Omelia (15-04-2012) |
padre Paul Devreux |
"La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato", Quindi siamo alla domenica di risurrezione, durante la quale, dopo l'annuncio delle donne della scomparsa del corpo di Gesù all'alba, non succede nulla e i discepoli hanno tutto il tempo per farsi mille domande. Sappiamo che hanno paura dei giudei e quindi stanno nel cenacolo a porte chiuse; immagine di una comunità che per paura si chiude al mondo, alla novità e si difende. "Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!»." Difficile immaginare quanto sono sorpresi i discepoli, ma possiamo anche immaginare che vedendolo scatta in loro un senso di colpa perché sono scappati abbandonandolo al suo destino. Si aspettano come minimo una romanzina, e invece Gesù, più grande e Signore che mai, non parla neanche di perdono, come se fosse scontato e, direttamente, gli offre la Pace, quella che solo lui, con la sua presenza può dare. "Detto questo, mostrò loro le mani e il costato"; ormai sono il suo biglietto da visita, immagine di un Dio che ama le sue creature cosi tanto da lasciarsi anche crocifiggere da loro. E come se dicesse:"Non posso farti del male ma solo del bene". "E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi»." Gesù sta parlando non solo ai dodici, ma a tutti i discepoli li riunti, e quindi anche a noi. Ci da la sua Pace e c'invita a fare le stesse cose che ha fatto lui. C'invita a parlare di suo Padre per costruire il suo regno e la condizione per poterlo fare è anzitutto perdonare i peccati, cioè "dimenticare" quelle cose che abbiamo subito dagli altri e che c'impediscono di vivere fraternamente con loro. Quelli che non riesco a perdonare, rimangono fuori forse anche per colpa del mio non perdono e non accoglienza, quindi ho una grandissima responsabilità nei loro confronti. Inutile che si vadano a confessare e che ottengano anche l'assoluzione, se poi la comunità non li accoglie. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, (che significa gemello non a caso) non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò»." Tommaso si sente escluso, dimenticato, rifiutato, perché Gesù viene proprio quando lui non c'era. Già ha sofferto molto per la morte di Gesù; ha perso la fede e la speranza in un futuro migliore. Ci rimane male e si arrabbia. Anche oggi siamo riuniti nel nome di Gesù, come i discepoli allora, e anche se la nostra comunità non è perfetta, come non era perfetta neanche la prima comunità dei discepoli che aveva già sulle spalle un traditore e un abbandono generale di Gesù, anche oggi Gesù è presente e sta in mezzo a noi. Qualcuno riesce a vederlo e riceve pace e gioia da questa presenza. Qualcuno lo vede con lo sguardo della fede, qualcun altro c'è ma non lo vede, perché non è con noi, perché la sua testa e il suo cuore sono da un'altra parte, forse alla ricerca di un sogno o di una comunità ideale che non esiste. Tommaso è gemello di tutti quelli che non ci sono. Non ci sono per mille motivi. Hanno altre cose da fare, non si sentono degni, si sono allontanati scandalizzati da qualche nostro comportamento, si vergognano o semplicemente pensano di non averne bisogno della comunità cristiana. Ma Tommaso ha anche un pregio: malgrado tutte le sue sofferenze e difficoltà a stare con questi fratelli, otto giorni dopo è ancora lì. Ed è grazie a questo che Gesù, ad un certo punto, riesce a fare breccia nel suo cuore e a farsi vedere da lui, in mezzo alla fraternità. Forse anche perché in quegli otto giorni i fratelli l'avranno accolto, ascoltato, sopportato e perdonato. Ma attenzione: Gesù non gli appare nei campi o in privato, ma in mezzo a noi, anche se indegni. Gesù dice:"Dove due o più sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro." Questo è vero anche oggi, adesso: Gesù sta in mezzo a noi. "Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!»." |