Omelia (15-04-2012)
don Roberto Seregni
Il risorto e la comunità

Il sepolcro di Cristo è vuoto, così lo hanno trovato le donne. Ma quello stesso giorno, un altro sepolcro, non conosce lo svuotamento della resurrezione.
I discepoli sono lì, a porte chiuse, sprangati nella delusione e immobilizzati dalla paura. E proprio qui, nella tomba che i discepoli si sono scavati, si fa presente il Risorto.
Provo ad immaginare i loro volti: la gioia, l'incredulità, lo stupore. Forse si aspettavano una bella ramanzina del Rabbì, forse temevano di leggere sul Suo volto la delusione per il poco coraggio dimostrato, per l'assenza nel momento più duro e per il tradimento dell' amicizia. Ma Gesù - il grande Gesù! - non porta rancore: annuncia la pace e dona lo Spirito per la remissione dei peccati.
Mi piace tantissimo questo passaggio: le nostre chiusure e le nostre paure non fermano il Risorto! La Sua luce entra nelle nostre tenebre, il Suo amore è più forte delle nostre piccolezze, la Sua presenza riempie la nostra solitudine! Il Risorto va a incrociare i suoi proprio nel loro sepolcro e li invita al cambiamento, al grande passaggio della Pasqua: dalla paura alla gioia, dal sepolcro alla strada, dalla delusione al coraggio.
Ma quel giorno Tommaso non era con i discepoli e non si fida delle loro parole. Vuole vedere e toccare. L'annuncio dei suoi compagni è preciso: "Abbiamo visto il Signore!" (Gv 20,25) e richiama alla memoria il primo incontro con Gesù: "Abbiamo trovato il Messia" (Gv 1,41). Ora i discepoli sanno che il Messia è il Signore, l'hanno visto e ascoltato. Anche Tommaso vuole fare questa esperienza del risorto, pensa di averne diritto come gli altri. Ma quando l'ottavo giorno il Signore si fa nuovamente in mezzo in mezzo a loro, Tommaso non ha bisogno di toccare le ferite e mettere le dita nei buchi dei chiodi.
Vorrei sottolineare che questo incontro tra l'apostolo dubbioso e il Risorto, avviene dentro la comunità, insieme con gli altri fratelli discepoli. Gesù non va a fargli visita in privato, a casa sua. Il luogo dell'incontro è la comunità riunita. Una comunità - mi preme sottolinearlo - che ha dovuto masticare la propria mediocrità e fare i conti con il tradimento di uno di loro.
L'incontro decisivo con il Risorto non avviene in una comunità ideale e perfetta, ma in quella in cui vivi, quella con la quale il Signore ti ha chiamato a camminare. Trovo molta gente, purtroppo, che continua ad amare la comunità dei propri sogni, quella che non esiste e che forse non esisterà mai. Chi si comporta così, anche se non se ne rende conto, fa un pessimo servizio alla crescita del Regno di Dio e alla qualità evangelica della propria comunità.

Coraggio, fratelli! E' li dove viviamo che il Signore Risorto vuole farsi incontrare.
Con quei catechisti che non sono mai contenti, con quel prete che si dimentica gli appuntamenti, con quel coro sempre un po' stonato, con il sacrestano troppo preciso, con il gruppo giovani troppo rumoroso, con i chierichetti che bevono il vin santo in sacrestia (pensavate che non vi avessi beccati!), con la nostra comunità e tutte le sue ammaccature e le sue bellezze, potremo fare l'esperienza del Signore Risorto.