Omelia (22-04-2012) |
don Luigi Trapelli |
Missionari di un Vangelo vivo Il brano del Vangelo di Luca è nella struttura molto semplice. Il Signore risorto appare ai discepoli, si fa riconoscere, mangia con loro, li istruisce e si congeda da loro. Ma se si analizza il brano dal punto di vista dei discepoli, si scopre un autentico cammino di fede che sfocia in una fede matura e consapevole. Gesù appare ai discepoli e si fa riconoscere, poiché lo pensano un fantasma. L'invito a toccare i segni della passione, significa che è la stessa persona, anche se in una condizione diversa. I discepoli sono a metà tra la meraviglia e l'incredulità. Li invita a mangiare del pesce per proseguire quella comunione tra il Maestro e i discepoli. Gesù è ancora in relazione con i discepoli, anche se le modalità di relazione sono diverse. Davanti all'incredulità, Gesù li vuole istruire. Ripercorre le tappe della prima alleanza e la sua attività pubblica. Parte dalla vita, dalla sua realtà, per ritornare alla Parola. Gesù li invia in missione. Gesù non apparirà totalmente come Messia se non quando il Vangelo e la salvezza siano portati a tutti gli uomini. Tra l'istruzione di Cristo e la predicazione degli apostoli non vi è alcuna differenza. Il dono dello Spirito sarà per i discepoli la forza per iniziare tale testimonianza a partire da Gerusalemme. Provo ad attualizzare il testo. 1) La vera maturazione della fede avviene solo nella dimensione missionaria della Pasqua. Ogni uomo è destinatario di tale salvezza. Il primo preoccupato della missione è Cristo stesso e la Chiesa è la mediatrice di tale salvezza. Per questo la salvezza opera anche al di fuori della Chiesa, perché il Risorto agisce silenziosamente nel cuore di ogni uomo. Compito della Chiesa non è quello di creare la salvezza, ma far sì che i germi che lo Spirito suscita siano portati a pienezza. La salvezza, infatti, non è mai un fatto isolato, ma si vive in un contesto comunitario. 2) La comunità cristiana è chiamata oggi a irradiare questo grande messaggio che porta gioia e speranza. Di fronte alla crisi che ci ha investito a tutti i livelli, siamo chiamati a celebrare una salvezza che ha cambiato il nostro modo di vedere la vita. Diventare autentici testimoni del Risorto, non avendo dei paraocchi, ma affrontando nella gioia del Risorto la dura realtà della vita. Proprio chi sa gioire delle piccole cose, impara la saggezza del vivere. Chi sa gioire della presenza del fratello e della sorella che vive accanto, comprende il significato di amare una persona. Chi sa comprendere la chiesa come esperienza di vita e di gioia, coglie il valore del celebrare ogni settimana la Messa. Operando nelle piccole realtà quotidiane, nelle pieghe del nostro vissuto, che sono le componenti essenziali del nostro esistere. La gioia che proviene dal Risorto siamo chiamati a testimoniarla perché Gesù sia il Messia per ogni persona. Un Messia che ci offre il dono più grande: la Sua salvezza. |