Omelia (10-06-2012)
padre Gian Franco Scarpitta
Presenza continua dell'Asceso vivificante

Come si rilevava nella Domenica dell'Ascensione del Signore, la presenza di Cristo nel tempo della Chiesa (quello iniziato a Pentecoste e che avrà il suo compimento alla fine dei tempi) è misteriosa, silente e tuttavia appagante e assolutamente certa, quando ci si disponga a volerla percepire nella fede. Cristo manifesta se stesso sotto molteplici aspetti e agisce con la stessa efficacia salvifica che mostrava nella sua esistenza terrena prepasquale. Una delle modalità con cui Cristo presenzia in mezzo ai suoi come il Risorto definitivamente vittorioso sul peccato e apportatore di salvezza è quella dei Sacramenti (tutti): in ciascuno di essi, nella forma invisibile egli agisce apportando uno speciale, rinnovato, stato di grazia del soggetto che li riceve. Un particolare mezzo di santificazione sacramentale (come già si accennava nella Festa dell'Ascensione) è l'Eucarestia, nel quale il Cristo è forte di una presenza costante, che non perdura solamente in una particolare circostanza e occasione nella quale agisce momentaneamente, ma che persiste in modo continuo, stabile e duraturo. Come pure indefinito è il continuo apporto salvifico ed edificante di tale Sacramento. In altre parole, nell'Eucarestia, Cristo è presente permanentemente, di una presenza non soltanto reale, ma anche sostanziale. Nella celebrazione del Sacramento avviene infatti la trasformazione della sostanza del pane (e del vino) nel vero Corpo e Sangue del Signore.
Le caratteristiche esteriori che la filosofia tomista definisce "accidenti" (sapore, odore, colore) restano invariate, ma la Sostanza (ciò per cui ogni cosa è se stessa anziché un'altra) si trasforma da pane a Corpo di Cristo. Quella del vino si trasforma nel Sangue. Tutto questo in virtù delle parole proferite dal Sacerdote sull'altare (Questo è il mio Corpo.. Questo è il mio Sangue), le quali adempiono un mandato preciso che scaturisce dallo stesso Signore Gesù Cristo.

Questi, durante la notte fatidica nella quale il Maligno si è impossessato del cuore del discepolo traditore che sta per consegnarlo ai Sommi Sacerdoti per il processo e la crocifissione, preannuncia il suo sacrificio di oblazione dandone un saggio ai suoi discepoli ed esclamando, presenti pane e vino, "Questo è il mio Corpo che è dato per voi... Questo è il Sangue dell'alleanza, che è dato per voi." Con queste parole, che derivano dalla cultualità sacrificale dell'Antico Testamento ("questo è il sangue dei capri e dei giovenchi" per il sacrificio di comunione"), Gesù anticipa ai suoi quello che subirà di lì a poco, cioè il sacrificio di immolazione per il quale egli stesso sarà vittima che riscatta i peccati dell'umanità e garantisce espressamente di essere presente egli stesso nel Pane e nel Vino. Le parole "Questo è il mio Corpo" nell'accezione orientale significano infatti "Questo sono Io" e il verbo greco è estin = è. Ma è soprattutto la frase che segue quella che attribuisce importanza quanto all'attualità del Sacramento: "Fate questo in memoria di me". Con questa esortazione conclusiva Gesù invita a perpetuare nel tempo lo stesso sacrificio sull'altare perché egli possa esservi presente e ripresentare lo stesso atto di immolazione avvenuto una volta per sempre sul Golgota.
Ogni celebrazione eucaristica è quindi la ripresentazione dell'unico atto sacrificale della croce, nonché il presenziare duraturo del Cristo, che ci si offre quale banchetto di vita nella mensa comune condivisa con i fratelli. Sempre lo stesso Signore aveva esortato i suoi discepoli a mangiare la sua carne e a bere il suo sangue per ottenere la vita, qualificando se stesso come pane vivo disceso dal cielo (Gv 6) e adesso, nella celebrazione perpetuata fino alla fine dei tempi, ci offre l'occasione di appagare la nostra fame e sete di Lui, nella consumazione comune del pasto dello stesso Pane. La celebrazione eucaristica è quindi privilegio di comunione: se è vero che un banchetto o un pasto comune è luogo di incontro e di condivisione della gioia e dell'armonia, la consumazione del Pane vivo Gesù Cristo accresce la comunione e la solidarietà fra di noi, che si realizza in forza della nujova appartenenza al Risorto. La partecipazione alla Messa è un atto giooso di incontro comunionale con il Signore, che si estende nella dimensione di condivisione fraterna fra di noi e tale prospettiva imprime anche nella vita soggettiva del singolo come elemento che esalta, rinnova e qualifica, poiché infatti nutrirsi del Corpo del Signore assume una valenza unica anche per la vita interiore e dona sprone e zelo nelle nostre azioni quotidiane, infoindendo fiducia, ottimismo e determinazione.
Per questo motivo non si insterà mai abbastanza nel sottolineare che la partecipazione all'Eucarestia costituisce per noi un privilegio entusiasmante; un'occsione unica che verte a vantaggio del nostro progresso spirituale; un ausilio considerevole per la nostra vita di tutti i giorni. Non va vista alla stregua di un monito tassativo da parte di una rigida autorità minatoria al quale si assolve allo scopo di scongiurare una pena.. Affermano dati recenti che in questi ultimi anni la partecipazione all'Eucarestia domenicale presso i cattolici è in costante diminuzione: dal 26% dei primi anni '90 all'attuale stima del 15%. A mio giudizio la causa di questo sproporzionato regresso è dovuta al passaggio da un eccessivo rigorismo fissista (che minacciava anche l'inferno per quanti non andassero a Messa) ad un eccessivo lassismo liberalitsta (per il quale si concede una certa "libertà" che viene a volte male interpretata). Ma la giusta soluzione è appunto la considerazione che l'Eucarestia è una risorsa per noi indispensabile sempre e in ogni caso e anche a prescindere da moniti e comandamenti dovremmo noi stessi riconoscere la validità irrinunciabile del Sacramento per potervi accorrere noi stessi con gioia ogni domenica.
Anche la presenza continua nel tabernacolo avvalora la singolarità del Sacramento del Pane e del Vino, in quanto riafferma che il Cristo è presente come il Risorto che ha vinto la morte e che conferisce la vita in ogni situazione del vissuto. Contempare e adorare l'Ostia nel tabernacolo accresce ulteriormente la nostra dimensiione umana e spirituale e favorisce un arricchimento nella preghiera e nella meditazione personale, il quale non può non aver riscontro nelle azioni quotidiane.
Cosicché l'Eucarestia è il Sacramento della presenza continua di Cristo Asceso, che ci avvince della sua grazia e che ci rinvigorisce conferendo slancio, motivazione, forza e sostegno nella vita di tutti i giorni. Il Sacramento del Pane e del Vino imprime infatti positivamente nella nostra vita per caratterizzare il nostro vissuto all'insegna del vigore e della parresia apostolica di testimonianza. Dall'Eucarestia attingiamo la fiducia in noi stessi e la forza di progredire e di rinnovare continuamente noi stessi; il Pane vivo disceso dal Cielo Gesù Cristo appaga in noi la fame inconsapevole di assoluto e di spiritualità.
Affermano i documenti magisteriali che nell'Eucarestia è racchiuso tutto il bene della Chiesa e che questa dell'Eucarestia vive e cresce fortificandosi ulteriormente. Un assioma teologico degli ultimi tempi afferma che "L'Eucarestia fa la Chiesa e la Chiesa fa l'Eucarestia", rilevando da una parte che è in forza del Sacramento che la Comunità cristiana si è costituita e prende forza e vigore, è grazie all'Eucarestia che la Chiesa ritrova se stessa e assume coraggio nell'annuncio del Risorto e sempre grazie ad Essa la Chiesa si configura come luogo di comunione fra i suoi membri e di incontro ecumenico universale. Dall'altro canto avviene però che la comunione dei fedeli adunata attorno all'altare nell'ascolto della Parola realizza l'Eucarestia e che il Sacramento si innesta nel vissuto comunitario - e non individualistico -della Chiesa.
Nell'Eucarestia riconosciamo la nostra dimensione di comunione innanzitutto con Dio Padre attraverso il Figlio nello Spirito Santo; quindi la comunione e la concordia fra di noi, la compartecipazione e la condivisione attiva nella fraternità.
La stessa di cui è capace il Signore Asceso e presente.