Vedere Gesù
Da alcuni anni sono profondamente preoccupato a causa della direzione che la "barca di Pietro" sta prendendo. Il Vangelo di questa domenica mi offre l'occasione di riflettere con voi su quello che il Signore Gesù, vivo e vero, chiede alla sua comunità prima di mandarla a "predicare a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati".
La prima cosa è fare esperienza del vedere Gesù.
Penso che le nostre comunità cristiane stiano perdendo la dimensione pasquale in cui sono state chiamate a vivere la loro esistenza.
C'è stata una novità che ha trasformato l'umanità e l'universo: la Resurrezione di Gesù, il suo nuovo modo di vivere come figlio di Dio e figlio dell'Uomo.
Mi sembra invece che negli ultimi anni le nostre comunità, anche quelle nei paesi di missione, stanno vivendo la fede nel Cristo in maniera spaventata, lontane da quella gioia che sgorga dal sapere che la morte è stata vinta e che siamo stati proiettati in una dimensione eterna attraverso la passione, la morte e la risurrezione di Gesù, il Signore.
Siamo turbati e sorgono dubbi nel nostro cuore perché abbiamo distolto lo sguardo dalle mani, dai piedi e dal fianco del crocifisso-risorto, non siamo più capaci di vederlo e di toccarlo.
Stiamo volgendo il nostro sguardo e le nostre mani verso un mondo a cui non dovremmo appartenere, cerchiamo di procurarci allucinogeni per darci coraggio, produciamo megashows per riempire lo spazio vuoto creatosi con la perdita della visione del Presente e Vivente.
I nostri sguardi si posano con soddisfazione e piacere su quello che non è centrale nella vita del cristiano: godiamo di essere spettatori e non protagonisti dell'evento centrale della nostra trasformata esistenza, Cristo vincitore della morte e autore di nostra nuova vita.
Ho notato con sorpresa l'attenzione che i "creatori" di moda ecclesiastica pongono su quello che bisogna indossare nelle liturgie trasmesse "urbi et orbi", lo sforzo delle telecamere a far notare quanti VIP sono presenti alle celebrazioni "romane", allo sfarzo insulso di ori, argenti e pietre preziose in un momento in cui il mondo sta attraversando uno dei momenti economici più difficili della storia umana.
È tempo di tornare alla Parola, a Colui che è la Parola Viva e Presente, a Cristo Risorto che apre la mente all'intelligenza delle Scritture e non alla moda della cultura di questo secolo.
C'è tanto sforzo a condannare il secolarismo, papa, vescovi e benpensanti di vecchia tradizione danno la colpa di tutto quello che sta accadendo a questo "male", eppure nelle nostre celebrazioni ci adattiamo perfettamente a questo secolo e facciamo le stesse cose che i registi e gli sceneggiatori di programmi televisivi e di telenovele fanno e anche meglio di noi.
Non è tempo di tornare indietro, ma tempo di seguire il Signore che avanza verso la pienezza di vita portando tutto e tutti alla gloria vivente del Padre.
Le nostre comunità cristiane devono imparare a vivere ogni istante nella luce gloriosa della risurrezione, devono lasciarsi avvicinare dal Vivente, ascoltare con gioia la Parola che fa scaturire la Vita e essere testimoni di perdono e misericordia.
In questo angolo sperduto del mondo, la Papua Nuova Guinea, la sola cosa che conta è la gioia che scaturisce dal perdono, dalla riconciliazione.
Le persone con cui vivo vogliono ascoltare parole gravide di speranza di vita, non vogliono discorsi che dilettano solo coloro che ne conoscono i codici interpretativi.
Quello che sta riducendo le nostre comunità a circoli ricreativi e a clubs per persone sole è la ricerca di benessere e potere.
Giriamo intorno, cerchiamo il Signore! È lì, proprio di fronte a noi e ci dice di toccarlo e fare esperienza delle sue piaghe. Ci chiede di ascoltarlo perché le nostre menti si possano aprire allo stupore dell'amore rivelato e vincitore della morte.
A tutti noi viene chiesto di partire non per un altro viaggio, ma per raggiungere quelli che aspettano di vedere il Signore e non sanno dove andare perché i loro occhi hanno bisogno di una vista nuova, capace di vedere il Signore, la fede!
Lasciamoci rivestire di potenza dall'alto per andare dove egli ci conduce, senza fare contratti che sanno solo frenare la vigoria dell'incanto della vita nuova.
Il commento è di padre Ciro Biondi, mssionario del PIME in Papua Nuova Guinea.
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