Omelia (13-05-2012) |
don Luciano Cantini |
Commento su At 10,25-27.34-35.44-48 In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone Israele aveva la convinzione, giusta, di essere il popolo eletto. Dio lo ha scelto per essere, nella storia, il luogo dell'alleanza con l'umanità, segno per tutti i popoli chiamati al grande banchetto universale. L'uomo nella sua semplicità vive l'elezione come un fatto personale ed esclusivo, è capitato al popolo d'Israele così come è capitato per la Chiesa. Talmente privilegiato è il rapporto con Dio che sembra impossibile che Dio abbia altri percorsi, utilizzi altre strade o che possa comunicare la salvezza in qualche altro modo. Storicamente si è arrivati ad affermare: "extra ecclesia nulla salus" e per chiesa si intendeva la struttura ecclesiastica ben conformata ed organizzata. L'amore che Dio ci propone sembra, ai nostri occhi, qualcosa di esclusivo, rimanere nel suo amore pare una sorta di privilegio, una sorta di Grazia che quasi ci separi dal mondo; sembra offrirci una tale sicurezza che non possiamo contaminare perché rimanga la sua integrità. L'amore di Dio viene così quasi bloccato e si perde di vista il vero destinatario che è il lontano, il diverso, l'impuro, il ripudiato. Si perde di vista il mistero dell'incarnazione che precipita giù raggiungendo l'abisso dell'umanità. L'amore che l'uomo sperimenta cerca il simile, il bello, il completamento, il valore, l'amicizia... ma l'amore che Gesù ci racconta è quello verso i nemici, quelli che ci odiano, che fanno del male, quelli che maledicono. Dio è imprevedibile e sconcerta l'uomo anche nella sua fede. L'episodio di Cornelio doveva sembrare agli occhi dello stesso Pietro come qualcosa di scioccante, inusitato, impossibile. «Àlzati: anche io sono un uomo!» Cornelio desidera fare un omaggio a questo uomo di Dio; Pietro invece dice di condividere con Cornelio l'umanità, questa affermazione sposta l'attenzione da sé e gli permette di vedere quanto grande e libera sia l'opera di Dio. L'azione dello Spirito sembra più forte quando viene dall'uomo talmente diverso che non riflette le nostre attese. A volte ci rendiamo conto che certe strutture quando diventano autoreferenziali e assumono forme di rigidità perdono la sensibilità alla leggerezza dello Spirito. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo Dio opera e agisce proprio là dove meno lo aspettiamo ed attraverso coloro che meno sembrano essere adatti, non guarda ai meriti di ciascuno, o perlomeno usa altre scale di valori. Lo Spirito ha la libertà di parlare attraverso qualsiasi bocca e qualsiasi storia e come Chiesa abbiamo la necessità di mettersi in ascolto di questo Spirito che viene da lontano, che usa linguaggi inusitati, mostra armonie altre, ci indica sommessamente altre vie. Chi vive il rapporto con la marginalità da tempo ha scoperto quanto sia sublime e delicato il lavoro che Dio compie nell'uomo, nonostante l'uomo. Pietro lo ha scoperto ma ha dovuto varcare la soglia della casa del pagano Cornelio, rompere con i pregiudizi e gli stereotipi, superare i limiti della propria cultura e della propria tradizione religiosa. |