Omelia (03-06-2012) |
don Luciano Cantini |
Tuffati nel nome Gesù si avvicinò Gesù di fa vicino a quel gruppo di discepoli, - undici, dice il vangelo quasi a sottolineare la lacerazione e la povertà di quel piccolo gruppo segnato dal tradimento - un gruppo fragile nella sua umanità, prostrato davanti al Risorto ma contaminato dal dubbio. Ecco la chiesa di allora e la chiesa di sempre, la chiesa di oggi. Una chiesa povera di umanità, lacerata dal peccato e dal tradimento che annaspa, prostata davanti al suo Signore, galleggiando in un mare di dubbi. Il Vangelo, nella sua semplicità, non ci mette di mezzo nascondendo la verità dietro falsi trionfalismi, la Liturgia che ci racconta non ha bisogno di paramenti né di dorature, ma ci dice che attraverso la lettura attenta della realtà è possibile scoprire il dono di Dio trovare le indicazioni per vivere oggi quel mistero dell'Incarnazione per cui Dio si è fatto vicino all'uomo inabissandosi nella sua miseria per portare a tutti la salvezza. Gesù non si preoccupa di sciogliere i dubbi, sembra neppure interessalo. Sa bene che il credente non può esprimere la sua fede se questa non è costantemente trascinata dal dubbio in una ricerca che sembra non aver mai fine. La fede non vive di certezze acquisite ma della ricerca perenne. L'uomo di fede è viaggiatore dell'altrove, nomade per natura, alla ricerca di un luogo mai definitivo dove piantare la sua tenda. Gesù si fa vicino a quest'uomo, compagno del suo viaggio tutti i giorni, fino alla fine del mondo. A questo uomo Gesù affida il suo Mistero. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo Il Mistero, quel Progetto che, nascosto dai secoli, è adesso rivelato (Rm 16,25-26) di far discepoli tutti i popoli, Gesù lo affida a quel misero gruppo di discepoli. Gesù li manda per far entrare tutti nella loro stessa condizione, a condividere la stessa esperienza di amore ricevuto, a condividere lo stesso dono di Dio. Gesù manda questi uomini ad un umile servizio di condivisione chiedendo loro di battezzare. Non si tratta di compiere un rito ma di condividere un evento che è di tutta la vita e che trova il suo principio nella Incarnazione del Signore (cfr. Fil 2,6-11): essere immersi nella profondità di Dio. Il Figlio di Dio si è fatto uomo per immergere l'umanità nel seno stesso di Dio. Essere battezzati, tuffati, immersi, affondati nel "nome", nella essenza stessa di quel Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo; in questo "nome" ha termine il lungo viaggio della fede dell'uomo. insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato Battezzare trova continuità nell'insegnare - consegnare il segno: la Parola che salva. Il "popolo immerso nelle tenebre e ombra di morte" (Mt 4,16) è adesso immerso in Dio e nella Salvezza della Parola. Il Monte che Gesù aveva indicato loro è lasciato nella indeterminatezza ma ci racconta le Beatitudini (Mt 5), la preghiera (Mt 14), la guarigione (Mt 15), la rivelazione del suo volto trasfigurato (Mt 17). |