Omelia (20-05-2012) |
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COMMENTO ALLE LETTURE a cura di Rocco Pezzimenti 1. Questa dell'Ascensione è una festa particolare alla quale prestiamo poca attenzione, eppure è la festa del nostro "destino", è il senso dell'escatologia cristiana. Ma più che soffermarsi su questa, la liturgia odierna e lo stesso brano del Vangelo si soffermano sulle condizioni poste dal Signore affinché questa possibilità si realizzi. "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura". Il bisogno di condivisione e di comunione si manifesta anche nell'ultimo annuncio di Gesù. Ogni creatura è invitata a partecipare, come disse nella parabola del banchetto nuziale. Andate, non tenete egoisticamente solo per voi questo dono di vita eterna. 2. In tutto il mondo, fino ai confini più estremi della terra. Oltre il limite pensabile dall'umano. È questo il senso dell'amore di Dio. La sua carità non può essere racchiusa o costretta. Si spande liberamente senza limiti. La misura del suo amore è quella di non avere misura. "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo". Ecco la condizione per la salvezza che non può nascere da costrizioni o fraintendimenti, ma su intenzioni pure: chi crederà, chi aderirà volontariamente, chi risponderà con generosa prontezza sarà salvo. È il consenso interiore che poi si manifesta nelle forme dell'amore cristiano a evidenziare chi crederà. Qui si misurerà la rettitudine della fede. 3. "E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono ...". Questa espansione della fede è accompagnata da prodigi solo se verranno fatti "nel mio nome". Si evidenzia qui una sintonia tra Cristo e i suoi discepoli che dovrebbe evidenziare, come dice l'apostolo, che "non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me". È quanto ci conferma il Vangelo: "Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro". L'Ascensione, insomma, conferma le Scritture vivificando il passato, apre uno spiraglio sul nostro futuro ultimo, ma soprattutto convalida il presente della Chiesa che vive sostenuta e accompagnata da Cristo suo Redentore. 4. Questo rapporto tra passato, presente e futuro è testimoniato dalla stessa Chiesa nascente. La lettura degli Atti degli Apostoli ci intima: "perché rimanete a guardare il cielo? Quel Gesù or ora salito al cielo ritornerà nello stesso apparato". Del resto lo stesso Gesù aveva poco prima ammonito: "Il Padre con la sua autorità ha stabilito tempi e momenti che non spetta a voi conoscere". A noi spetta solo manifestare la nostra fede. 5. L'integrità della nostra fede si misura dall'amore che portiamo tra di noi realizzato nell'unità della Chiesa. Ci ricorda oggi Paolo: studiatevi "di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace" e, per far questo, occorre "umiltà e mansuetudine, con longanimità, sopportandovi caritatevolmente gli uni gli altri". Questo è possibile solo vivendo nel Signore che, ricorda ancora Paolo, "ascendendo in alto si portò dietro i prigionieri, diede doni agli uomini". |