Omelia (22-04-2012)
Gaetano Salvati
Solo l'Amore

"Il Signore fa prodigi per il suo fedele" (Sal 4,4). Il versetto del Salmo illustra bene ciò che il Risorto fà per i suoi discepoli: dona la forza per seguirlo (la fede) e la capacità di riconoscersi bisognosi del Suo amore (conversione). Sia la fede che la conversione, conducono l'uomo verso la vera vita, quella eterna. Per intraprendere un tale cammino, è opportuno rimanere in silenzio, e lasciare che il Signore entri nel nostro cuore: le Sue parole e i Suoi gesti aprono "la mente verso la comprensione" (Lc 24,45) del disegno di salvezza di Dio per noi. Tacere di fronte al dubbio, non significa che l'uomo rimane un semplice recettore passivo della grazia divina, oppure che non è capace dell'Altro; ma, denota che egli da solo non riesce a trovare una risposta di senso alla sua esistenza. Ecco allora che il Dio rivelato a pasqua si mostra dolcemente alla creatura quale Vivente nel Padre. San Luca organizza questo progressivo avvicinamento e riconoscimento del Signore risorto all'uomo, narrando la Sua apparizione ai discepoli. Questi, nonostante i preannunci della risurrezione del Salvatore (v.v. 30-31), e persino dopo che Egli è apparso loro risorto (v.v. 37), continuano a non capire (v.41). Quindi, il Maesto comincia a spiegare (togliere il velo) ai discepoli ogni cosa che si riferiva a Lui nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi (v.44). Ora, i discepoli intuiscono che la Scrittura trova compimento nella passione, morte e risurrezione di Gesù di Nazaret. Essi, infatti, leggendo gli indizi della risurrezione alla luce del progetto divino annunciato nelle Scritture, comprendono, e divengono testimoni, che la storia dell'uomo è unita con quella di Dio. In Cristo risorto, la storia umana diviene storia redenta, l'opportunità per l'uomo di risollevarsi dalle cadute (v.47), incontrare il Signore e non vagare nelle tenebre di una ricerca infruttuosa della verità.
Ma, a che punto sta la nostra comprensione e la nostra apertura ai doni pasquali?
San Giovanni, a riguardo, nella seconda lettura, ci dà un criterio di discernimento assoluto per fare il punto sulla nostra comprensione: "in Lui l'amore di Dio è veramente perfetto" (1Gv 2,5). Certamente, non bisogna ridurre questa perfezione al semplice aspetto morale. Il Redentore ama l'uomo, tanto da offrirsi come cibo a noi. Nella Sua carne, la creatura ha ritrovato la comunione con il Creatore: "toccatemi" (Lc 24,39), cioè offro la mia vita, il mio corpo per stare vicino all'uomo.
Dunque, solo l'Amore, concreto, da toccare, sincero, che fa la volontà del Padre, dà inizio al nostro itinerario di fede, e dà senso al nostro essere cristiani: qui ci parla il Risorto, e qui inizia il discepolato. Amen.