Omelia (06-05-2012) |
padre Paul Devreux |
Gesù si presenta come la vite. Quando nella Bibbia si fa riferimento alla vigna, si pensa a quella piantata da Dio, e cioè il suo popolo Israele, ma Gesù non dice di essere la vigna ma la vite, cioè un ceppo unico, dal quale partono i tralci capaci di portare frutto. Il Padre taglia e pota questi tralci con l'amore che ogni vignaiolo ha per la sua vigna, affinché produca frutti buoni, e questa è la buona notizia. Noi siamo i tralci che il Padre desidera aiutare a portare frutti buoni, affinché possiamo realizzarci ed essere creature felici. Tagliare e potare è la stessa cosa; sono attenzioni, gesti di premura. Lui non vuole separare i buoni dai cattivi, ne tanto meno mandare i suoi figli all'inferno. Desidera solo aiutarci e la forbice che usa è la Parola, la quale è più tagliente di qualsiasi altra cosa e svela le intenzioni dei cuori. Se l'ascoltiamo vediamo subito cosa in noi ci aiuta ad amare e a fare del bene, e cosa è di ostacolo e va eliminato. Insisto col dire che Dio non ci ordina di portare frutto, ne di rimanere legati a lui, ma lo desidera per noi, per il nostro bene. Lui sa che lontano da Lui ci inaridiamo e la vita si svuota di senso. Perciò c'invita a rimanere vicino a Gesù, fonte della linfa', della vita, per nutrirci di lui e così ricevere la forza necessaria per portare frutto. Domenica prossima vedremo cosa sono questi frutti, ma per ora ciò che conta è cogliere la proposta di Gesù; rimanere in Lui, rimanere in comunione, in sintonia con lui per diventare suoi discepoli, capaci di costruire qualche cosa in questo mondo, dove pochi riescono ad essere ancora ottimisti. Attacchiamoci a Lui e alla sua Parola. |