Omelia (15-08-2002)
don Romeo Maggioni
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente

Oggi, ferragosto, tutti in ferie, tutti al mare: è la sagra della corporeità! Ma che triste e illusa esaltazione è quella di un corpo sano, abbronzato, efficiente..., se poi tutto finisce al cimitero? Che materialismo è mai quello che va predicando il mondo, se poi non ci sa garantire quella risurrezione della carne che scavalca malattia e morte e ci ricrea vivi e giovani per l'eternità?

L'unico serio "materialismo" pensabile è quello che oggi contempliamo già attuato in Maria; oggi appunto celebriamo in lei la primizia e la promessa anche per noi di resurrezione della carne, del corpo cioè assunto, nell'istante della morte, a partecipare in pienezza della glorificazione di tutto l'uomo credente nella comunione piena con Dio.

1) IL FONDALE DELLA STORIA

Per capire e per poter credere vera questa promessa che capovolge la sorte umana, è necessario tracciare le linee portanti della storia umana come la vede e la muove Iddio. L'umanità ha come due capostipiti emblematici, un primo e un secondo Adamo: "per l'uno venne la morte e tutti muoiono in Adamo"; per l'altro, Cristo, "viene la risurrezione dei morti e la vita" (II lett.), "perché Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti".

La risurrezione di Gesù è l'inizio di un mondo nuovo; o meglio, è l'inizio di una riconquista, frutto di battaglia drammatica ingaggiata da Dio stesso in favore dell'uomo contro ogni potenza del male, contro ogni nemico della vita umana, fino alla distruzione della morte."Prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza;... finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte" (II lett.).

E' una battaglia i cui bagliori drammatici illuminano i cieli di tutta la storia. Fin dall'inizio è scritto: "Io porrò inimicizia tra te (il serpente) e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; essa ti schiaccerà la testa e tu la insidierai al calcagno" (Gn 3,15). Ecco allora la battaglia in atto: nella pagina dell'Apocalisse che abbiamo letto, san Giovanni la sintetizza in una visione: "la donna vestita di sole, incinta e nel travaglio del parto" è la comunità dei credenti, la Chiesa, che ancora e sempre con fatica partecipa alle doglie della passione per partorire la figliazione divina a tutta l'umanità; ed è sempre aggredita dalle violenze del drago, di satana e del mondo.

Ma come il suo Signore è stato vincente e ora siede alla destra del Padre, così la comunità messianica non soccomberà alla prova e potrà cantare alla fine il canto della vittoria: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo". E la Madonna fa eco a questo canto di vittoria col suo 'Magnificat': "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente". Riconosce che tutto è dono di Dio, ringrazia il Signore perché ha mantenuto le promesse; ma al tempo stesso è un inno che ha il tono della rivincita: Vedete, sembra dire Maria, i potenti sono stati sconfitti, i superbi umiliati...: chi alla fine ha avuto ragione?

Anche per noi il giorno in cui entreremo in paradiso, sarà giorno di vittoria e di soddisfazione! Maria è "primizia e immagine della Chiesa - come dice oggi il Prefazio -; in lei si rivela il compimento del mistero di salvezza e risplende per il popolo pellegrino sulla terra come segno di consolazione e speranza". "Di generazione in generazione si stende la sua misericordia su quelli che lo temono". La sua vittoria piena sul male - la testa schiacciata del serpente - diviene così la promessa sicura di un nostro medesimo destino di vittoria.

2) MARIA E NOI

Ma guardiamo dentro bene a questo mistero di Maria per cogliere contenuto e metodo anche per un nostro riscatto. La Chiesa, il 1 novembre 1950 ha dichiarato questa verità di fede: "L'assunzione è il privilegio in virtù del quale l'Immacolata Madre di Dio è stata glorificata, alla fine della sua vita terrena, nella sua anima e nel suo corpo, senza attendere la risurrezione finale".

Dichiara cioè che il paradiso non sarà questione solo di anima, ma di tutto l'essere umano, corpo compreso; che Dio reintegrerà - per noi dopo la dissoluzione nella terra - anche la nostra realtà materiale nella esaltazione della comunione eterna con Dio. Scrive san Paolo che "fin da ora tutta la creazione soffre e geme nelle doglie di un parto; essa non è sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo" (Rm 8,22-23).

Per dono di Dio certo Maria è stata esaltata, ma anche per una sua personale piena corrispondenza. Ella è la donna che dall'annunciazione alla croce si è legata con la fede così profondamente con Gesù da divenirne partecipe poi pienamente anche della risurrezione (cfr. Rm 8,17). L'ha portato dentro di sé questo Dio - come dice oggi l'episodio di Elisabetta - come l'arca santa che portava la presenza di Jahvè in mezzo al suo popolo. Proprio per questo ora quest'arca santa che è Maria si trova in cielo: "Si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l'arca dell'alleanza".

Ecco la radice della sua risurrezione: il suo legame con Cristo nella fede e nella grazia. Se "per il peccato la morte è entrata nel mondo e ha raggiunto tutti perché tutti hanno peccato" (Rm 5,12), Maria, che fin dal suo concepimento è stata libera dal peccato, non poteva essere toccata dal disfacimento della corruzione. Proprio la sua costante comunione del cuore con Dio gli ha meritato la comunione del corpo e della vita con la Beata Trinità del cielo. Dovrà essere la nostra stessa legge: renderci "santi e immacolati", se non per innocenza almeno per penitenza, per poter divenire eredi di quel regno che Dio dà solo "ai puri di cuore" (Mt 5,8).

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Celebriamo con gioia quindi un'altra festa della Madonna. Ella è "l'icona", cioè l'immagine che riassume tutto il progetto e il nostro destino di uomini; lei è come l'alba di una nuova umanità; in lei leggiamo il primo e più riuscito umanesimo. Sentiamo la gioia e il dovere di annunciarlo a tutti gli uomini.

Ma al tempo stesso lei è madre, che in cielo è andata a prepararci un posto. Ed è là con la sua intercessione a darci una mano a che tutti lo raggiungano. Santa Teresa di Lisieux ebbe a dire del suo paradiso: "Si, voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra". Quanto più questo lo si dovrà pensare di Maria, la cui intercessione è potente pari al legame stretto che ha con Cristo. Rivolgiamoci a lei con piena fiducia e audacia, sicuri di ottenere davvero tutto quello che ci è necessario alla salvezza eterna.

La Madonna del "Finalmente...!"
Ti penso, o Vergine Maria, nell'istante della tua entrata in paradiso: "Finalmente...!", avrai esclamato! Tu sei la Madonna dell'Assunzione. Chiusi gli occhi alla vita terrena, l'istante della tua morte è stato il velo che s'è squarciato sull'eternità, ..e sei stata subito nella "gloria".
Il tuo corpo, immacolato, non subì corruzione di carne; trasfigurato come quello di Gesù in una risurrezione simile alla sua, sei diventata nuova Eva, madre e modello dei veri viventi che aspirano, con la risurrezione della carne, alla vita eterna.
Il tuo cuore era già là da tempo, perché tu sei "la serva del Signore", sempre pronta a fare "quello che vuole la sua parola". Proprio questa tua costante comunione del cuore, ti ha meritato la comunione del corpo e della vita con la Beata Trinità del cielo.
Sei andata ad occupare il tuo posto di Regina, tu la prima dei redenti e la prima dei risorti: primizia e modello della Chiesa. Gesù ci ha promesso che lì ci sono molti posti: ci sarà anche il mio! Tu sei andata innanzi, come madre, a tenermelo. Fa', o Maria, che a quel mio posto possa arrivare a sedermi, dopo questo pellegrinaggio della vita, che voglio vivere come te e con te, o Regina Assunta in cielo. Amen.