Omelia (06-05-2012) |
don Roberto Rossi |
Uniti a Cristo Gesù, come i tralci alla vite Gesù ci fa conoscere più profondamente la sua vita e la sua unione con noi e in questa unità di esistenza ci immette e ci coinvolge. Se c'era bisogno di accentuare ancora di più l'intensità di un rapporto, dopo l'immagine del buon pastore e le pecore, ecco quella della vite e i tralci. Ancor più convincente se si pensa che è stata pronunciata da Gesù la sera prima di morire. Lui è il buon pastore che ci guida, ci parla, ci protegge, ci porta in salvo. Oggi ci dice: Lui è la vite e noi i tralci: una cosa sola, anche se senza la vite i tralci non ci sarebbero. E tutto nel progetto del Padre: "Il padre è l'agricoltore". Ai tralci arriva la stessa linfa vitale che sale dal tronco della vite. A noi arriva la vita di Gesù, la forza della sua risurrezione. Dobbiamo sentire indispensabile questa unione profonda, e nello stesso tempo semplice, con Gesù. Per questo Lui ci invita caldamente: "Rimanete nel mio amore. Rimanete in me e io in voi". Io porterò frutto, costruirò bene la mia vita, solo se rimango unito a Cristo, vite alla quale, io tralcio, devo rimanere attaccato. Con molta bontà e chiarezza Gesù ci dice che se non rimaniamo uniti a Lui non possiamo portare frutto, non possiamo costruire in maniera buona e solida la nostra esistenza. "Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto": possiamo pensare alla vita di tutte le persone buone, piccoli e grandi, semplici o importanti, possiamo pensare a tutti i santi e di quali opere sono stati capaci. Certo l'affermazione di Gesù è molto forte: Senza di me non potete fare nulla. Io potrei illudermi, anzi ho spesso la tentazione di fare da solo e di voler fare da solo, ma dove arrivo? Potrei fare qualcosa se non si fosse il sole? Non riuscirei neanche ad esistere. Cristo Gesù è il sole vero, unico, per la vita del mondo, per la vita delle persone. Devo imparare a vivere molto unito a Cristo, a stare attaccato sempre, a stare attaccato a Lui e agli altri tralci. E se riesco a vivere così, avrò la gioia di tutte le cose belle e buone che lui mi dà la forza e la possibilità di realizzare. "Chiedete quello che volete e vi sarà dato". Il progetto, la gioia, la gloria del Padre è che portiamo frutti abbondanti, come discepoli di Gesù. C'è un altro aspetto che viene ricordato: la recisione e la potatura. Il tralcio che non porta frutto viene tagliato, si secca e viene bruciato: è una sorte che deve far riflettere. Il tralcio che porta frutto, l'agricoltore, il Padre, lo pota perché porti più frutto. Cosa può essere in noi la potatura? La potatura è sempre un taglio, una sofferenza, un sacrificio. Ma tutto questo non è fine a se stesso, è per un frutto più abbondante. Non è un castigo, ma la possibilità di una vita che realizza in pienezza il suo scopo. Nella nostra esistenza può essere difficile comprendere, accettare i sacrifici, le sofferenze, le croci. Dio è amore, sempre. Possiamo vivere e offrire ogni potatura e renderla strumento di santificazione, di frutti di vita buona sulla terra e di frutti di vita eterna. Certo, occorre tutto l'aiuto della grazia del Signore. I santi e tante persone buone sono vissuti così, nell'amore al Signore, nell'amore al prossimo, nella santificazione di ogni impegno e di ogni sacrificio. Ma sono le persone veramente realizzate. |