Omelia (08-04-2012)
don Luciano Cantini
Mangiare e bere

Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni
Inizia l'annuncio dell'apostolo Pietro a Cornelio ed i suo familiari: in poche parole raccoglie l'esperienza di Gesù e con Gesù. Come è avvenuto nella rilettura in chiave di fede di tutta la storia del popolo d'Israele così come è raccolta nei libri del primo testamento, Pietro rilegge l'esperienza vissuta con il maestro come esperienza di fede.
La dimensione storica dell'evento Cristo è sottolineata dalla indicazione dei luoghi: la Galilea, Nazaret, la Giudea, Gerusalemme. Gesù della storia ha percorso quelle strade, lì ha concluso la sua esperienza terrena.

come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret
L'esperienza storica di Gesù è anche esperienza di Dio, il lui Dio manifesta la sua potenza, perché Dio era con lui.
Ma il rapporto con Gesù è stato soprattutto umano. Pietro non racconta gli insegnamenti del maestro, la sua dottrina, piuttosto descrive l'atteggiamento di compassione e di liberazione di quel Gesù che passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo.
Pietro, insieme agli apostoli, dichiara di essere il testimone privilegiato di quanto è accaduto e ne racconta sinteticamente i fatti fino alla resurrezione. Lo descrive sottolineando di aver mangiato e bevuto con lui. È questa familiarità umana che indica la predilezione del Signore nella sua manifestazione di risorto. Per quanto la resurrezione sia opera di Dio, tanto la sua manifestazione necessita di umanità, di una umanità semplice che si tesse di quotidiano.

Al mondo di oggi in cui gli effetti speciali non stupiscono più nessuno, ormai abituato alla esaltazione della potenza e a manifestazioni di ogni tipo è necessario recuperare il senso del quotidiano, dell'umanità semplice che sa mangiare e bere insieme, che sa spezzare il pane.
La quotidianità dell'umanità è il luogo della manifestazione del divino. La fatica del vivere, delle relazioni, la condivisione della vita stessa, la nostra storia umana è inscindibilmente anche storia di salvezza in cui Dio manifesta la sua presenza e la sua forza di liberazione. È necessario accogliere la storia con serena umiltà, saperne leggere i segni della rivelazione, le indicazioni che Dio ci regala per scoprire la resurrezione.

Pietro, raccontando che Gesù passò beneficando e risanando, ci racconta, in qualche modo che la resurrezione non è un atto puntuale, il fatto di un istante, ma accompagna la vita - così come la morte. Tutta la vita di Gesù è manifestazione della vita che prorompe; non necessariamente dobbiamo pensare a Lazzaro o alla vedova di Naim o alla figlia di Giairo che sono tornati in vita, ma la presenza stessa del Signore è manifestazione di resurrezione.
"Chi ama la propria vita, la perde" chi la tiene stretta per sé e non ne fa un dono la consegna inesorabilmente a quella morte che si contrappone alla vita, ma "chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna" facendo morire la vita, nella solidarietà, nella condivisione, nella liberazione si consegna alla resurrezione.