Omelia (20-05-2012)
don Giovanni Berti
La via per il cielo è la strada in terra

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"Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?"
E' con questa frase che sono scossi gli apostoli, rimasti a contemplare il cielo dove Gesù è salito dopo averli istruiti. Il racconto di Luca nel libro degli Atti degli Apostoli (la prima lettura di questa domenica) si apre con il racconto dell'Ascensione e rimarca quest'atteggiamento di momentanea "paralisi" degli apostoli, che sembrano non sapere cosa fare. Luca in seguito racconterà della discesa dello Spirito Santo (la Pentecoste) che guarirà definitivamente lo stallo della prima comunità mettendola in un perpetuo moto missionario.
L'evangelista Marco ha un racconto simile alla fine del suo Vangelo. Non parla degli apostoli che rimangono a guardare il cielo, ma li presenta mentre subito si mettono ad annunciare il Vangelo dappertuto. La particolarità è che Marco scrive "...mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano".
Ma non se ne era andato? Non era in cielo? Il Signore c'è o non c'è?
E allora cosa significa per noi oggi "non rimanere a guardare il cielo"?

In questi giorni sono a Roma per un convegno di preti. Ho avuto il grande dono di poter incontrare un prete eccezionale, di cui ho sempre sentito parlare molto e la cui modalità di essere e fare il prete è per me molto stimolante e di esempio: don Luigi Ciotti.
Prete da 40 anni, era ancora seminarista quando ha iniziato ad occuparsi della strada, e specialmente di quelle esperienze di strada dove l'umanità è più emarginata e sofferente: prostituzione, povertà, mafia...
Don Luigi non ha tenuto una lezione teorica (ripeteva continuamente di avere solamente la laurea in "scienze confuse"), ma ha raccontato la sua esperienza ricca di incontri che lo hanno man mano guidato e fatto crescere come uomo, come credente e come prete. Ci ha parlato di vescovi e altri preti che lo hanno sostenuto e di tanti poveri che lo hanno introdotto in realtà umane di sofferenza che non conosceva.
Ci ha portato l'esperienza ancora viva di uomini di chiesa e di laici che con la loro testimonianza hanno evangelizzato e ancora oggi, anche se non più vivi, evangelizzano: don Tonino Bello (vescovo pugliese), don Peppino Diana (vittima della mafia), don Carlo Carla, Ferruccio Castellano, il giudice Livatino... Sono tutte persone che sulla strada dell'umanità hanno incontrato Dio. E le strade degli uomini non sono mai come la Walk of Fame di Los Angeles, con incise le stelle dei divi del cinema, bella liscia e luminosa. Le strade vere dell'umanità sono tortuose, ricche di buche e oscurità, tratti belli che improvvisamente diventano in salita e difficili. Le strade degli uomini non sono mai come "dovrebbero essere" secondo le indicazioni spesso troppo rigide e astratte di tante morali (anche quella della Chiesa), ma hanno percorsi lunghi e diversi da persona e persona.
Ma è su queste strade che noi incontriamo Gesù, e non "guardando il cielo".
Gesù sale con il suo corpo risorto e non è più visibile nella forma umana così come è raccontata nel Vangelo. Ma lui continua ad esserci con noi, ovunque siamo e ovunque portiamo il suo messaggio.
Don Luigi ha concluso il suo intervento-testimonianza con una frase: "per trovare Dio bisogna cercare le persone".
E' sulla strada concreta e quotidiana delle persone che trovo la strada del cielo. E' nelle storie delle persone che ritrovo la storia di Dio e la mia via per conoscerlo. E' nelle persone, qualsiasi esse siano, che posso servire e amare Dio.
Spero davvero di trovare anche io nel mio cammino, chi mi sa scuotere e richiamare se mi perdo a cercare Dio fuori dal mondo, in rifugi spirituali disincarnati...
Spero davvero di poter trovare Gesù e di sentirlo accanto in qualsiasi strada personale o di altri io mi metta a percorrere.


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