Omelia (27-05-2012)
Ileana Mortari - rito romano
Lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera

Il brano tratto dal vangelo di Giovanni fa parte dei cosiddetti "discorsi di addio" contenuti nei capp.13-17. Gesù parla per l'ultima volta ai suoi discepoli e dice loro: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso" (v.12). Egli si riferisce alla grave situazione che incombe su di Lui a seguito del tradimento di Giuda, sa bene quale angoscia provocheranno la sua passione e morte e più in generale quali e quante difficoltà e persecuzioni incontreranno i suoi seguaci; e forse si riferisce anche ad una certa immaturità dei discepoli stessi, che hanno bisogno di crescere nella fede e di fortificarsi.

Ma subito dopo aggiunge: "Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera" (v.13a). Certamente alle orecchie dei discepoli, per lo più provenienti dal mondo giudaico, queste parole dovevano evocare termini e immagini a loro familiari, visto che le Scritture parlano spesso dello spirito di Javhè: "Lo spirito del Signore li guidava al riposo" (Is.63,14)
"Insegnami a compiere il tuo volere
- dice il salmista - Il tuo
spirito buono mi guidi in terra piana"
(Salmo 142,10).

Lo Spirito, dunque, guiderà alla verità tutta intera. E' Gesù la Verità. Sempre in Giovanni, Egli stesso si definisce "via - verità e vita " (Giov.14,6), perché Gesù è l'ultima, definitiva parola del Padre, che in Lui ha detto tutto e per mezzo di Lui e in vista di Lui ha creato, riconciliato e ricapitolato tutte le cose (cfr. Col.1,15-20 e Efes.1,10).

E in effetti, come leggiamo in Giovanni 15,15 ("tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi"), Gesù ha detto tutto perché è Lui la pienezza della rivelazione, ma non tutto è subito comprensibile per i discepoli. Sarà lo Spirito santo a far penetrare maggiormente il mistero di Cristo. Lo Spirito non aggiunge nulla di nuovo, perché "dirà tutto ciò che avrà udito" (v.13b - e qui è sottinteso: "da Gesù glorificato"), suscitando e rafforzando la fede in Cristo e illuminando di nuova luce la rivelazione già attuata dal Nazareno, il quale a sua volta non ha fatto altro che ridire ciò che aveva udito dal Padre (Giov.15,15). Da questo emerge chiaramente come il Figlio sia in perfetta sintonia con il Padre, e lo Spirito con il Figlio.

"E vi annunzierà le cose future" (v.13c)

Di che si tratta? Certamente l'espressione indica quello che sta per accadere: la passione e la morte di Gesù, non soltanto come fatti in sé e per sé, ma nel loro profondo e misterioso significato. E poi si riferisce alla seconda venuta di Cristo nella gloria alla fine dei tempi e ovviamente a tutto quello
che avverrà nel frattempo, comprese le persecuzioni dei credenti, le difficoltà e i problemi del vivere e il mistero del male nel mondo. Nel lungo arco della storia lo Spirito aiuterà la chiesa a cogliere il senso cristiano degli eventi e a scoprire in essi le tracce dell'unico disegno di salvezza, nonché ad "esplicitare", ad ogni nuova svolta della storia, l' "implicito" della perenne parola di Dio.


Negli ultimi due versetti del brano viene ripetuta la strettissima consonanza che c'è tra il Padre e il Figlio da un lato, e tra il Figlio e lo Spirito dall'altro. Siamo così introdotti nel mistero delle tre Persone: l'evento della rivelazione prende l'avvio dal Padre, con la partecipazione del Figlio a "ciò che è del Padre" (v.15), e l'azione dello Spirito consiste nella comunicazione di "ciò che è di" Gesù (vv.14 e 15). Allora, come Gesù ha rivelato il Padre, così lo Spirito rivela il Figlio, permettendo il riconoscimento della sua opera come proveniente dal Padre. Non solo, ma anche il credente - sempre grazie allo Spirito che guida alla verità tutta intera - può accedere alla vita divina ed entrare nella comunione con Dio.

C'è un passo della Scrittura particolarmente illuminante a questo proposito: "Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato." (1° Corinti 2,11-12). Paolo esprime molto bene questa straordinaria realtà che il sacrificio di Gesù per la vita e la salvezza del mondo ha reso possibile: l'inabitazione dello Spirito di Dio nell'uomo. Anche Giovanni lo sottolinea nel corso dei "discorsi di addio", quando Gesù dice: "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non vede né conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi." (Giov.14,17).

Quale dono più grande poteva farci il Padre? Non solo squarciare per noi la fitta cortina del mistero, ma assicurarci per sempre la sua comunione!