Omelia (03-06-2012) |
mons. Roberto Brunelli |
La famiglia tra il lavoro e la festa Concluso, con la Pentecoste, l'ampio ciclo pasquale, nella domenica subito seguente la liturgia invita a volgersi indietro, per considerare nel loro insieme i fatti appena richiamati con la quaresima, la settimana santa, la Pasqua, l'Ascensione e appunto la Pentecoste. Lo sguardo retrospettivo a questi eventi, che insieme configurano uno dei due misteri basilari della fede cristiana (la presenza e l'opera di Gesù di Nazaret), è suggerito oggi da un collegamento con l'altro (la rivelazione che l'Unico Dio è tre Persone). Questa domenica è detta della Santissima Trinità, che certo, essendo basilare, non ci si limita a celebrare un giorno all'anno: dalla Messa al quotidiano segno della croce, ogni atto liturgico, ogni preghiera sono rivolti, direttamente o indirettamente, al Padre al Figlio e allo Spirito Santo. La celebrazione odierna della Trinità invita a considerare che la redenzione dell'uomo, compiutasi nella Pasqua, è opera di tutte e tre le divine Persone: del Padre che l'ha voluta, del Figlio che l'ha attuata, dello Spirito che ne trasmette i frutti ad ogni singolo uomo. Il vangelo di oggi (Matteo 28,16-20) riporta il comando dato dal Risorto agli apostoli prima di salire al cielo: "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". Vi si trova, con l'enunciazione del mistero trinitario, il richiamo al battesimo, che è per chi lo riceve l'inizio del rapporto con Dio, il momento in cui comincia a beneficiare della morte e risurrezione di Gesù. Il battesimo, che pone l'uomo in relazione con il Dio Uno e Trino, è fondamentale per il cristiano. Tuttavia oggi altri due temi richiamano l'attenzione: l'evento in corso a Milano, e le drammatiche conseguenze del recente terremoto. Fuori Mantova non se ne parla molto; ma anche da noi il terremoto ha prodotto danni ingentissimi, che si ripercuoteranno sulla vita comune forse per decenni. Centinaia di persone costrette a lasciare le proprie case ferite, danni gravi al sistema economico-produttivo, una cinquantina di chiese lesionate (alcune pare in modo irreparabile) e chiuse. Il pensiero corre amaro ai guasti al nostro patrimonio artistico, solidale con chi alloggia in ricoveri di fortuna, partecipe con quanti sono stati colpiti. Un pensiero particolare, poi, va a chi interviene alla Messa fuori dalla propria rassicurante chiesa ma anche agli altri, perché la chiesa è spesso il simbolo identitario di un paese, di tutta una comunità. L'altro motivo di attenzione va a Milano, dove alla presenza del papa si conclude il settimo incontro mondiale delle famiglie. E' l'occasione per riflettere su un aspetto basilare della società; un aspetto da molti oggi ritenuto in crisi, forse dimenticando che costituire e vivere la famiglia non è mai stato facile, quasi banalmente istintivo: una vera famiglia è una conquista, è il frutto di un impegno continuo a vincere le subdole forme dell'egoismo. Tra i tanti aspetti della vita di famiglia, l'incontro di quest'anno ha per tema il lavoro e la festa. Che il lavoro sia necessario, è quasi scontato, e anche da noi se ne avverte il bisogno, a fronte dei tanti che non l'hanno o l'hanno precario. Meno scontato, apparentemente marginale, è l'aspetto della festa: che è invece anch'esso importante per la famiglia, specie se se ne considera il senso primario. Spesso si riduce la festa a una pausa di evasione o di riposo tra un lavoro e un altro: cambia molto, invece, se la si vive come la possibilità di stare insieme, ricuperando un genuino rapporto con gli altri, al di fuori dei condizionamenti spesso imposti dallo stile di vita che si è instaurato. Si va sempre di fretta; marito e moglie hanno attività diverse; il tempo di stare tra loro e con i figli si riduce e spesso lo si impiega ciascuno per conto proprio. La festa autentica non sta nel divertimento, ma nella possibilità di stare insieme, rinsaldando i vincoli che esprime la parola amore. |