dell'Addolorata portata dalle donne e ragazze. I due gruppi con le statue fanno due percorsi diversi e si incontrano nel sagrato o davanti alla chiesa dove un bambino/a vestito da angioletto toglie il velo nero della Madre provocando un'esplosione di gioia, applausi tra la folla numerosa e botti d'artificio. Dopo di che le due statue sono portate in chiesa e vengono messe vicino all'altare; si continua la celebrazione col canto del Gloria. Questo rito esprime la convinzione che sia stata la madre, che aveva seguito il figlio fino al Calvario e lo aveva accolto morto tra le sue braccia, la prima a ricevere la buona notizia dal risorto e a gioire per la salvezza. Perciò vorrei concludere con la preghiera del vescovo Bruno Forte messa al termine del suo messaggio per la Quaresima (2012):

"Tu primizia degli amati nel cuore dell'Amato, con Lui nascosta in Dio nella Tua carne di donna, meraviglioso pegno dell'umanità nuova, riconciliata per sempre nell'amore. Prega per noi, Maria, Vergine e Madre, Sposa e Regina, e ottienici dal Figlio Tuo e Redentore nostro una fede sempre più viva e innamorata, una speranza ardente, una carità umile e operosa, capaci di attrarre a Lui ogni cuore aperto alla verità che libera e salva. Amen. Alleluia".


Il commento è stato realizzato da padre Carlo Bittante, fdCC, Manila, Filippine.