Omelia (20-05-2012) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Asceso, ma non per questo assente In Gesù divinità, onnipotenza e amore per l'uomo ancora una volta si fondono senza contrastarsi a vicenda e questo emerge anche dall'ulteriore evento che caratterizza la sua vita terrena: l'ascensione al Cielo. Il fenomeno ovviamente non va interpretato in senso fisico o spaziale, bensì nella sua significatività teologica: Gesù, Risorto e apparso più volte ai suoi discepoli per conferire loro il mandato missionario di annuncio, non parte adesso come un razzo nella dimensione astrale, ma si sottrae alla comune sensorialità dell'umano, sfugge alla percezione immediata tattile degli uomini, insomma abbandona quelli che erano sempre stati i parametri di conoscenza propriamente umani per entrare nella sfera del divino. Se si dice che "ora siede alla destra del Padre" ciò non vuol dire che aveva riservato un trono o posto nel quale si asside accanto a Dio, come alla stregua di un raccomandato forte o di un privilegiato fra tutti gli uomini, ma semplicemente che partecipa della stessa regalità e magnificenza di Dio. Egli è Dio come il Padre. Lo è sempre stato fin dall'eternità, lo era nella sua vita terrena dopo l'Incarnazione (natura umana e divina) e lo sarà sempre, inesorabilmente. Sintetizzando, Gesù adesso non sarà più visibile, né percepibile o intuibile per mezzo dell'attività sensoriale, perché è ritornato nella dimensione che gli era propria, quella di Dio, onnipresente e onnisciente. Non saranno più i sensi a riconoscerlo vivo e presente, ma la fede. Gesù Asceso non ha affatto smentito né sminuito la sua presenza in mezzo ai suoi. Al contrario, egli aveva promesso "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20) e questa sua presenza sarà in effetti reale e non fittizia. Per esempio, Cristo è reale e sostanziale nel sacramento dell'Eucarestia, che perpetua nel tempo la presenza reale del Risorto. Come pure egli è presente negli altri Sacramenti e dove più o due sono riuniti nel suo nome (Mt 18, 20) Dovrà essere tuttavia la fede, cioè l'abbandono aperto e fiducioso dei discepoli, la disponibilità piena ad accettare come vero e fondato il suo mistero, a convincerci che egli è presente e attivo. Una volta Asceso, Gesù invierà lo Spirito Santo, che avrà il compito di rendergli testimonianza e di vivificare, interiorizzare, e rendere sempre viva e attuale la presenza dello stesso Risorto in mezzo a noi; in forza dello Spirito noi avvertiamo la certezza che Gesù non ci abbandona e continua a vivere e ad operare con noi nel tempo della Chiesa. La stessa certezza che animò gli increduli apostoli, che dopo un primo imbarazzo e una atroce inquietitudine da spaesati, fanno ritorno a casa pieni di gioia (Lc 24, 50 - 53), probabilmente perché rassicurati dalle parole di una manifestazione angelica ("Perché continuate a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo" At 1, 11). Avevano compreso che il loro maestro compagno di tante battaglie e avventure, seppure sparito alla loro vista e alla loro sensibilità, non sarebbe stato affatto assente e che avrebbe sostenuto la loro vita e il loro impegno di testimonianza nel mondo. Si organizzeranno nella comunione e nella missione anche in forza della suddetta assistenza dello Spirito Santo e mentre si accrescerà il numero dei membri della Chiesa nascente, il loro annuncio e la testimonianza del Risorto guadagnerà la gente e i popolo liti geograficamente più impensabili. Gesù Cristo Asceso presenzierà infatti in mezzo a loro come pure in tutto il tempo successivo della Chiesa, quando questa, nella persona dei suoi ministri e del successore di Pietro, conoscerà tristi periodi di sconcertante dissolutezza e di dispersione morale. Anche quando si assisterà ad aberranti episodi di strapotere da parte dei papi che assurgeranno il pretesto del potere spirituale per poter detenere anche il predominio temporale dominando sulle masse e sui popoli; anche quando i pontefici, incontrastati monarchi di estesi regni, prenderanno in mano le armi contro altri stati per affermare il loro potere e la loro opulenza. Anche quando si affermeranno idee e strutture come gallicanesimo e cesaropapismo. Gesù Risorto e Asceso al cielo, nello Spirito Santo, in casi assurdi come questi, ispirerà uomini coerenti e latori del vero Vangelo di povertà, umiltà e carità, come ad esempio San Francesco di Assisi, San Giovanni di Dio, San Francesco di Paola, Madre Teresa e tanti altri. L'Asceso e Risorto non manca di illuminare la sua Chiesa anche in tempi odierni, attraverso Concili che recuperino la concezione del dialogo interreligioso, della tolleranza e dell'apertura al mondo moderno. Non manca di apportare il suo monito di incoraggiamento per mezzo di zelanti e illuminati Pastori che chiederanno perdono per gli errori aberranti del passato, cercando di promuovere sempre il bene e la coerenza evangelica e di illuminarci su strategie innovative per la diffusione del Vangelo in un mondo secolarizzato e indifferente, nella morsa di molteplici crisi etiche oltre che economiche. Sempre nello Spirito Santo, il Signore Asceso al cielo guiderà ciascuno dei fedeli e dei membri del clero intorno al giusto atteggiamento e agli adeguati provvedimenti di giustizia sugli sconcertanti episodi di depravazione sessuale che ha interessato non pochi membri del clero. Gesù è asceso al cielo non perché la nostra vita fosse abbandonata alla fatalità e al casualismo e perché arrangiassimo da noi stessi esperienze e problemi, ma per essere il Vivente che agisce nella modalità invisibile eppure efficace e fruttuosa. Ciò ravviva in noi la fede e la speranza che sfociano nella carità operosa, facendoci prestare attenzione ai "segni" della sua presenza. Se Cristo presenziasse nella forma evidente della costituzione fisica in carne e ossa, noi saremmo mossi nei suoi confronti dal solo timore servile e dalla paura sottomessa, ma esuleremmo dalla responsabilità autentica delle nostre azioni che scaturisce dalla vera formazione interiore alla fiducia e alla speranza nello stesso Signore risorto. Non saremmo sospinti dalla fede e dal sentore di carità che ci spingono ad essere e ad agire come se Cristo fosse di fatto vivo fisicamente. Cristo ha pertanto deliberato che noi lo avvertissimo secondo la sua sola promessa e secondo le sue parole di garanzia: "Io sono con voi tutti i giorni" sebbene non i sensi ma la fede comprovano questa verità. Anche se è faticoso guardare a lui nel nostro frattempo storico poiché siamo costretti a vederlo come attraverso uno specchio (1Cor 13, 12), nella fede abbiamo la certezza di non essere lasciati ciascuno in balia della propria sorte. Che dire della promessa del "ritorno" visibile di Gesù sulla terra? L'Apocalisse, nelle sue righe conclusive, ci dice: "Colui che attesta queste cose dice: ‘Sì, vengo presto!' Amen, vieni Signore Gesù" (Ap 22, 20). A dire il vero, presso gli stessi discepoli e nella Chiesa delle immediate origini si aveva la convinzione che Gesù sarebbe tornato di lì a poco e ci si predisponeva pertanto al suo ritorno interpretando qualsiasi attività e ogni impegno terreno in termini di preparazione all'incontro. La riflessione successiva degli apostoli e dei loro successori, come pure dei Padri della Chiesa apporterà nuove convinzioni sul "ritorno" di Cristo. Non ci è dato sapere quando esso si realizzerà e neppure possiamo pretendere di pronosticare questo evento. E' possibile però attendere nella speranza che si realizzi l'incontro decisivo con il Figlio di Dio, che mentre ci viene incontro come nostro futuro, costituisce sin da adesso il nostro presente. |