Omelia (03-06-2012)
don Giovanni Berti
L'amore più forte del terremoto

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Il terremoto che ha sconvolto l'Emilia in questi giorni, ha demolito numerosissime chiese e fabbriche. Molte sono le case private rese inagibili, e tantissimi gli sfollati che hanno perso tutto, ma colpisce il fatto che, nel panorama delle desolazioni, sono proprio gli edifici di culto e di lavoro che mostrano le ferite più profonde.
Vedendo le numerose immagini dall'alto dei centri storici dei paesi terremotati si vedono soprattutto le chiese aperte e collassate e i campanili spuntati e inclinati.
I segni della storia di fede di queste terre sembrano cancellati per sempre.
I ruderi delle chiese con i tetti crollati e l'assenza di croci sui tetti e campanili, perché caduti a terra, sembrano rappresentare bene il sentimento di sfiducia e di smarrimento spirituale che in questi momenti innegabilmente crescono nel cuore delle persone coinvolte.
Il vangelo ci parla degli apostoli che pur avvicinandosi a Gesù risorto sul monte della Galilea, dubitano.
La distanza tra Dio e l'uomo non è mai azzerabile, e rimane sempre quel margine di dubbio che in certi momenti si allarga e ci fa sentire Dio lontano e forse assente.
Un amico mi ha fatto leggere l'ordinanza mandata a tutti i parroci dai vescovi delle zone terremotate, di non celebrare nelle chiese, anche quelle senza apparenti danni, e di preparare luoghi all'aperto per tutte le funzioni religiose (messe domenicali e feriali, matrimoni, battesimi e funerali). Ho subito pensato a come possa essere penoso e difficile fare questo, ma poi ho pensato anche alla forza dei segni, e a quello che questa situazione può insegnare, anche a me che sono qui tranquillo nella mia chiesa.
Gesù invita i discepoli ad andare in tutto il mondo per essere segno di Dio. Ed è quello che gli apostoli hanno iniziato a fare subito. Non si sono rinchiusi in quattro pareti, ma hanno fatto del mondo, di qualsiasi luogo dove si trovavano, un luogo di testimonianza e di fede.
"Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". E' una promessa che come cristiani siamo chiamati a testimoniare, per far si che ogni uomo si senta immerso (battezzato) in questa presenza di Dio amore.
Se le chiese, segni preziosissimi e bellissimi di una fede passata, sono cadute, non è caduta la possibilità di essere noi come cristiani segno vivo di Cristo vivente.
I terremoti abbattono i muri, anche quelli di cemento e ritenuti erroneamente solidi e antisismici, ma non possono abbattere la capacità umana di essere solidali e di amarsi. Questa è la testimonianza più forte e indistruttibile del Vangelo.
Gesù non ha inviato i discepoli a costruire edifici e monumenti, che spesso sono segno più del potere che di fede, ma ha inviato a insegnare il Vangelo e a creare un mondo immerso in Dio.

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