Omelia (22-04-2012)
Omelie.org (bambini)


"Troppo bello per essere vero!". Sono certa che tutti voi bambini avete ripetuto un sacco di volte questa frase! Provate a pensare, per qualche momento, a quando è successo, per quali motivi, in quali situazioni...
Sicuramente, quando si dice una frase così, si sta vivendo una gioia talmente grande che sembra un sogno! Poi, il più delle volte, ci si rende conto che non è un sogno ma che è il Signore che ci vuole felici e che ci è sempre vicino con i suoi doni e col suo amore. L'importante è saperLo riconoscere, fidarsi di Lui, credere alle Sue parole perché il Vangelo è Parola che dona felicità.
Anche gli apostoli, nel brano di oggi, sembrano dire "Troppo bello per essere vero!". Erano tutti assieme la sera di Pasqua ed erano tristi perché il loro Maestro non era più con loro. Gesù ad un certo punto si presenta dicendo:"Pace a voi!". "Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma"... Troppo bello per essere vero!
Vista la loro incredulità, Gesù parla con loro, mostra le sue mani e i suoi piedi con le ferite della passione, si fa toccare ma, per la gioia, non credono ancora e sono pieni di stupore. Allora Gesù mangia anche del pesce arrostito con loro... un fantasma questo non lo può fare!
Gesù era morto, e questo gli apostoli l'avevano visto; era risorto, e questo lo avevano riferito le donne che non lo avevano più trovato nel sepolcro; era vivo, e questo lo avevano raccontato anche i due discepoli ritornati da Emmaus che lo avevano riconosciuto nello spezzare il pane...
Quella sera, però, era la prima volta che si faceva vedere davanti a loro in carne ed ossa ed il loro stupore era troppo grande!
Vorrei, bambini, fare un qualcosa di molto importante con voi. Ci mettiamo tutti in silenzio e uno di voi rilegge lentamente questo brano del Vangelo. Gli altri si concentrano il più possibile e, con la mente, si trasferiscono nel cenacolo, proprio in quel luogo in cui Gesù è andato a trovare i suoi amici...
Ora che abbiamo rivissuto quei momenti, entriamo nei pensieri e nelle azioni dei discepoli...
Che cosa avresti fatto o detto tu Elisa? E tu Antonio? E tu Massimo? E tu, e tu, e tu...
Credo che tutti noi ci saremmo comportati come gli apostoli! E' molto bello ed umano infatti il loro modo di reagire, la loro paura, il loro stupore, la loro gioia, ma ancora più bello e grande è vedere la loro trasformazione: da persone incredule, sono diventate persone credenti.
E Gesù dice loro:" Di questo voi siete testimoni".
Ho portato qui oggi il vocabolario perché voglio leggere assieme a voi il significato della parola "testimone": "Persona che, assistendo, avendo assistito o essendo comunque a conoscenza di un fatto, può attestarlo, cioè affermarne pubblicamente la veridicità o dichiarare come esso realmente si è svolto".
Ora torniamo alle parole che Gesù dice agli apostoli: "Di questo voi siete testimoni". Ma cosa dovevano testimoniare?
Che Gesù è morto e risorto per la salvezza di tutti gli uomini.
Caspita bambini ... che compito difficile hanno ricevuto! Essi vivevano ancora nascosti dopo la morte di Gesù perché avevano paura di essere riconosciuti dalle autorità come suoi discepoli e Gesù li manda fuori ad annunciare che è risuscitato dai morti il terzo giorno, a predicare a tutti, nel suo nome, la conversione e il perdono dei peccati, cominciando proprio da lì, da Gerusalemme!!!
Chi l'avrebbe mai detto... gli apostoli fecero proprio quello che Gesù aveva chiesto loro. Lo fecero perché avevano visto e di questo dovevano essere testimoni.
La loro testimonianza li portò al martirio ma fece sì che, in poco tempo, il vangelo fosse annunciato a tutto il mondo portando a tutti l'amore di Dio.
E come hanno testimoniato? Con le parole certamente, perché sono andati a predicare il Vangelo fino agli estremi confini della terra, ma soprattutto con la loro vita.
Gesù non parlava molto di amore... lo viveva.
E' questa la testimonianza che viene chiesta anche a voi: vivere come viveva Gesù.
Avete un Vangelo? Bene. Il modo più bello ed intenso per capire come viveva Gesù è leggerne pezzettino al giorno. Leggere non solo con la mente ma anche col cuore, con la volontà, con tutto ciò che noi siamo, essendo disposti ad accogliere e fare nostre le parole di Gesù.
Accogliere è ascoltare, è lasciarsi abbracciare dalla Parola di Dio come vi lasciate abbracciare dalle persone che vi vogliono bene: il Vangelo è l'abbraccio di Dio. "Accogliere" è anche credere profondamente che tutto quello che gli evangelisti scrivono è vero: noi non c'eravamo, ma i testimoni affermano questa verità e ce la trasmettono come dono.
Fare nostre le parole di Gesù significa farle entrare così profondamente in noi che qualsiasi nostra azione diventa "specchio" della Parola di Dio che abita il nostro cuore.
La conseguenza del'"accogliere" e del "fare nostre" è il testimoniare: solo quando siamo capaci di amare, di perdonare, di essere nella gioia, Gesù è davvero risorto e vivo in noi. Solo quando è risorto e vivo in noi siamo in grado di testimoniarlo agli altri.
Non abbiate paura, bambini, di essere testimoni di Gesù risorto! Il Signore ci è vicino in questo cammino e ci viene incontro ogni giorno! In mille modi diversi...

"Un giorno, il santo russo Dimitri camminava in fretta perché aveva un appuntamento con Dio. Lungo il cammino incontrò un povero carrettiere che non riusciva a riportare sulla strada il suo carro che si era rovesciato nel torrente. Dimitri non sapeva se fermarsi per aiutare l'uomo o proseguire velocemente per non arrivare in ritardo al suo unico ed imperdibile appuntamento. Il suo cuore decise di aiutare quel povero uomo e poi di corsa, stanco e senza fiato, arrivò al posto in cui doveva incontrare Dio. Dio non c'era. Forse si era stancato di aspettare e se n'era andato....
Dimitri si sedette, piangendo, sul ciglio della strada. Dopo un po' passò il carrettiere che, vedendolo così abbattuto, si sedette accanto a lui, lo guardò con occhi pieni di dolce comprensione, prese dalla bisaccia una pagnotta, la divise in due e gliene porse metà, dicendo: "Dimitri...".
Con il cuore in subbuglio, Dimitri capì. Abbracciò l'uomo piangendo di felicità e disse: "Dio mio, eri tu! Mi eri venuto incontro...".
Commento a cura di Maria Teresa Visonà