Omelia (15-04-2012)
don Luciano Cantini
La fede nel dubbio

Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù
L'uomo è sempre in bilico tra il credere e non credere, "ogni uomo è composto di fede e di incredulità" (J.Sulivan). La fede è un cammino mai compiuto e costantemente in divenire ed i racconti evangelici ne sono la testimonianza. Il cammino dei discepoli stessi di Gesù, di coloro che hanno abbandonato tutto per seguirlo, ascoltarlo, toccarlo, mangiare e bere con lui, sembra non trovare mai un traguardo definitivo.
L'atteggiamento di Pietro ne è il paradigma: pronto a dare la vita per lui per rinnegarlo poco dopo. Pietro, come gli altri discepoli, si trova solo e la paura di credere o di esprimere la propria fede diventa forte; tutti si disperdono.
Dopo la resurrezione, i discepoli trovano la necessità di stare insieme, non solo i dodici - o meglio gli undici - ma i discepoli del Signore, è la Chiesa che piena di paura si rinchiude, si separa dal mondo e dalla società. Gesù si fa incontro a quella Chiesa spaventata e rinchiusa, dona la Pace, soffia su di essa lo Spirito e le affida il ministero della misericordia. La libera dalla sua paura, spalanca la sua porta chiusa gli offre uno strumento efficace di relazione con il mondo: la sua misericordia.

«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo»
La storia di Tommaso ci aiuta ad entrare nel dono e nel mistero della fede. Tommaso non c'era, non era con gli altri, non sappiamo perché forse qualche impegno, o un rinchiudersi interiormente che lo aveva separato dagli altri. Sono gli altri discepoli che lo riportano nel mezzo dell'avvenimento, ma la loro parola non basta. La fede non si comunica per mezzo di parole, c'è bisogno di una comunità il cui in Signore sia nel mezzo, con la sua pace.. Questo fanno i discepoli: danno voce alla fede, raccontano la loro esperienza, accompagnano Tommaso.
Tutto questo "servizio pastorale" è necessario ma non è sufficiente perché la fede sbocci in Tommaso; è necessaria la presenza del Signore, che mostri le sue piaghe, che doni la sua pace. Questa è la missione della Chiesa. Allora in Tommaso prorompe una espressione di fede che non ha uguali in tutto il vangelo «Mio Signore e mio Dio!»

«beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»
Eppure, fin dall'inizio del ministero di Gesù i segni visibili, i miracoli, non generano automaticamente la fede... gli scribi e i farisei rimangono nelle loro opinioni. Anche dopo la resurrezione la Maddalena che pur vede il Signore lo scambia per il giardiniere. La Fede rimane un dono, un passaggio continuo dalla frontiera del dubbio. Gesù proclama la "beatitudine" della fede. Sono beati tutti coloro che, nel dono della fede, vedono quello che con la ragione non è possibile vedere e che la natura umana non può toccare. La fede non crede alla cieca, ma si fida di Dio e della sua Parola che consente di vedere quello che altrimenti non è visibile.

perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Io sono contemporaneamente incredulo e credente; mentre il mio cuore mi dice di essere credente il mio agire è mosso dall'incredulità; mentre il dubbio mi fa ripensare mi getto in situazioni giustificabili solo dalla fede. Soltanto il Signore Gesù può pronunciare per me la beatitudine della fede.