Omelia (27-05-2012)
padre Paul Devreux


Oggi è Pentecoste: Gesù ci manda lo Spirito Santo, detto anche consolatore. Già l'aveva donato ai discepoli durante la sua prima apparizione, la domenica di Pasqua, e soprattutto dalla croce stessa, quando dona lo Spirito. Gesù ci manda sempre lo Spirito; basta domandarlo, non perché ce lo mandi, ma perché domandandolo ci rendiamo conto che già ce lo ha mandato. Il fatto stesso di domandarlo è già un dono delle Spirito.

Giovanni lo chiama il Paràclito, che significa difensore, colui che viene al tuo fianco in tribunale per difenderti davanti al giudice. Qui però non viene per difenderti dal giudice, che è Dio, ma dal mondo e dal modo di pensare comune, perché vivere secondo la logica del vangelo a volte ti fa sentire solo e strano. Solo lo Spirito può sostenerci e dirci che siamo sulla strada giusta perché ci fa capire che cosa è vero e autentico.

Lo Spirito è la forza di Dio che ha guidato Gesù. Spirito di verità che gli ha fatto fare sempre le scelte giuste, quelle che ti fanno sentire vivo e che prendono lo spunto dal comandamento nuovo dell'amore.

Lo Spirito ci può cambiare e renderci capaci di fare qualche cosa per gli altri, come succede ad una coppia quando arriva un figlio; tutto cambia e cambiano anche loro. I discepoli, ricevendo lo Spirito, si sono messi ad annunciare Gesù salvatore a tutti i costi e con grandi sacrifici; ma, attenzione, non di botto: il loro è stato un lungo cammino di crescita che li ha portati fino alla libertà suprema, quella del martirio, ma piano piano, un passo alla volta.

Dice che lo Spirito ci annuncerà anche le cose future, nel senso che ci farà capire il senso delle cose che facciamo adesso e dove ci stanno portando.

Signore, abbi pietà di noi e non stancarti mai di mandarci il tuo Spirito, affinché impariamo anche noi riconoscere la sua voce, ad ascoltarla e a mettere in pratica i suoi consigli.