Omelia (11-01-2004) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Tutto sta a come lo viviamo noi Anche se nell'accezione greca del Nuovo Testamento il termine Battesimo designa un lavacro o un bagno per immersione, vale la pena di considerare l'impiego del medesimo termine (bapto, bautizo) in seno alla cultura ellenistica antica: esso in questa dimensione veniva impiegato per designare una "rovina", e in particolar modo indicava l'"andare in rovina" di una nave quando questa si trovava ad affondare. Mica è poi del tutto da buttare questa seconda interpretazione, ferma restando l'importanza essenziale della prima! Se noi prestiamo un attimo di attenzione alla realtà situazionale della nostra quotidianità, essa è pur sempre un procedere in mezzo ai flutti, ossia appunto un navigare boccheggiando fra i flutti verso una determinata meta; tuttavia molte volte avviene che noi ci illuda che la nostra imbarcazione (ossia il nostro essere uomini) sia bene impostata e radicata su convenienti solide basi e ci si accorge che essa è una realtà peccaminosa, che non potrà mai procedere fra le onde se non a tentoni; di conseguenza, ci avvediamo della necessità di doverci trasformare, di dover insomma cambiare "imbarcazione", vale a dire modificare l'impostazione radicale della nostra personalità in tutti gli aspetti, perfino a livello esistenziale; quindi, giacché solo Lui può operare in tal senso su di noi, lasciamo il dovuto spazio a Dio affinché intervenga per "distruggere" (rovinare appunto) la nostra condizione precaria per assumerne una del tutto rinnovata ed istituita su solide fondamenta. Questo è il senso del Battesimo: una volta che ci si accorge dello stato di peccaminosità che ci caratterizza, ci si converte e... si lascia fare a Dio. Questi attraverso la grazia sacramentale nello Spirito Santo opera una trasformazione nella nostra vita facendoci passare (parole di San Paolo) dall'uomo vecchio all'uomo nuovo; nel Battesimo siamo infatti incorporati a Cristo e partecipi del mistero della sua morte e resurrezione, e ancora della sua missione di evangelizzazione. Si diventa membra effettive di un solo Corpo, cioè della Chiesa e per ciò stesso si è innestati a Lui. Se il Battesimo di Giovanni, insomma, era un espediente necessario per la conversione in vista dell'accoglienza di Gesù Cristo e della sua parola, quello di Gesù è invece un Battesimo che ci mette in relazione diretta con lui, e poiché ci rinnova e ripristina la nostra vita su nuove basi, possiamo affermare che "santifica"... Tutto sta nel viverlo intensamente, questo nostro Battesimo. Vale a dire vivere l'entusiasmo della nostra appartenenza a Cristo quando siamo in relazione con il prossimo, apportando a tutti la gioia di essere stati chiamati a vita nuova e di camminare –ancora San Paolo che parla- alla luce dello spirito. Interessante è il monito che ci proviene dalla seconda Lettura: rinnegare i desideri mondani, vivere secondo la giustizia, la pietà e la sobrietà è garanzia di successo e di realizzazione in tutti i campi; se è vero infatti che i desideri mondani non mancano di arrecare dispersione e desolazione a motivo della loro fallacia in quanto ci illudono con le felicità passeggere degli egoismi e delle concupiscenze, le prerogative dell'amore e dell'oblazione ci fanno riscoprire il senso reale della nostra esistenza: il servire il prossimo. E per ciò stesso aiutano a riscontrare la nostra utilità apportando innumerevoli soddisfazioni. Senza volermene affatto vantare, io stesso posso affermare di avere esperito più volte che si prova molta più gioia nel dare che nel ricevere: compiere un'opera buona o un semplice servizio a beneficio del prossimo incute molta contentezza interiore e rinunciare ad una banalità per offrirsi agli altri incoraggia molto di più che crogiolarsi fra le voluttà e i piaceri. Inoltre la sobrietà, cioè la semplicità di vita nell'abbigliamento e nei consumi aiuta alla comprensione di ciò che è realmente indispensabile ed è incentivo alla considerazione delle altrui indigenze. Che dire poi della giustizia, ossia della rettitudine ed equità che si rivendica tante volte dalle Istituzioni e si pretende di riscontrare nel vissuto? Essa sorge da un fattore di disposizione interiore e dal senso della responsabilità comune per la quale è giusto che ciascuno riceva secondo il proprio bisogno, che la mia libertà termina dove inizia quella degli altri (come diceva qualcuno), e che anche nelle minime circostanze è illecito che io mi appropri di quanto per diritto spetta agli altri, o acquisisca privilegi che ad altri non sono consentiti... Non possiamo dire che abbiamo omesso nelle righe precedenti di parlare del Battesimo, giacché sulla scia di San Paolo ne abbiamo trattato in termini di effettività e concretezza operativa: se si è dibattuto in apertura sul concetto di rinnovamento, "rovina" e nuova vita è legittimo, anzi doveroso, che si continui a riflettere su tali assiomi considerando il nostro oggi. E' infatti l'atteggiamento quotidiano che attesta la nostra incorporazione a Cristo più di ogni altra cosa e la formazione alla solidarietà, alla semplicità di vita e alla giustizia dovrebbe essere obiettivo delle famiglie che accorrono nelle nostre parrocchie per fare battezzare i propri figli appena nati: sono tanti ancora i genitori e i padrini che in tale circostanza accorrono al parroco solo per soddisfare un'usanza tradizionale! Non abbiamo però ancora considerato l'elemento essenziale che motiva e fonda tutta la trattazione, e cioè il fatto che nonostante le sue perfezioni e la sua superiorità rispetto agli uomini in quanto Dio e Uomo, Cristo stesso si lascia battezzare... Lui, il Verbo Incarnato per redimere l'umanità –tale sarà l'obiezione di Giovanni- non aveva certo necessità di conversione e pertanto avrebbe potuto anche omettere di essere battezzato, tuttavia si sottopone anch'Egli alla pratica operata dal Battista ai fini di rendersi sottomesso in tutto e per tutto alla volontà del Padre. Se si legge Marco, Egli stesso valorizzerà il battesimo appena ricevuto immediatamente dopo sfidando le tentazioni del deserto e le incursioni del demonio, al quale riesce a tenere testa, e di questo battesimo recherà testimonianza nelle parole e nei fatti della sua vita pubblica. Dicevamo che Egli accetta di lasciarsi bagnare per una questione di sottomissione al Padre; ma qual è la volontà di Lui se non quella che resti sottomesso ai fini di condividere ogni cosa della realtà umana? E a quale scopo, se non per quello di recare agli stessi uomini esempio di vita e di realizzazione durature? Comprendere quindi in profondità il Battesimo del Signore equivale quindi a rinvenire che esso nella sua attualità è utile anche per noi, indipendentemente da qualsivoglia congettura teologica o intellettuale. LA PAROLA SI FA' VITA -Spunti per la riflessione- --In quali circostanze della mia vita lavorativa o altro mi riesce di comunicale con i fatti il mio essere cristiano? Mi ricordo della mia appartenenza a Cristo nel mio interagire con gli altri? --Come sono solito reagire alle immancabili insinuazioni e derisioni di quanti non approvano la mia cristiana testimonianza nelle scelte e nel modo di agire? --SECONDO ME quali sono i valori sui quali andrebbero educati i fanciulli man mano che crescono? Facciamone un "elenco" e poi rapportiamolo a quanto ci suggerisce il cristianesimo... --Mi è capitato di "fare da Padrino/Madrina" ad un nipotino, amico ecc in occasione del suo Battesimo? Che cosa ha significato questo per me? --Se ho fatto da Padrino/Madrina ad un fanciullo che oggi è cresciuto o maggiorenne, man mano che aumentavano gli anni della sua età quali sono stati (e quali sono tuttora) i miei interessi e/o sentimenti nei suoi confronti? |