Omelia (27-05-2012)
Gaetano Salvati
Concordia e ascolto

Nella celebrazione dell'eucaristia, la comunità cristiana vive nella fede il mistero d'amore attuato da Cristo con la sua morte e risurrezione. Non si tratta di ripercorrere con la mente un evento accaduto duemila anni fa: l'"ora" irripetibile della salvezza si presenta, nella forza dello Spirito Santo, nell'ora della comunità celebrante. L'unico centro della liturgia e della vita cristiana, la Pasqua, assume oggi un'importanza rilevante, perché nella solennità della Pentecoste è messa in atto la promessa di Gesù di effondere su ogni creatura lo Spirito che guida «a tutta la verità» (Gv 16,13). La verità, cioè la certezza di essere abitati da Dio, è un dono dell'Alto, ottenuto dalla croce di Cristo. Egli è il cammino per giungere alla vita divina; non c'è una via alternativa per conoscere Dio: solo il Figlio Unigenito, il Verbo incarnato, il Vivente, il Crocifisso-Risorto, rivela il volto del Padre e conduce l'uomo verso i suoi veri orizzonti. Dunque, il "soffio" dello Spirito sugli Apostoli (20,22) indica che la volontà di Cristo Gesù è quella di prolungare la sua azione nel tempo e di manifestare il suo amore al genere umano. La Trinità, qui intesa quale azione del Padre che offre nel Figlio lo Spirito, proprio perché comunica all'uomo il suo amore (lo Spirito), suscita la Chiesa, la famiglia umana di Dio, radunata per dare testimonianza dell'amore fontale (15,26).
Ma, in che modo riusciremo a ricevere lo Spirito ed essere comunità annunciatrice del Risorto? L'autore degli Atti, a riguardo, descrivendo il racconto di Pentecoste, dice che i discepoli "si trovavano tutti insieme nello stesso luogo" (At 2,1) e pregavano (1,14); subito, "furono colmati di Spirito Santo" (2,4). La concordia e la preghiera, quindi, sono i presupposti per ricevere lo Spirito. Questo vale anche per noi. Se vogliamo che la Pentecoste sia attuale è necessario mettersi in ascolto della Parola, cioè intraprendere un cammino di conversione e di riforma. Ciò significa divenire Chiesa libera, povera, umile: in questo modo saremo credibili perché disponibili a criticare ogni presunzione mondana. Perché la Pentecoste si rinnovi nella nostra esistenza, perciò, bisogna che la Chiesa sia consacrata interamente alla preghiera, all'ascolto silenzioso dell'Eterno. La Chiesa, povera e libera, è in grado di testimoniare al mondo la sequela della croce. Dinnanzi all'uomo oppresso dalle fatiche quotidiane, dalle ingiustizie sociali, la comunità della croce afferma che essa è la fedele compagna di vita, perché vive nella fedeltà alla sequela di Lui e dei fratelli. Vivere sotto la croce, disporsi in fervida attesa del dono denota, allora, che noi, come la comunità delle origini, dobbiamo divenire aperta, multilingue, Chiesa globale: testimone di un Dio intenzionato a "soffiare" la salvezza ad ogni generazione umana.
Ultima riflessione concerne la paura iniziale dei discepoli. Un colpo di vento spazza via il disorientamento, la paura degli apostoli: il fuoco dello Spirito purifica i loro cuori. In effetti, la paura dei discepoli non riguardava solamente l'angoscia di essere uccisi. Ma, soprattutto, la loro volontà di non dichiarare al mondo l'opera compiuta da Cristo. Invece, dopo la venuta dello Spirito, gli apostoli: sono "capaci di portare il peso" (Gv 16,12) della Parola, cioè proclamano il mistero della salvezza, perché lo stesso Spirito "dice tutto ciò che ha udito" (v.13). Noi, come i discepoli, non dobbiamo aver timore di annunciare il vangelo: se Dio è sceso in noi, il nostro compito è quello di edificare sempre più la comunità dello Spirito mediante i frutti che la nostra umanità, trasformata dall'incontro con Dio, è capace di far germogliare sulla terra: "amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sè" (Gal 5,22). Questi fiori confermeranno che la Chiesa è abitata dalla Trinità e guideranno l'uomo contemporaneo ad Essa. Amen.