Omelia (15-04-2012)
don Giovanni Berti
Fede modello IPad

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Oggi tutto è touch...
i computer, i telefoni, i cruscotti delle macchine, le biglietterie dei treni...
Si tocca con le dita uno schermo animato, e questo "magicamente" (e soprattutto tecnologicamente) fa funzionare le cose...
Sono stato qualche tempo fa nella Basilica di Sant'Antonio a Padova, e un frate, parlando ad un gruppo di persone, esortava con insistenza i pellegrini a ripetere sulla tomba del Santo l'antico gesto del toccare la pietra tombale mentre vi si passava accanto, invocando un miracolo ed elevando preghiere. Davvero "avanti" questo Santo, ho pensato! E' un vero e proprio Santo touch... che funziona come gli schermi dei più sofisticati e moderni tablet...
Anche a Lourdes mi ha colpito la lunga fila di persone di ogni età e provenienza, che passando sotto la grotta delle apparizioni, sfiora con le dita la roccia chiedendo miracoli e recitando preghiere. E se andiamo fin nel cuore dei luoghi santi a Gerusalemme, subito entrati dal portone della basilica del Santo Sepolcro, si passa davanti ad una pietra che tutti toccano insistentemente, passandovi sopra anche fazzoletti e profumi: è la pietra sulla quale si dice sia stato deposto Gesù dopo esser stato tolto dalla croce...
Toccare, toccare e ritoccare... Dio funziona in modalità touch!
Anche Tommaso è così, e forse anche per questo è un santo così in sintonia con la nostra sensibilità di oggi.
E' il discepolo del dubbio; è il discepolo che non si accontenta della testimonianza di altri, ma vuole fare lui stesso esperienza diretta... vuole toccare con mano!

Credo che Tommaso è un po' in tutti noi, quando vogliamo toccare e ritoccare, per sentire l'esperienza di fede come qualcosa di concreto che posso toccare, e che mi tocca concretamente nella vita.
Abbiamo bisogno di materia e non solo di parole e promesse. Abbiamo bisogno di luoghi e oggetti che ci facciano sentire Dio vicino e vero. Ecco allora che nei secoli si sono moltiplicati questi luoghi e oggetti religiosi che possiamo materialmente toccare e sperimentare.
Certo, non sono qui a demolire questa lunghissima tradizione di devozione fatta di tombe da sfiorare, sangue da sciogliere e acque miracolose in cui immergersi.
Certo è che non posso fermarmi al segno, ma nel segno devo cogliere una direzione.
«Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!», dice Gesù a Tommaso e anche a me...
La fede nella concretezza del Risorto mi spinge a toccarlo la dove realmente si manifesta: nel povero da toccare e nel piccolo da accudire. Gesù risorto lo sperimento nella concretezza dell'umanità che mi si offre davanti nella vita concreta e materiale di ogni giorno.
Non serve a nulla toccare una tomba di un santo se questo non mi accende la voglia e il proposito di toccare il luogo vero dove si manifesta la potenza della vita di Dio: l'umanità.
E anche la mia vita concreta, quando diventa amore e dono, diventa manifestazione concreta di Gesù, in modo che coloro che vengono concretamente a contatto con me e "toccano" la mia vita, sentono che Dio è vicino, e riconoscono che Gesù non più morto, ma è risorto e vivente nel mondo di oggi.


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