Omelia (03-06-2012) |
Giovani Missioitalia |
1x1x1=1 Ci è stato insegnato dai nostri genitori ancora prima che imparassimo a pronunciare le parole più comuni, eppure rappresenta in sé la massima sintesi della nostra fede cristiana. Lo facciamo sempre entrando in chiesa oppure, più raramente, quando ci si siede a tavola prima di un pasto, al passaggio di un carro funebre, la sera prima di andare a letto, davanti alla tivù mentre il papa impartisce la benedizione urbi et orbi. Molti atleti lo fanno entrando nel campo di gioco. Addirittura c'è chi lo usa, in modo tanto esplicito quanto improprio, semplicemente come gesto scaramantico prima di metter mano magari su un gratta e vinci. La croce, simbolo per eccellenza dell'amore di Dio per l'umanità, ci è stata segnata sulla fronte con l'olio battesimale e i quattro estremi che idealmente tracciamo su noi stessi con la mano destra, dalla fronte al ventre e poi dalla spalla sinistra a quella destra, ci ricordano un solo ed unico significato da pronunciare sempre, almeno con la mente: "nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". C'è chi conosce bene il significato dei numeri nella tradizione ebraica, così come in quella africana e di tante altre culture nei diversi continenti, ma senza la conoscenza del Vangelo, del messaggio di amore che esso sprigiona, non è in grado di comprendere la portata del mistero della Trinità attraverso i quattro punti della croce. No, non è un gioco matematico di combinazioni numeriche o di coincidenze astrali, l'elemento che unisce nello stesso dipinto le tre immagini umane della Trinità, esattamente identiche, raffigurate ad esempio nell'iconografia orientale copta, è dato dall'invisibile, ma ugualmente percettibile loro relazione d'amore, che è Dio stesso. Eppure, comunque consapevoli della grandezza immisurabile del mistero trinitario, può risultare molto efficace anche l'immagine fornita dalla logica matematica, per la comprensione della relazione trinitaria nell'unico Dio. A differenza dell'addizione dove 1+1+1 è uguale a 3, nella moltiplicazione si usa la "per" ed ecco che 1x1x1=1, perché il rapporto trinitario, il Padre per il Figlio per lo Spirito Santo, restituisce sempre e comunque un unico Creatore. E Gesù affida agli apostoli il mandato missionario di andare tra tutti i popoli della terra battezzandoli nell'unico Dio, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. "Saremo in grado di trasmettere con coerenza evangelica l'amore trinitario ricevuto dall'esperienza della croce, che è scelta prioritaria dei poveri, degli emarginati, degli ultimi, di quelli che Gesù incontrava e mandava i suoi ad incontrare in Galilea?" Questo è il legittimo dubbio manifestato dagli apostoli ed anche il nostro dubbio, di noi che in questo tempo vorremmo vivere da discepoli la pienezza del comandamento cristiano dell'amore per Dio e per il prossimo. La risposta la possiamo trovare nelle scelte di vita quotidiane, nello stile di vita che assumiamo e che testimoniamo, nella sobrietà di un pranzo condiviso con l'ospite inatteso, forestiero e sconosciuto, ma che ci chiede un segno di riconoscimento della sua dignità. La Galilea della globalizzazione ha confini immensi e ci offre l'opportunità di incontrare i "crocefissi" della terra in ogni realtà sociale in cui ci troviamo. A loro possiamo guardare per scorgere il volto della Trinità e renderci testimoni del suo amore. Il commento è di Anita Cervi e Beppe Magri, missionari in una parrocchia della Diocesi di Verona. |