Omelia (13-05-2012)
padre Paul Devreux


Gesù si è presentato come il Buon Pastore, poi come la vite vera che dà la vita ai suoi tralci. Ora c'invita a rimanere nel suo amore per essere in comunione con lui e con il Padre e vivere nella loro stessa gioia, che è quella di chi ama e si sente utile. Questo è il suo testamento spirituale, ricavato dalla sua esperienza.

La conferma che sto vivendo questo è che nasce in me il desiderio di comunicare questa gioia agli altri, parlandone e aiutandoli, se hanno bisogno. Chi dice: "Io credo in Dio e cerco di non fare del male a nessuno", non lo ha conosciuto. Conoscere Dio dà capacità e voglia di andare incontro all'altro.

Inoltre il comandamento dell'amore è la risposta a tante domande. Ogni volta che m'interrogo sul da farsi, su ciò che è opportuno, utile, giusto, il comandamento mi fa da guida per fare il mio discernimento. E' come un faro che mi indica la via da seguire anche di notte. E non è un ordine che Dio mi da e al quale devo ubbidire per evitare il suo castigo; è la via per vivere in sintonia con Lui e per sentirmi figlio di Dio.

Inoltre Gesù ci chiama amici. La riprova di ciò sta nel fatto che ci dice tutto quanto ha imparato dal Padre. Non nasconde nulla, non è geloso, contrariamente a chi pretende di detenere misteri e segreti per attirare la nostra attenzione. Gesù è un amico vero perché non ci nasconde nulla e condivide tutto con noi. Io sono contento di avere quest'amico.

L'apostolo Giovanni, ormai anziano ed esiliato, a chi gli rendeva visita, non si stancava di ripetere all'infinito: "Amatevi fratelli, amatevi gli uni gli altri".