Omelia (06-05-2012) |
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Ancora una volta il nostro Maestro e Signore lascia correre la sua fantasia così ricca per creare una nuova parabola. Stavolta parla della vite: della pianta della vite e dei suoi rami, i tralci; del grappolo e delle radici che lo nutrono. Usa un'immagine semplice: se il tralcio non è unito alla pianta, da solo non può dare frutto. Secca e muore. Se invece resta unito alla pianta, riceve il giusto nutrimento e porta molto frutto. Anche noi che non siamo contadini, capiamo subito questo paragone: se il ramo non resta unito alla pianta che gli dona il nutrimento, in breve tempo secca e non c'è possibilità che dia dei frutti. Il Maestro Gesù stabilisce un paragone: "Io sono la vera vite, voi siete i tralci." Semplice, no? Se Lui è come la vite, noi siamo come i rami sottili di questa pianta, i tralci. E se non siamo ben collegati alla vite che è Gesù, finiremo con l'appassire. Il nostro Rabbi afferma con sicurezza e decisione: "Senza di me non potete far nulla." Certe volte, pensiamo sì di aver bisogno dell'aiuto di Dio, di aver bisogno della sua forza, di aver bisogno della sua Grazia, ma non sempre ci rendiamo conto di quanto abbiamo bisogno di Lui. Non possiamo vivere senza di Lui, non possiamo esistere. Veramente, senza di Lui non possiamo far nulla. Questa frase mi ha fatto tornare in mente una storia, che mi hanno raccontato parecchi anni fa. Mettevi comodi, che ve la racconto. C'era una volta un vecchio saggio, che viveva su una spiaggia remota, lontana da tutto, in una baracca proprio vicino al mare. Chi aveva bisogno di un consiglio, intraprendeva il lungo viaggio che conduceva fino al saggio e gli rivolgeva la sua domanda. Una mattina di sole, calda e profumata di salsedine, si presentò un giovane, dall'aria decisa: - Saggio vecchio - cominciò - sono venuto da te per sapere come fare ad essere felice nella mia vita!- Il vecchio, silenzioso, prese il suo retino da pesca e si avviò verso il mare; entrò in acqua, finché non fu immerso fino alle ginocchia, e se ne stette lì, ad osservare il fondo attraverso l'acqua limpidissima, in attesa di veder passare un pesce. Il giovanotto non si perse d'animo: entrò in acqua anche lui, raggiunse il vecchio e ripetè la sua domanda: - Vecchio saggio, cosa devo fare per essere felice nella mia vita? - Il saggio lo guardò e finalmente rispose: - E' facile raggiungere la felicità: basta ottenere ciò che si desidera di più, ciò di cui non si può fare a meno. - Il giovane annuì lentamente, ma non capiva bene come le parole del vecchio potessero aiutarlo. Il vecchio saggio riprese: - Qual è la cosa che desideri di più? Di cosa non puoi fare assolutamente a meno? Senza cosa, non puoi vivere? - L'altro sospirò: non era una domanda facile! - Sono tante le cose che desidero, quelle che mi sembrano irrinunciabili... Per esempio, l'amore di una bella donna, e poi la ricchezza, certo, ci vuole anche quella, altrimenti come si fa a vivere bene... - riflettè ancora un istante e proseguì - E la salute? non si può fare a meno della salute, certo che no!... Ma tra i miei desideri profondi c'è anche quello di essere ammirato, di avere successo, di essere al di sopra degli altri... - Mentre ancora parlava, assorto nei suoi pensieri, fissando l'orizzonte azzurro, fu preso alla sprovvista da un gesto brusco del vecchio, che lo spinse, lo fece cadere e con la mano gli tenne la testa sott'acqua. Il povero giovane provò a trattenere il respiro, ma dopo pochi istanti si sentì morire: cominciò ad agitare le braccia, a scalciare con forza, per cercare di tornare a galla... Il saggio lo lasciò andare e il ragazzo si tirò su a fatica, sputacchiando acqua salata e tossendo a più non posso. Era fradicio, con il volto rosso e gli occhi gli lacrimavano. Il vecchio saggio gli domandò con dolcezza: - Mio giovane amico, che cosa hai desiderato di più, mentre ti tenevo la testa sott'acqua? - - Aria - sussurrò l'altro, ancora senza fiato. - E di cosa non potevi assolutamente fare a meno in quel momento? - chiese ancora il vecchio saggio, sempre con gentilezza. - Aria - ripetè il giovane, con voce un pochino più forte, ora che si stava riprendendo. - Bene - concluse il saggio - Va' e sii felice, mio giovane amico: perché se la cosa che desideri di più è l'aria, tutta la Terra intorno a te ne è piena. Se l'aria è ciò di cui non puoi fare assolutamente a meno, sii felice, perché ne avrai a sazietà, fino all'ultimo dei tuoi respiri! Puoi cominciare ad essere felice fin da questo istante, perché il tuo più grande desiderio si sta già realizzando e il tuo bisogno irrinunciabile è già soddisfatto! Chi è più felice di te? - Con un sorriso sereno, il vecchio tornò al suo retino da pesca e non aggiunse altre parole. Ora, lo chiedo sottovoce, quando il saggio ha chiesto di cosa non si può fare a meno per vivere, voi avevate pensato proprio all'aria? Siate sinceri... Io, in verità, proprio no! È talmente ovvio, per noi, avere intorno l'aria da respirare, che non la consideriamo neppure una ricchezza, non ci sembra possa essere bellissimo avere aria fresca e pulita che ci riempie di continuo i polmoni... Il giovane della storia, cercava la sua felicità in qualcosa di grande, di importante... ma non può esserci gioia, se manca ciò che è essenziale e indispensabile, come l'aria per respirare e vivere! Con Dio, molte volte, è un poco come per l'aria: rischiamo di darlo per scontato, di pensare che è ovvio che Lui ci ricolmi di doni e di attenzione, fino a non considerare più un regalo specialissimo il suo amore per noi. E invece abbiamo bisogno di Lui, come abbiamo bisogno dell'aria per respirare. Per questo, nel Vangelo di oggi, Gesù dice: senza di me, è come se vi mancasse il respiro, come se vi togliessero l'aria. Senza di me, non potete fare nulla. Quante volte, la sera, pregando, o quando al mattino vedo sorgere l'alba, mentre in auto vado a lavorare, mi ritrovo a pensare a tutti coloro che non hanno il dono della fede, che non credono in Dio. Mi domando come sia la loro vita, senza la certezza di essere pensati, amati, custoditi, dalla mano soave e potente di Dio. Questa è la nostra grande forza: che sempre, sempre, sempre, siamo accompagnati dall'amore di Dio. Anche se dovessimo trovarci nella prigione più buia e nascosta o nel luogo più segreto; anche nella solitudine più totale, sapremmo sempre di non essere abbandonati, perché su di noi c'è sempre lo sguardo pieno d'amore di Dio Padre. Anche se tutti al mondo si dimenticassero di noi, anche se nessuno più ci dimostrasse amore o benevolenza, la nostra vita non sarebbe arida, perché avremmo la certezza dell'amore di Dio, personale, unico, che ci chiama per nome, che ha dei sogni per noi, che stima le nostre capacità e fa il tifo per ogni nostro progetto di bene. Non è stupendo?! non è bellissimo sapere di essere al centro del cuore di Dio?! Allora viviamo con gratitudine ogni singolo istante, cominciando da questa Eucaristia. E preghiamo con gioia: Sì, Gesù, hai proprio ragione: senza di te, non possiamo far nulla. Senza di te, non riusciremmo ad andare avanti. Ci sommergerebbe la paura per ogni piccola cosa. Ci sentiremmo schiacciati dalla solitudine e dalla tristezza per ogni più piccolo sgarbo, per ogni banale contrattempo, per ogni robetta da nulla... Senza di te, non sapremmo sognare il futuro, né riconoscere la nostra strada nella vita, né osare progetti coraggiosi... Senza di te, non riusciremmo a trovare il coraggio per voler bene, a cercare la forza per perdonare, a rinnovare lo slancio per condividere le nostre piccole e grandi ricchezze. Senza di te, ci mancherebbe il respiro dell'anima. Vogliamo restare con te, sempre: uniti a te, come i tralci alla vite. Amen. Commento a cura di Daniela De Simeis |