Omelia (08-04-2012)
don Giovanni Berti
Il masso rotolato

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"Chi ci rotolerà via il masso...?"
È la domanda che apre il racconto della resurrezione secondo l'evangelista Marco.
Mi sono fermato su questa domanda, cercando di vedere se in qualche modo risuona anche nella mia mente e nel cuore, e nella mente e nel cuore di tante persone che conosco.
Al tempo di Gesù, le aperture delle tombe scavate nella roccia, erano chiuse solitamente da grandi pietre circolari, scolpite così in modo che si potessero rotolare per entrare o uscire. Erano pietre comunque di grande peso, e serviva veramente molta forza per spostarle, in modo che non fosse agevole aprire e chiudere.
Anche sulla tomba di Gesù è stata fatta rotolare una masso circolare per chiudere l'entrata.
La prospettiva delle donne che si recano al sepolcro è comunque molto piccola. Sono li per imbalsamare un corpo morto. La loro unica preoccupazione è poter entrare senza fatica.
Si aspettano forse un aiuto per poter entrare, ma non si aspettano certo di trovare aperta, oltre la via di accesso alla tomba, la via della vita.
In questo masso vedo le pesantezze della mia vita. Vedo quello che mi blocca nella mia generosità verso il prossimo; vedo anche la pesantezza delle mie incoerenze che appesantiscono la fede e il ministero.
In questa pietra che blocca la strada alle donne, vedo anche tutto quello che in questo tempo di crisi, blocca la speranza dei singoli e delle famiglie. Sarebbe più giusto parlare, non di "crisi" al singolare, ma di "crisi" al plurale, perché in tanti modi diversi siamo tutti colpiti... e per tutti il macigno si fa grande e difficile da spostare.
Ognuno di noi potrebbe scrivere su quella pietra la propria crisi, le proprie tristezze e pesantezze di vita e di animo. Potremmo anche scrivere quelle di persone che conosciamo e che rendono partecipi delle loro pietre spesso impossibili da spostare.
"Chi mi farà ritrovare il lavoro perduto... mentre la disoccupazione pesa come un macigno?"
"Chi ridonerà la speranza a me e alla mia famiglia, rotolando via il masso della povertà e dell'incertezza sul futuro...?"
"Chi mi ridonerà la speranza nell'amore, rotolando via i macigni delle incomprensioni e delle divisioni...?"
"Chi mi farà tornare la voglia di vivere, sollevando dal cuore la pietra pensate del lutto per la persona cara perduta...?"

E potremmo, in uno slancio di vera apertura al mondo, scrivere sulla pietra della tomba di Gesù, anche le pietre di tanti poveri del mondo che non hanno la forza nemmeno di spostare un piccolo sasso...

Le donne trovano la pietra rotolata via.
E' il primo segno di qualcosa di nuovo e ben più grande delle loro aspettative.
Trovano un segno di vita e un indirizzo nuovo per la loro ricerca. Non più la prospettiva di poter almeno entrare in una tomba con un corpo morto, ma l'annuncio di una nuova vita.
"E' risorto, non è qui..."
Non solo la pietra è spostata, ma anche per loro è riservato un alleggerimento del cuore e della vita.
Preoccupazioni, pesantezze e paure sono chiamate a dileguarsi con la resurrezione di Cristo, e davanti a loro si apre una strada nuova.
Non possiamo celebrare la Pasqua senza tener conto della pesantezza delle pietre che chiudono le strade degli uomini. Il primo passo dunque è ascoltare la domanda ("chi ci rotolerà via il masso...?") che talvolta diventa un grido angoscioso e disperato.
Celebrare la Pasqua per noi cristiani, significa allora farci coraggio, aiutandosi, per quel poco che possiamo, a rimuovere le pietre gli uni degli altri.
Celebrare la Pasqua significa però anche raccogliere l'annuncio di una nuova prospettiva e di una nuova strada che nessuna crisi, povertà e lutto possono ostacolare: Gesù è risorto, la vita vince sempre, la strada dell'amore non è mai interrotta...


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