Omelia (25-01-2004)
don Romeo Maggioni
Oggi si è adempiuta questa scrittura

Oggi la domanda che ci poniamo è questa: che cosa è il vangelo di Gesù? Luca - il cui vangelo iniziamo oggi a leggere in modo continuo - ce ne dà una risposta fin dall'inizio.
Nella sua forma scritta il vangelo - o i vangeli - sono la relazione documentata della storia di Gesù di Nazaret, frutto di ricerche e testimonianze oculari; nel suo contenuto il vangelo è l'annuncio di una liberazione, promessa dalla Scrittura e attuata dal Cristo, l'inviato da Dio consacrato nello Spirito.
Sono puntualizzazioni utili per noi che ogni domenica qui veniamo a misurare la nostra vita su questo vangelo di Gesù.

1) I VANGELI

Nel prologo del suo vangelo Luca dichiara subito il suo intento: "rendere conto della solidità degli insegnamenti" che abbiamo ricevuto. Mira proprio a confermare la nostra fede con un racconto preciso e sicuro di quello che Gesù ha detto e ha fatto, quale radice storica di quanto di Dio e di noi crediamo e viviamo. Si tratta di "avvenimenti successi, trasmessi da coloro che ne furono testimoni fin da principio", e per di più raccolti "in un resoconto ordinato", dopo "ricerche accurate su ogni circostanza". Luca aveva fatto degli studi - era medico - in una città, Antiochia, che era la terza città dell'impero per importanza e cultura; un uomo che dà affidabilità scientifica e che si pone con atteggiamento critico di fronte alle informazioni che ci vuol trasmettere.

Il vangelo allora è anzitutto un FATTO, un insieme di fatti ed avvenimenti capitati nella nostra storia e dei quali veniamo a conoscenza per testimonianza diretta di chi "ha visto coi propri occhi, ha ascoltato coi propri orecchi, ha toccato con le proprie mani" (1Gv 1,1). La fede cristiana non è una teoria, un mito, una elaborazione filosofica, ma è un fatto concreto e costatato: di un uomo, Gesù di Nazaret, che ha dimostrato di essere Dio in persona, per i miracoli che ha compiuto, la dottrina sublime che ha insegnato, il potere sul male e sul demonio che ha dimostrato, il suo particolare modo di affrontare la morte e alla fine soprattutto per la sua risurrezione. Ne aveva ben coscienza quando diceva: "Chi vede me vede il Padre; io e il Padre siamo una cosa sola".

E se ne sono convinti i suoi discepoli quando se lo sono visto vivo davanti dopo d'averlo messo al cimitero; ed era proprio lui! Non seppero che dirgli, con Tommaso: "Mio Signore e mio Dio".
Del resto ripetutamente il vangelo sottolinea come l'attività di Gesù si sia svolta in mezzo a tutta la gente e sia stato un fatto pubblico: "la sua fama si diffuse in tutta la regione; insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi". I vangeli, che raccolgono la primitiva testimonianza e la predicazione degli apostoli, sono documenti che sono passati al vaglio di una verifica pubblica da parte di amici, gelosi della verità, e di nemici che certamente avrebbero sconfessato cose non realmente avvenute. L'analisi critica che se ne fa oggi rivela una piena conformità all'ambiente palestinese dell'epoca, sussidiata da una abbondante ricerca archeologica, e ci conferma sulla storicità e veracità di questi testi sui quali poggiamo la nostra certezza di fede in Gesù, Figlio di Dio, nostro Salvatore.

2) IL VANGELO

E proprio Gesù come Salvatore è il contenuto sintetico dell'evangelo, cioè di questo "lieto messaggio" che noi riceviamo dagli apostoli, e che siamo chiamati a trasmettere a "tutti gli uomini fino agli estremi confini della terra". Gesù lo proclama fin dall'inizio del suo ministero, là a Nazaret dove, letta la pagina di Isaia, dice: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". Oggi, con la mia persona, con quel che inizio a fare e a dire, il Regno di Dio è qui, è in mezzo a voi, inizia la sua azione di liberazione da ogni forma di male e schiavitù che opprime l'uomo: "per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore".

La signoria di Dio e la sua premura per gli uomini si rendono manifeste nell'agire di questo Gesù di Nazaret che effettivamente ridà la vista ai ciechi, l'udito ai sordi, la guarigione agli infermi, il perdono ai peccatori e la vita ai morti!
Citando Isaia, era un modo per dichiararsi quel Messia promesso cui le profezie facevano riferimento. Gesù non spunta come fungo isolato: è invece il vertice di una lunga rivelazione divina, di un graduale esporsi di Dio sulla storia di noi uomini per rivelare di Sé un volto sempre più misericordioso e per l'uomo un disegno di salvezza. Gesù è il "sì" di Dio al grido dell'uomo che cerca aiuto, e il compimento di impegni assunti da Dio nei confronti del suo popolo. Il sigillo dello Spirito, ricevuto al Giordano, lo ha consacrato strumento definitivo di salvezza che attua nell'oggi di sempre l'agire di Dio nella storia.

E questo oggi tocca anche noi; quando ci raggiunge la sua parola e ci toccano i suoi gesti nelle forme sacramentali, accade oggi per noi quel che Gesù aveva allora iniziato a fare a nome di Dio. Oggi per noi che siamo qui a Messa - parola e sacramento - si attua quella liberazione del cuore, quel tempo di grazia che trasforma la nostra vita e il nostro destino aprendolo alla comunione con Dio. E' l'oggi dell'azione liturgica, quale vestito modesto di parole e riti umani, ma nei quali e attraverso i quali agisce Cristo stesso tramite il suo Spirito, per portare a destinazione personalizzata ed efficace l'opera di salvezza storica da lui compiuta. Credere alla Parola e lasciarsi toccare dal sacramento è oggi la forma voluta da Cristo per la nostra salvezza: "Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo" (Mc 16,16).

Leggiamo nella prima lettura che mentre i leviti proclamavano la Parola di Dio, il popolo piangeva commosso; ma gli fu subito detto: "Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza".
E' veramente così: il messaggio evangelico è buona notizia, è fonte di gioia interiore, per chi scopre l'amore di Dio e vi si abbandona, perché radica la nostra sicurezza sulla fedeltà e misericordia di Dio, perché ci offre un progetto di vita che va oltre ogni nostro sogno e conquista; il tutto come dono e azione dello Spirito che attua la nostra trasformazione. Dirà un giorno san Paolo che "i frutti dello Spirito sono appunto amore, gioia e pace" (Gal 5,22). Ci conceda il Signore la gioia del vangelo e del nostro credervi!