Omelia (28-12-2003)
padre Paul Devreux
Commento Luca 2,41-52

Lo smarrimento di Gesù durante questo pellegrinaggio a Gerusalemme la dice lunga sulla vita di Gesù a Nazaret. Se i genitori si preoccupano solo al sopragiungere della sera, è segno che Gesù è abituato a stare con i parenti e amici. Non se ne sta chiuso in casa. Sin dalla giovinezza Gesù cerca il contatto con gli altri, socializza il più possibile e ama il contatto con la gente. Presto diventa la sua passione. Una passione per l'uomo che vuole incontrare e conoscere il più possibile.

Trovandosi al Tempio, al cospetto di tante persone istruite, che probabilmente non ha la possibilità d'incontrare a Nazaret, la sua passione lo prende a tale punto che non esita a mancare di carità verso i suoi genitori che si preoccupano per la sua scomparsa, pur di poter interrogare e ascoltare i dottori. Ha pure il coraggio di giustificarsi quando lo trovano, anziché chiedere scusa. Ha fatto la sua bravata da dodicenne, e questo ci fa vedere quanto questo Dio si è veramente incarnato e fatto uomo in tutto e per tutto. Non ha fatto finta d'incarnarsi.

Poi torna a Nazaret e sta loro sottomesso, ma sicuramente continua a cercare l'incontro con l'uomo, in ogni occasione che la vita gli dà. Prima di cominciare a parlare e ad insegnare, per anni Gesù ha voluto ascoltare i bisogni e le paure dell'uomo, lui compreso.

Contempliamolo ed ascoltiamolo anche noi, per scoprire ciò che ha da rivelarci; ci vorrà una vita. Persino Giuseppe a Maria, lì per lì non c'hanno capito nulla, ci vuole tempo e attenzione. Per prendere un diploma o una laurea bastano qualche anno; per conoscere Dio, non ci basta la vita terrena, ma è un cammino tutto in salita e affascinante. Rimettiamoci in cammino.