Omelia (03-06-2012) |
Ileana Mortari - rito romano |
Battezzate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo La terza lettura di oggi è costituita dagli ultimi versetti del Vangelo di Matteo, che concludono la missione terrena di Gesù con le sue stesse parole: "Mi è stato dato ogni potere........io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (vv.18-20). Il Nazareno affida agli apostoli il mandato di predicare a tutte le nazioni, insegnando loro quello che egli ha detto e "battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (v.19). Troviamo in quest'ultima espressione una sorta di "carta d'identità" del credente, che entra a far parte della comunità cristiana grazie al battesimo, amministrato nel nome (si noti: al singolare!) del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: abbiamo qui tre denominazioni, ma un solo nome. Ci troviamo infatti di fronte al principale mistero del cristianesimo, quello che, insieme all'Eucarestia, lo distingue da tutte le altre religioni, quello che Dio ha rivelato nella fase conclusiva della storia della salvezza, attraverso suo figlio Gesù, quello che celebriamo appunto nell'odierna festività, con cui nella liturgia ricomincia il Tempo Ordinario: il mistero della SS.Trinità. Nella Scrittura noi troviamo per la prima volta la rivelazione di tale mistero nel momento del Battesimo del Signore: "Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: Poi Gesù stesso parla più volte, chiaramente e distintamente, del Padre, del Figlio e dello Spirito: chiama il Padre Dio (cfr. Matteo 6,32-33), dice di se stesso di essere il figlio di Dio (cfr. Matteo 11,27 e Giov.17,1) e per continuare e completare la sua opera, promette agli apostoli il suo Spirito, avvocato della sua causa e sostegno della sua comunità (cfr. Giov.16,7-15) In particolare nel Vangelo di Giovanni troviamo molti riferimenti al mistero trinitario: nei "discorsi di addio" (capp.13-17) Gesù fa risaltare sia l'unità delle tre persone (es. "Tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi" - Giov.15,15) che la loro differenza (es. "Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera" - Giov.16,13). Infine, nella 1° Lettera di Giovanni cap.5, vv.7-8, (ma solo nella versione volgata di S.Gerolamo), leggiamo: "Tre sono quelli che rendono testimonianza, il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e questi tre sono uno" E' da notare però che la parola "Trinità" non compare mai nel Nuovo Testamento; essa viene coniata solo alla fine del II° secolo d.Cr., per esprimere il mistero del Dio Uno e Trino ad un tempo, una verità di fede già presente e accettata senza problemi nelle comunità cristiane delle origini (come riscontriamo dai passi citati e da numerosi altri), ma che nei primi secoli della nostra era fu ben presto oggetto di varie controversie. Si rese così necessaria una definizione del "dogma" (= principio certo e verità inconfutabile) trinitario; e questo avvenne al concilio di Nicea (325 d.Cr.), dove si affermò la consustanzialità del Figlio con il Padre, e a quello di Costantinopoli (381 d.Cr.), dove si definì la divinità dello Spirito Santo. E davvero nel corso dei secoli lo Spirito Santo ha guidato e guida alla "verità tutta intera", se consideriamo la grande ricchezza di approfondimenti e ulteriori comprensioni che ci ha donato sul grande mistero! Anzitutto l'evangelista Giovanni (nel 90-100 circa d.Cr.) ha definito Dio come Amore, e proprio l'analogia con questa dimensione tipica della nostra esistenza ci aiuta a penetrare un poco nel dogma. Che cosa avviene infatti nell'amore? Una unione di cuori e di persone, che nello stesso tempo mantiene la differenza dei due che si amano e che si arricchiscono reciprocamente delle loro differenze. "Così - dice S.Agostino nel suo monumentale "De Trinitate", punto di arrivo della riflessione patristica occidentale sulla Trinità - se vedi la carità, tu vedi la Trinità. Il Padre è donazione infinita senza riserve; il Figlio è accoglienza attiva; lo Spirito è perfetta unità di colui che dona e di colui che accoglie. Essi sone tre: l'Amante, l'Amato, l'Amore" (siamo nel IV°-V° sec. d.Cr.) S.Gregorio di Nissa (IV° sec.): "Ogni attività esce dal Padre, procede per il Figlio e si perfeziona nello Spirito Santo". S.Caterina da Siena (XIV° sec.): "Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo; e quanto più trovo, più cresce in me la sete di cercarti....Ho visto che sono tua immagine per quella intelligenza che mi viene donata dalla tua potenza, o Padre eterno, e dalla tua sapienza, che viene dal tuo Unigenito Figlio. Lo Spirito Santo, poi, mi ha dato la volontà con cui posso amarti". Arrivando al XX° secolo, leggiamo in "Sulla Pentecoste" di Yves Congar, uno dei "padri" del Concilio Vaticano II°: "La rivelazione ci mostra Dio Padre che crea tutte le cose e si inserisce sempre più profondamente nella sua creazione, e dona sempre più profondamente se stesso, per far partecipare l'uomo alla sua vita....Ma, quando si tratta di portare agli uomini una rivelazione e una salvezza, il Figlio è inviato e pertanto impegnato personalmente...Poi, quando si tratta di appropriare e rendere interiori negli uomini la rivelazione e la salvezza del Figlio, lo Spirito Santo è inviato e pertanto personalmente impegnato nell'opera di Dio." "Il Padre è come il braccio (forza, origine del movimento); il Figlio è come la mano; lo Spirito Santo è come le dita che modellano in noi l'immagine di Dio". E in ciascuno di noi, come agirà lo Spirito che guida alla verità tutta intera? Da parte nostra, cerchiamo di farGli posto nel silenzio dello stupore e dell'adorazione di così straordinario mistero! |