Omelia (01-01-2004)
mons. Antonio Riboldi
Un impegno sempre attuale: educare alla pace

E' bello aprire questa settimana un dialogo con i miei lettori, divenuti, oramai tantissimi, da ogni parte del mondo, con un grande augurio di BUON ANNO; tanto più che ho notato dalle molte e-mail, che, entrando in punta di piedi, con il Vangelo tra le mani, è come se vi avessi portato un momento di luce, quella che inevitabilmente viene dalla Buona Novella di Dio, ossia il suo immenso amore.
E vi dico grazie non solo per la fiducia, ma per questo stare vicino a voi in ombra, come fece Gesù con i due discepoli di Emmaus, smarriti e impauriti, dopo la morte di Gesù in croce, loro Maestro, amico e guida in cui senza esitazione porre la propria vita. Camminando con Lui, ieri, oggi e sempre si è al sicuro. Grazie, grazie, grazie di cuore!
E voglio aprire il mio dialogo, che è poi la voce di Gesù, con l'augurio che viene dalla Bibbia ed introduce la festa di oggi, che la Chiesa dedica a Maria Santissima, Madre di Dio. Una solennità che ci è cara e preziosa perché Maria non è solo la Madre di Dio, ma sotto la croce, Gesù affidò tutti noi a lei, come nostra mamma: "Donna, ecco tuo figlio".
E quel figlio siamo noi. Credo che tutti abbiamo conosciuto la meravigliosa irrepetibile profondità dell'amore che aveva, per ciascuno di noi, nostra mamma. Difficile dire la profondità, l'altezza, l'immensità.
Mia mamma, quando diceva "il mio Antonio", mostrava come il suo amore avesse le misure del cielo. Davvero sembrava che le sue parole fossero state scritte con una penna che aveva attinto nell'inchiostro del cuore del Padre. E se osì era mia mamma, quale deve essere l'amore che la Madonna, mia, nostra mamma, ma prima mamma di Gesù, lei, l'Immacolata, tutto amore, deve avere per ciascuno di noi! Come mamma - come le nostre - ha condiviso ogni attimo dell'esistenza del Figlio, nelle gioie, nelle sofferenze, fino a fare proprio sotto la croce il dono della vita che il Figlio faceva al Padre per la nostra salvezza.
"Non c'è amico più grande di Colui che dà la vita per l'amico" aveva detto e fatto. E certamente ora, come nostra mamma, segue con il suo sguardo e il suo cuore, dolcemente, nel silenzio che distingue l'amore vero, ogni attimo della nostra esistenza nel tragico momento che viviamo. Sta vicino a noi discretamente, ma efficacemente: perché l'amore non è guardare, ma farsi coinvolgere da chi si ama, cercando di essere di aiuto nelle difficoltà, soprattutto quando crediamo di essere giunti nel baratro della nostra esperienza terrena.
Quando crediamo di essere in croce, Lei è lì, sotto la nostra croce, a dare senso di resurrezione. Chi non ha provato la dolce compagnia di Maria, mamma celeste: una compagnia che si fa preghiera insieme a lei, nel S. Rosario, contemplando la vita di Suo Figlio? Sono tanti, ma tanti, tra di noi, quelli che possono testimoniare questo amore dolcissimo di Maria, ripeto, nostra Mamma, che opera non qui, dove tutto è limitato, ma dal cielo vicino a Suo Figlio, continuamente stendendo su di noi il suo manto per proteggerci.
Ma oggi è anche il primo gennaio: l'inizio di una esperienza della vita che è grazia e dono di Dio. Non un capriccio. Non atto di egoismo che sfocia nella follia dell'uomo che arriva a porre paura.
E rivolgo il mio augurio con le parole della Bibbia: "Il Signore si rivolse a Mosè dicendo: Parla ad Aronne e ai suoi figli e riferisci loro:...Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace." (Num. 6,22-27)
Fanno veramente bene queste parole, oggi, che viviamo temendo. E la Chiesa rompe la paura celebrando la giornata della pace, che il S. Padre intitola: "Un impegno sempre attuale, educare alla pace".
E non c'è davvero bisogno di ricordarci gli orrori indescrivibili delle guerre che sembrano l'inferno spalancato in tante parti del mondo, a cominciare dall'Iraq. Bisogna trovare la strada, ciascuno seguendo la sua volontà di pace, per edificare prima in sé, nella propria famiglia, poi nel mondo intero quella che Papa Giovanni XXIII, 40 anni fa, descriveva "la cattedrale della pace". Una cattedrale cui il S. Padre poneva quattro irrinunciabili colonne: libertà per tutti, verità in tutti, giustizia per tutti e solidarietà verso tutti. Impossibile anche solo pensare che questa cattedrale stia saldamente in piedi senza una di queste virtù. Afferma il nostro Santo Padre, questo instancabile profeta della pace, voce che può dare fastidio a chi non ama la pace, ma che è via per chi desidera diventare operatore di pace o ancora di più "sentinella della pace: la Chiesa ha sempre insegnato ed insegna ancora oggi un assioma molto semplice: la pace è possibile. Anzi, la Chiesa non si stanca di ripetere: la pace è doverosa. Essa va costruita sui quattro pilastri indicati dal beato Giovanni XXIII nella enciclica "Pacem in terris" e cioè sulla verità, la giustizia, l'amore e la libertà.
Un dovere quindi si impone a tutti gli amanti della pace, ed è quello di educare le nuove generazioni a questi ideali, per preparare un'era migliore per l'umanità intera" (n.4)
Sono 27 anni che la Chiesa "educa" alla pace con i suoi messaggi. Scrive don Tonino Bello, grande operatore di pace: "Dal 1968 ad oggi si sono celebrate diciannove giornate della pace.
Diciannove martellamenti consecutivi, tesi a costruire la pace della giornata. Diciannove colpi di maglio sulla scorza del nostro provincialismo, incapace di aprirsi agli orizzonti della mondialità.
Diciannove raffiche di uragano per scoprire, sotto le ceneri di fenomeni perversi, i carboni accesi che generano la fame, la violenza, lo sterminio di popoli interi.
Diciannove mine (le immagini sono un poco dure ma volesse il cielo che i nostri istinti violenti si scaricassero solo sulle immagini): sì mine sotto il bunker del "comodo io, comodo tutti".
Diciannove grandi temi generatori, che scavando nelle coscienze, hanno indicato nella pace il punto di raccordo dove confluiscono giustizia, sviluppo, dialogo (e aggiungerei io) perdono e conversione del cuore.
Sopratutto diciannove planetarie convergenze di preghiere, per implorare dal cielo che la terra, quest'atomo opaco di male, diventi il giardino dove si sperimenta la fraternità di tutti i popoli" (T. B. Giornata della Pace).
Sentiamo tutti, come il necessario respiro dell'animo, il bisogno di pace, quella vera, che è frutto dell'amore. Chi non ama o non conosce amore, non sa costruire o essere in pace. E' l'amore quello che alla fine avrà ragione su tutto. E' lì che tutti siamo chiamati a educarci e vivere. A noi, che imploriamo dalla Mamma Celeste amore, lei può rispondere che ce ne fa dono solo se noi siamo aperti a nostra volta all'amore.
E vorrei fare a ciascuno di voi l'augurio con queste belle parole di Honaman: "La Luce guardò in basso e vide le Tenebre. Là voglio andare, disse la Luce.
La Pace guardò in basso e vide la Guerra: là voglio andare, disse la Pace.
L'Amore guardò in basso e vide l'odio: là voglio andare disse l'Amore.
Così apparve la Luce e risplendette.
Così apparve la pace e offrì il riposo.
Così apparve l'Amore e portò la Vita.
E il Verbo così si fece carne e venne a dimorare tra di noi".
FELICE ANNO A TUTTI NEL SIGNORE!